Carabiniere ucciso, chi e perché ha diffuso la foto del bendaggio?
di Omar Minniti
Non sappiamo ancora chi ha realizzato materialmente e diffuso la foto del cittadino statunitense Gabriel Christian Natale Hjorth, 18 anni, accusato con Elder Finnegan Lee di concorso nell'omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, mentre era bendato ed ammanettato in caserma, durante le pratiche dell'interrogatorio. Ad eseguire lo scatto e darlo in pasto ad i media è stato uno dei carabinieri presenti? Un funzionario ministeriale o dei servizi segreti? Oppure qualcuno mandato dall'ambasciata Usa ad assistere il connazionale fermato? C'è un'indagine in corso, ma forse non lo sapremo mai con certezza ed anche questo sarà oggetto di numerose smentite e depistaggi, come tutta la vicenda dell'assassinio (dalla nazionalità dei ricercati e dell'intermediario e presunto informatore, fino alle generalità dei pusher e le dinamiche dell'intervento dei carabinieri).
Ma sappiamo che l'immagine dell'assassino reo confesso è stata recapitata in esclusiva, da una fonte anonima, a "La Stampa", quotidiano considerato "progressista" ma da sempre su posizioni filo-Usa. E possiamo immaginare perché lo scatto è stato inviato. Chi lo ha fatto era consapevole che questo avrebbe scatenato un polverone mediatico a livello nazionale ed internazionale e favorito, direttamente o indirettamente, le posizioni della difesa di Natale Hjorth e del suo complice. E così è stato.
Tutte le redazioni, di "sinistra" e di destra, vicine o estremamente critiche nei confronti del governo Conte, hanno dato ampio risalto all'immagine dello statunitense bendato. Critiche all'operato delle forze dell'ordine sono venute sia da cronisti conservatori, solitamente "giustizialisti", che da commentatori di area liberal e radical, tradizionalmente non sostenitori dello slogan "ordine e disciplina". Qualcuno ha paragonato l'immagine a quelle di Guantanamo o dei prigionieri iracheni nella prigione militare di Abu Ghraib, anche se in entrambi casi gli autori di quelle violenze fisiche e psicologiche erano proprio cittadini Usa.
La foto è stata rilanciata anche sui media nordamericani. La Cnn parla di immagine "scioccante" e di bendaggio illegale. Il Washington Post definisce lo scatto "intollerabile", ricordando come l'arresto dei due americani arrivi a un mese dalla prima visita di Amanda Knox in Italia, dopo essere stata assolta per l'omicidio di Meredith Kercher. Ampio spazio anche sul Los Angeles Times, l'Abc e il New York Times. Forti le polemiche contro l'Italia dell'opinione pubblica Usa, che pure è abituata ai detenuti incatenati e in tuta arancione, agli innocenti murati in carcere per decenni, alla pena di morte, alle procedure non ortodosse di arresto, ai video che documentano le violenze poliziesche, omicidi compresi, soprattutto contro le minoranze nera ed ispanica.
L'ondata di critiche non ha tardato a produrre i primi effetti. Chi ha bendato il giovane statunitense è stato individuato dall'Arma. Sarà spostato in breve tempo ad un reparto non operativo, fanno sapere i vertici dei Carabinieri, che hanno immediatamente condannato il gesto. Il militare avrebbe dichiarato di averlo fatto "per evitare che si potesse vedere la documentazione che si trovava negli uffici e sui monitor". Giustificazione che il Comandante generale dell’Arma Giovanni Nistri ha definito "risibile, perché poteva essere tenuto in un ufficio dove non ci sono dossier e computer".
Chi, invece, incassa il risultato è la difesa Natale Hjorth. Quest'ultimo ha confessato il ruolo, in complicità con Elder Finnegan Lee, nell'omicidio di Mario Cerciello Rega, avvenuto con una veemenza terrificante: secondo il referto dell'autopsia, sarebbero stati 11 i colpi inferti da un oggetto definito come una "baionetta", che i due ragazzi avrebbero portato dietro dagli Usa. Ma una confessione "estorta con la forza", sotto le pressioni di presunte "torture fisiche e psicologiche" ha valore e può essere presa in considerazione dai magistrati durante il procedimento? La foto potrebbe invalidare il tutto o, quantomeno, creare le condizioni per una sentenza più mite.
Chi ha scattato e diffuso la foto del bendaggio forse era spinto da rimorsi umanitari. Forse. Ma oggettivamente si è prestato al gioco di chi chiede, se non l'impunità dei due presunti assassini, di evitare di andare giù con la mano pesante nei confronti dei cittadini Usa. Non è la prima volta che avviene in Italia, paese saldamente legato a Washington ed alla Nato, dove molto spesso i servizi segreti statunitensi ed i buoni uffici dell'ambasciata Usa a Roma hanno messo la manina in vicende riguardanti la nostra sovranità nazionale. Abbiamo già citato il caso di Amanda Knox. Ma c'è di peggio. Ricordiamo che sono a piede libero i militari Usa responsabili di 20 morti nella strage del Cermis. O che è stata parzialmente graziata da Mattarella, evitando così l'estradizione e il carcere, la spia della Cia Sabrina De Sousa condannata nel processo per il rapimento dell'imam Abu Omar.
Con una parte della compagine governativa - la Lega di Salvini - fortemente infatuata da Trump ed un premier Conte che ribadisce la totale lealtà agli Usa ed all'Alleanza atlantica, qualcuno potrebbe pensare che in Italia ci sia ancora il terreno ideale per interferire nei nostri affari interni e nelle decisioni della magistratura, con lo scopo per nulla celato di "riportare a casa" i due rampolli di buone famiglie yankee senza troppe trafile nelle carceri dello Stivale.