Dittatura e Democrazia

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Dall'inizio dell'anno, in Francia, nove persone sono state uccise dalla polizia per "rifiuto di ottemperare".

Per un paese che afferma di essere democratico e si crede autorizzato a dare lezioni al mondo intero, non è una gran cosa.

Leggiamo ovunque nei nostri media, ad esempio, che la Cina è una dittatura in cui i diritti umani vengono violati.

Tuttavia, non sembra che la polizia abbia l'abitudine di sparare ai cittadini per "rifiuto di ottemperare". In un paese in cui il minimo incidente è commentato da centinaia di milioni di utenti di Internet, sarebbe noto.

E poi, alla minima perdita, la stampa occidentale avrebbe mostrato la sua consueta benevolenza verso il governo cinese e ne avremmo sentito parlare per settimane.

Se ci fosse stato lo stesso tasso di omicidi della polizia per essersi rifiutati di obbedire come in Francia, negli ultimi mesi ci sarebbero stati 180 cittadini cinesi uccisi per strada.

A meno che non mi sbagli, non ce n'erano.

Infatti, si scopre che in questa autocrazia totalitaria e spietata, LA POLIZIA NON HA ARMI.

Solo la polizia militare, preposta al monitoraggio dei siti sensibili e alla lotta al terrorismo, è armata. La vediamo molto poco.

Nel 2020 ho visto due ufficiali di questa unità alla stazione ferroviaria di Kunming, capitale dello Yunnan.

È vero che il 31 marzo 2014 terroristi separatisti uiguri hanno assassinato con i coltelli una trentina di passeggeri.

Per quanto riguarda i normali agenti di polizia, in Cina non solo non hanno armi, ma ne vediamo molti meno che in Francia.

In Cina, ovviamente, c'è la violenza della polizia, così come la delinquenza e la criminalità.

Ma questi flagelli sociali sono molto meno importanti che nella nostra meravigliosa democrazia, e sono in costante declino da vent'anni.

Ah, si, dimenticavo: in Cina hanno anche il diritto di filmare la polizia per strada, lo dice RFI.

Ma è normale, la Francia è una democrazia e la Cina una dittatura.

Bruno Guigue

Bruno Guigue

Ex funzionario del Ministero degli Interni francese, analista politico, cronista di politica internazionale; Docente di Relazioni internazionali e Filosofia. Fra le sue pubblicazioni, segnaliamo: Aux origines du conflit israélo-arabe: l'invisible remords de l'Occident, 1999; Faut-il brûler Lénine ?, 2001; Économie solidaire: alternative ou palliatif ?, 2002; Les raisons de l'esclavage, 2002; Proche-Orient: la guerre des mots, 2003; Chroniques de l'impérialisme, 2017. Philosophie politique, 2021, un percorso critico, in 354 pagine, della filosofia politica occidentale, da Platone a Badiou passando per gli immancabili Machiavelli, Spinoza, Rousseau, Hegel e Marx. Il suo ultimo libro si intitola Communisme, Editions Delga. 

 

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