Burkina Faso: tra Sankara e Traoré, la rinascita di una rivoluzione

L’eredità di Sankara rivive: così Traoré riaccende la rivoluzione burkinabé

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Burkina Faso: tra Sankara e Traoré, la rinascita di una rivoluzione

A Ouagadugu, capitale del Burkina Faso, il Memoriale Thomas Sankara si erge come un simbolo di resistenza e speranza. Inaugurato il 17 maggio alla presenza di capi di Stato e personalità africane, il sito celebra la memoria del leader panafricanista e dei suoi 12 compagni, assassinati durante il colpo di Stato del 1987. Quell’eccidio, orchestrato da Blaise Compaoré – poi al potere fino al 2014 con l’appoggio della Francia – interruppe un esperimento rivoluzionario unico nel continente.

In soli quattro anni, Sankara redistribuì terre ai contadini, portò il tasso di alfabetizzazione dal 13% al 73% e vaccinò 2,5 milioni di bambini contro meningite, febbre gialla e morbillo. Cambiò persino il nome del paese, da Alto Volta a Burkina Faso, "la Terra degli Uomini Integri". Oggi, sul sagrato del memoriale, costruito dove Sankara fu ucciso, un uomo anziano aiuta a riparare il marciapiede: è Valentin Sankara, fratello minore del leader.

Valentin riconosce nell’attuale presidente, Ibrahim Traoré, l’erede di quel progetto. A 34 anni, Traoré ha guidato nel 2022 una sollevazione popolare contro la presenza militare francese, espellendo le truppe coloniali e rilanciando la sovranità nazionale. Oggi, alla guida dell’Alleanza degli Stati del Sahel (AES) – con Mali e Niger – Traoré nazionalizza le miniere d’oro, sfida il franco CFA e promuove un piano industriale e agricolo.

"Vedete le opere concrete: strade, scuole, ospedali. La gente crede in lui", spiega Valentin. I dati della Banca Mondiale confermano una crescita economica dal 3% al 4,9% in un anno, con 700mila persone uscite dalla povertà estrema.

Intanto, lo Stade du 4 Août, simbolo dell’era Sankara, torna a splendere dopo anni di abbandono. Reinaugurato con una partita tra leggende come Samuel Eto’o, El Hadj Diouf, Okosha e Adebayor - tra gli altri - lo stadio ospiterà di nuovo la nazionale burkinabé. "È l’Africa che vince", ha detto Diouf, mentre Eto’o ha elogiato Traoré: "Un orgoglio per il continente".

Quarant’anni dopo, la rivoluzione è più viva che mai. Come scrive Traoré: "Vinceremo l’imperialismo, perché il Burkina Faso fiorirà". E il sogno di Sankara, finalmente, sembra trovare nuova linfa in questa epoca segnata dal declino dell'imperialismo e la rinascita del cosiddetto Sud Globale.

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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