Gli Usa minacciano Venezuela e Iran: alta tensione nei Caraibi

19636
Gli Usa minacciano Venezuela e Iran: alta tensione nei Caraibi



Piccole Note
 

Iran, Stati Uniti e Venezuela sono impegnati in un braccio di ferro nel mar dei Caraibi. Cinque petroliere iraniane sono dirette verso Caracas, le cui coste sono vigilate da navi americane.


“Il Venezuela ha un disperato bisogno di benzina e altri prodotti combustibili raffinati per far funzionare il paese”, scrive il New York Times. Ciò a causa delle dure sanzioni emanate da Washington, non alleviate neanche sotto il flagello coronavirus.


Anzi l’amministrazione Trump in questi tempi bui ha addirittura incrementato le pressioni, inviando una flotta al largo delle coste venezuelane, con decisione che ha suscitato le giuste critiche del Nyt in un articolo dal titolo significativo: Non è il momento dei giochi di guerra con il Venezuela“.


Invece a Washington sembrano pensare il contrario, reputando che il collasso economico del Venezuela e il coronavirus (sic) possano favorire l’agognato regime-change.


Il Venezuela e la baia dei porci


A dimostrare la determinazione Usa, la recente operazione di un commandos che aveva il compito di seminare terrore in Venezuela e forse uccidere lo stesso presidente Nicolas Maduro.


Una spedizione fallita e rivendicata dall’ex berretto verde Jordan Goudreau, che ha detto di averla organizzata coordinandosi con Washington e Juan Guaidò, l’oppositore di Maduro che gli Usa hanno “nominato” presidente.


Una dichiarazione inconsueta, quella di Goudreau, dato che certe cose non si rivendicano, ma che ha una logica: Goudreau si è infatti lamentato che i suoi datori di lavoro hanno abbandonato i suoi uomini nelle mani del nemico, cenno che cela un palese ricatto che suona così: o li tirate fuori o rendo pubbliche le prove del vostro coinvolgimento (ovviamente negato).


La “baia dei porci” venezuelana l’ha definita un articolo del Washington Post, con annotazione suggestiva perché il fallimento della baia del porci segnò la fine del sogno di rovesciare il governo cubano tramite operazioni militari (si passò ad altri metodi).


È in questo clima che si inserisce il nuovo braccio di ferro Washington – Caracas, al quale partecipa un altro Paese flagellato dalle sanzioni Usa, l’Iran, che ha inviato una vera e propria spedizione a sostegno dell’alleato d’oltreoceano.


Sequestro ad alto rischio


L’iniziativa di Teheran ha suscitato reazioni, tanto che a Washington hanno minacciato una non meglio specificata risposta (Washington Post).


Ed è certo possibile, perché la spedizione aiuta due Paesi che gli Usa considerano ostili: il Venezuela otterrebbe il tanto necessario petrolio e l’Iran rimpinguerebbe le sue estenuate casse.


Diversi media hanno riferito che gli Usa potrebbero abbordare le navi, come accadde nel luglio del 2019 quando, su indicazione Usa, le autorità di Gibilterra sequestrarono un cargo petrolifero di Teheran.


Secondo al Manar lo scenario non dovrebbe ripetersi. Anzitutto perché sarebbe un “atto di pirateria”, dato che il sequestro avverrebbe o in acque internazionali o in quelle venezuelane, nelle quali gli Usa non hanno alcun diritto ad agire (ma il diritto nella politica estera americana ultimamente latita).


Inoltre, scrive sempre al Manar, le navi iraniane hanno già attraversato mari presidiati dalla Marina Usa senza conseguenze, segno di un imbarazzo in tal senso da parte dei suoi antagonisti.


Ma al Manar dà anche un’altra spiegazione: “Mentre sono solo cinque le petroliere iraniane che navigano nell’Oceano Pacifico, sono centinaia le navi americane che circolano ogni giorno nel Golfo Persico, nel Mar Arabico e nell’Oceano Indiano”.


“Gli americani sanno benissimo che se osano abbordare una o addirittura cinque navi iraniane, gli iraniani potrebbero abbordare dieci navi americane. Avrebbe così inizio una guerra economica contro gli Stati Uniti e nessuna nave americana oserà più muoversi in questa regione ”.


Guerra economica che in tempi di coronavirus e conseguente collasso economico-finanziario sarebbe ancor più disastrosa (e per questo a rischio escalation).


Di cortili, oro nero e altri colori


E però la follia che alberga in alcune stanze dei bottoni Usa non permette di escludere a priori l’ipotesi, come peraltro reputa Caracas, che ha mandato le sue navi da guerra a scortare quelle iraniane.


Quanto sta avvenendo nei Caraibi non è solo uno scambio commerciale di importanza vitale per i due Paesi, ma anche una sottile battaglia geopolitica, come scrive al Manar, dato che, se riesce, Teheran avrà dimostrato di avere la capacità di “infiltrarsi nel cortile degli americani”. E Maduro potrà vantare l’ennesima vittoria contro il nemico “imperialista”.


Con le navi venezuelane a coprire le petroliere e con Caracas che annuncia di essere “pronta a tutto“, gli ingredienti di una crisi ci sono tutti. Per gli Stati Uniti si tratterebbe a questo punto di aprire in simultanea due fronti di confronto diretto, cosa che in genere hanno evitato.


A condire la vicenda di colore due considerazioni. È possibile che il Venezuela abbia lanciato una sfida tanto aperta previo un accordo sottotraccia con qualche ambito Usa: potrebbe aver cioè promesso la libertà dei commandos prigionieri in cambio della luce verde alla spedizione. Un accordo che parte degli apparati Usa non potrebbero condividere, da cui un braccio di ferro segreto nell’amministrazione Usa.


La seconda riguarda Bandar Abbas: il 9 maggio l’intelligence israeliana ha lanciato contro tale porto un “distruttivo attacco hacker“. Per puro caso, quattro delle cinque petroliere iraniane sono state caricate di petrolio in quel porto. Ma forse è solo colore.

 

ATTENZIONE!

Abbiamo poco tempo per reagire alla dittatura degli algoritmi.
La censura imposta a l'AntiDiplomatico lede un tuo diritto fondamentale.
Rivendica una vera informazione pluralista.
Partecipa alla nostra Lunga Marcia.

oppure effettua una donazione

Potrebbe anche interessarti

La nuova "dissidenza" che indossa orologi svizzeri di Loretta Napoleoni La nuova "dissidenza" che indossa orologi svizzeri

La nuova "dissidenza" che indossa orologi svizzeri

La Nuova Era dell'Economia Globale  di Giuseppe Masala La Nuova Era dell'Economia Globale

La Nuova Era dell'Economia Globale

I no war secondo l'Intelligenza Artificiale di Google di Francesco Santoianni I no war secondo l'Intelligenza Artificiale di Google

I no war secondo l'Intelligenza Artificiale di Google

Da Delhi alle Americhe: Chi Sono i Nuovi Indiani d'America? di Raffaella Milandri Da Delhi alle Americhe: Chi Sono i Nuovi Indiani d'America?

Da Delhi alle Americhe: Chi Sono i Nuovi Indiani d'America?

Papa "americano"? di Francesco Erspamer  Papa "americano"?

Papa "americano"?

Il 25 aprile e la sovranità di Paolo Desogus Il 25 aprile e la sovranità

Il 25 aprile e la sovranità

Le narrazioni tossiche di un modello in crisi di Geraldina Colotti Le narrazioni tossiche di un modello in crisi

Le narrazioni tossiche di un modello in crisi

Resistenza e Sobrietà di Alessandro Mariani Resistenza e Sobrietà

Resistenza e Sobrietà

La scuola sulla pelle dei precari di Marco Bonsanto La scuola sulla pelle dei precari

La scuola sulla pelle dei precari

Lavoro e vita di Giuseppe Giannini Lavoro e vita

Lavoro e vita

La Festa ai Lavoratori di Gilberto Trombetta La Festa ai Lavoratori

La Festa ai Lavoratori

Sirri Süreyya Önder, la scomparsa di un grande uomo di pace di Michelangelo Severgnini Sirri Süreyya Önder, la scomparsa di un grande uomo di pace

Sirri Süreyya Önder, la scomparsa di un grande uomo di pace

La California verso la secessione dagli Stati Uniti? di Paolo Arigotti La California verso la secessione dagli Stati Uniti?

La California verso la secessione dagli Stati Uniti?

L'Autoritarismo si fa sistema di Michele Blanco L'Autoritarismo si fa sistema

L'Autoritarismo si fa sistema

Un sistema da salari da fame che va rovesciato di Giorgio Cremaschi Un sistema da salari da fame che va rovesciato

Un sistema da salari da fame che va rovesciato

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti