Aveva ragione Maduro. In Venezuela trionfa la pace.... e Rampini (Repubblica) diventa un Trumpiano doc

Aveva ragione Maduro. In Venezuela trionfa la pace.... e Rampini (Repubblica) diventa un Trumpiano doc

"La cosa più comica di tutte è che Repubblica si è abbassata a fare propaganda di basso livello per proteggere Trump dai suoi deliri criminali."

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Abbiamo dedicato tutta la settimana (con tre diversi articoli che vi invitiamo a leggere qui, qui e qui) a provare a spiegarvi come la situazione interna in Venezuela sia esattamente il contrario di quella che descrivono quei media che, dopo ex Jugoslavia, Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, Ucraina, stanno creando il terreno per l'ennesimo golpe “umanitario”.    





Aveva ragione Maduro. Quello che aveva promesso il Presidente della Repubblica bolivariana del Venezuela quando il primo maggio scorso, seguendo rigorosamente il dettame della Costituzione, devolveva le decisioni al potere originario, al popolo, si sta realizzando. L'Assemblea Costituente ha prodotto un miracolo: forse pentite di aver agito solo come gli utili idioti di Stati Uniti e Unione Europea, le destre venezuelane, dopo oltre 100 morti sulla coscienza per il terzo tentativo di golpe violento contro il legittimo governo (dopo 2002 e 2014), hanno tutte accettato il calendario elettorale del CNE (organo che ha garantito la regolarià del voto del 30 luglio). E addirittura l'idolo dei giornali occidentali, Leopoldo Lopez, ha annunciato con una lettera al Presidente di sottomettersi alle decisioni della Commissione della Verità creata dall'Assemblea Costituente. Lopez, per chi dovesse leggere ancora i giornali italiani e quindi non saperlo, era stato condannato al carcere per i crimini imputategli dall'ex Fiscal General Luisa Ortega per l'altro golpe violento tentato nel febbraio 2014 in cui morirono 43 persone.  


Niente più violenze. Un calendario elettorale preciso e le destre ritornate lentamente sulla via della legalità costituzionale dopo il terrorismo dei giorni passati. Uno scenario che ha mandato in tilt tutti coloro che cercano una destituzione violenta del governo, reo di aver nazionalizzato le prime riserve petrolifere del mondo e di utilizzarle non per arricchire le oligarchie transnazionale ma utilizzarle per i diritti sociali della popolazione. Non a caso, come testimoniato dall'ultima relazione delle Nazioni Unite in materia, il Venezuela ha il miglior coefficiente di Gini del continente.


Sono andati talmente in tilt dalla fine del terrorismo dei "manifestanti pacifici" che ieri, con dichiarazioni criminali, Trump ha addirittura minacciato apertamente il Venezuela di un intervento bellico.


Ci sarà stata almeno questa volta, vi domanderete voi, la reazione sdegnata dei “progressisti” che avevano fino a ieri insultato il mostro Trump?


Niente affatto. Tutto il contario. Queste dichiarazioni, lo ripetiamo criminali, hanno trasformato il mostro in “stratega”. Si avete capito bene. E' proprio questo il senso di un “editoriale” dai toni e dai tratti deliranti che l'inviato negli Stati Uniti di Repubblica, Federico Rampini, c'ha regalato oggi. In una trentina di righe confuse e con nessun filo logico, Rampini vorrebbe dimostrare la sua nuova tesi: “c'è del metodo” nel minacciare di guerra qui o lì. Il presidente insultato fino a ieri diviene uno stratega da non sottovalutare e, il tutto, solo perché è passato a fare quello che Repubblica ha sempre propagandato: l'interventismo bellico criminale in salsa "umanitaria". 


Il meglio di sé Rampini lo regala nel commentare la parte venezuelana dell'articolo. Dalle sue accuratissime fonti statunitensi dove risiede, il giornalista di Repubblica scrive: “Anche in Venezuela gli appelli ragionevoli e moderati - vedi papa Francesco - non hanno smosso dalla sua linea autoritaria un regime impazzito.”   Siamo al grottesco, al ridicolo.


Aveva ragione Maduro. In Venezuela, la Costituente e l'eroica sfida di otto milioni di venezuelani al terrorismo delle destre ha prodotto pace e dialogo, con le opposizioni che si sono arrese al calendario elettorale. Questo ha mandato in tilt in tanti (vedere anche le deliranti affermazioni del sottosegretario Amendola) e la cosa più comica di tutte è che Repubblica si è abbassata a fare propaganda di basso livello per proteggere Trump dai suoi deliri criminali.

Alessandro Bianchi

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