Andrea Gaspardo: "Dopo due giorni di guerra gli israeliani non riuscivano a sostenere il ritmo"
Nel corso di un’analisi più ampia realizzata dall’esperto di questioni strategiche e militari Andrea Gaspardo per l’AntiDiplomatico, è emersa una valutazione particolarmente interessante riguardo l’evoluzione dell’offensiva aerea israeliana contro l’Iran. Secondo quanto ricostruito, l’esercito israeliano sarebbe partito con un impeto iniziale molto forte, schierando circa 220 velivoli nei primi giorni di conflitto. Questo ha permesso di effettuare raid massicci su obiettivi iraniani, con formazioni aeree consistenti e coordinate.
Tuttavia, già dal terzo giorno di guerra, si è osservato un progressivo calo della capacità offensiva aerea dello Stato ebraico. Il numero di velivoli utilizzabili per gli attacchi si è ridotto prima a circa 100, poi a 70, fino a scendere a soli 30 nei giorni finali dell'operazione.
Questa contrazione non è imputabile solo a fattori logistici o alla necessità di garantire la difesa interna, ma anche all’efficace risposta delle forze iraniane. La combinazione tra sistemi avanzati di difesa aerea, capacità di rilevamento e una maggiore prontezza operativa ha probabilmente costretto Israele a ridefinire i propri piani, limitando l’estensione e la frequenza degli attacchi.
Da questa ricostruzione emerge chiaramente come l’Iran, nonostante le criticità interne e il livello tecnologico inferiore rispetto a Israele, sia riuscito comunque a mettere in seria difficoltà lo Stato ebraico sul piano militare. Non solo attraverso la capacità di infliggere perdite tangibili, ma anche dimostrando una buona capacità di resistenza nel gestire un attacco così esteso e complesso, per poi passare alla fase del contrattacco.