Bolivar, Chavez e il territorio: la nuova architettura politica del PSUV
Il Venezuela ha realizzato un esperimento di organizzazione politica che difficilmente passerà inosservato in America Latina. In appena 48 ore si sono svolte 145.465 assemblee di quartiere, con oltre tre milioni di partecipanti chiamati a eleggere i nuovi ‘Comités Bolivarianos de Base Integral’, oggi cellula primaria del PSUV. Un processo definito dal presidente Nicolás Maduro come «una delle esperienze organizzative più potenti» della Rivoluzione Bolivariana. La riorganizzazione risponde alle linee del V Congresso del PSUV: costruire una struttura articolata in tre livelli, dai comitati di base ai Comandos di Comunità, fino alle storiche UBCH.
La novità più rilevante è il passaggio da un modello a leadership unipersonale a una direzione collegiale eletta in assemblea, con incarichi precisi: formazione politica, propaganda, azione comunitaria, pianificazione territoriale e difesa integrale. Per Jorge Rodríguez, vicepresidente del PSUV, il progetto incarna la visione gramsciana del partito come “intellettuale collettivo”, capace di formare quadri e organizzare le masse. Ogni comitato diventa così insieme scuola politica, centro di mobilitazione e motore sociale.
La nuova architettura non è solo organizzativa ma anche geopolitica. Maduro sottolinea che il chavismo arriva a questo passaggio con una forza «politica, sociale e territoriale senza precendenti», contrapposta a un’estrema destra «senza corpo né territorio». A sostegno, dati tangibili: quasi 4.000 comunas in fase di attivazione, una mobilitazione contadina di oltre un milione di persone e ora questi 145 mila comitati attivi in tutto il Paese. Il riferimento a Bolivar non è ornamentale: ogni comitato deve studiare i testi fondamentali del Libertador e il Libro Azul di Chávez.
La formazione ideologica diventa così parte integrante del lavoro territoriale. L’obiettivo dichiarato: costruire una rete capillare che dal quartiere arrivi alla scala municipale, in sinergia con consigli comunali e comunas, evitando la frattura storica tra partiti e movimenti sociali. In un continente dove la sinistra discute da decenni su come ricostruire il legame con le basi popolari, il Venezuela propone una risposta concreta: organizzare il popolo, nel popolo e con il popolo. Una scommessa politica che proietta il PSUV come modello osservato da tutta la regione.
Tratto dalla newsletter quotidiana de l'AntiDiplomatico dedicata ai nostri abbonati

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