Il caso di Anan Yaeesh, "colpevole di Palestina"
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di Agata Iacono per l'AntiDiplomatico
Anan è un ragazzo palestinese arrestato in Italia il 26 gennaio 2024 su richiesta delle autorità israeliane.
Perché?
Perché?
Aveva commesso crimini in Italia?
No.
Anan è semplicemente colpevole di aver esercitato in Palestina il diritto internazionale di resistenza all'occupazione del governo genocida di colonizzazione d'insediamento israeliano.
Anan Yaeesh rischiava e rischia ancora di più oggi l’estradizione in Israele.
Grazie ad una vastissima campagna di sensibilizzazione portata avanti in tutta Italia, all'intervento di ottimi giuristi del diritto internazionale e alla mobilitazione costante degli attivisti in tutta Italia, che hanno presidiato il Tribunale de L'Aquila e hanno portato costantemente solidarietà ad Anan presso il carcere di Terni (è stato da poco trasferito a Melfi, senza valide motivazioni), la Corte d’Appello de L’Aquila ha respinto, nel marzo 2024, la richiesta di estradizione, riconoscendo il concreto rischio di tortura nelle carceri israeliane.
Nonostante la Corte abbia respinto l'estradizione, le autorità italiane continuano a detenere in carcere Anan, con l’accusa di “associazione con finalità di terrorismo internazionale” (art. 270-bis c.p.) per presunto sostegno, dall’estero, alla resistenza palestinese in Cisgiordania. Una resistenza riconosciuta come legittima dal diritto internazionale (Convenzioni di Ginevra e risoluzioni ONU, come la 38/17).
L'Italia si pone, così, al di sopra del diritto internazionale, arrivando addirittura a sostituirsi alle autorità militari israeliane nel colpire e reprimere chi sostiene la resistenza palestinese.
Ma il caso di Anan non è il solo: altri giovani palestinesi sono stati arrestati in Italia e sono accusati di terrorismo.
Il 17 maggio 2025 un ragazzo libanese, che da tempo viveva in Italia, si reca a Campobasso per pratiche relative al permesso di soggiorno.
Lì viene arrestato come "soggetto pericoloso" (terrorista secondo La Repubblica), perché sul suo cellulare si trovano video di denuncia dei crimini di Israele.
Video, precisiamo, che chiunque nel mondo acquisisce dai canali social.
Seguiremo questo caso nelle prossime udienze.
Ma torniamo al caso Anan, perché è estremamente emblematico e drammatico.
In questi giorni in moltissime città italiane si sta proiettando il docufilm che racconta l'assurda storia giudiziaria di Anan Yaeesh, "Colpevole di Palestina".
Parlano gli avvocati, parlano giuristi internazionali, associazioni di diritti umani, esperti della situazione specifica della Cisgiordania occupata e della situazione carceraria dei prigionieri palestinesi in Israele.
Tra l'altro, è in via di definitiva approvazione la pena di morte per gli ostaggi palestinesi detenuti, colpevoli di resistenza.
Solo tre degli esperti internazionali sono stati ammessi come testimoni.
Alla prossima udienza, a L'Aquila, il 21 novembre, invece, ci sarà l'ambasciatore israeliano.
Una "svolta" significativa, che fa concretamente temere l'estradizione per Anan.
Scrive il Coordinamento di Solidarietà con il Popolo Palestinese, che sin dall'inizio si è attivato per fare conoscere la situazione di Anan, raccoglie contributi per sostenere le spese legali e sanitarie, è sempre presente con volantinaggio, convegni, proiezioni, flash mob e sit-in sia per le udienze che davanti al carcere.
"21 NOVEMBRE 9,30 TRIBUNALE DE L'AQUILA CONTRO LA PRESENZA DELL'AMBASCIATORE ISRAELIANO NEL PROCESSO ALLA RESISTENZA PALESTINESE
Nethanhyau dispone, la procura dell'Aquila esegue.
Anan Yaaeesh, è originario di Tulkarem nella Palestina occupata. Anan ha oggi 38 anni e nel suo corpo 11 proiettili e 40 schegge lasciategli dagli occupanti sionisti.
Adolescente partecipa attivamente alla seconda intifada, viene poi arrestato e detenuto per 4 anni nelle prigioni israeliane dove subisce torture e nel 2006 è vittima di un agguato delle forze speciali israeliane che lo ferisce gravemente. Nel 2013 Anan lascia la Palestina per la Norvegia. Nel 2017 arriva in Italia dove dopo qualche anno ottiene un "permesso di soggiorno per protezione speciale".
Dopo il 7 ottobre 2023 Israele decide che la partita contro la Resistenza palestinese si debba giocare a tutto campo, non solo in West Bank e a Gaza; cosi, riattivata la black list dei combattenti palestinesi della diaspora, chiede alle autorità italiane l'estradizione di Anan Yaeesh, come membro del Gruppo di Risposta Rapida Brigate Tulkarem, articolazione delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa. Ignorando la sentenza di non estradabilità emessa dal Tribunale di Foggia, il ministro della Giustizia Nordio dà subito parere positivo e trasmette gli atti alla Corte d'Appello dell'Aquila, che decide di disporre la custodia cautelare in carcere di Anan. Il 27 gennaio 2024 Anan Yacesh viene arrestato dalle autorità italiane e condotto nel carcere di massima sicurezza di Terni con l'accusa di terrorismo internazionale sulla base di indagini condotte dallo Shin Bet (servizi segreti Israeliani). Non viene concessa l'estradizione grazie anche alle numerose e diffuse mobilitazioni. Ma lo Stato italiano non si lascia scoraggiare e prova un'altra strada: due giorni prima della scarcerazione, l'11 marzo 2024, la Procura dell'Aquila apre un fascicolo per terrorismo nei confronti di Anan e di due suoi amici palestinesi, Ali Irar e Mansour Doghmosh, estranei alla lotta armata e politica, ma necessari a garantire quel numero minimo richiesto dal reato associativo previsto dall'articolo 270 bis. L'operazione punta a criminalizzare la legittimità stessa della resistenza palestinese e conseguentemente chi con essa si sente solidale. La procura chiede e ottiene la custodia cautelare in carcere per i tre. L'accusa per Anan è quella di aver finanziato le Brigate Tulkarem. L'inchiesta è targata Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo, un organismo che si è distinto negli ultimi anni nel contrasto alla dissidenza politica. Dopo sei mesi, Ali e Mansour vengono scarcerati per mancanza di prove. A fine settembre Anan viene trasferito nel carcere di massima sicurezza di Melfi, rendendo estremamente difficili e onerosi i suoi contatti con i familiari e gli avvocati. Un trasferimento con l' intento punitivo e la volontà di isolare Anan dalla rete di solidarietà che si è creata intorno a lui. Contro il trasferimento ed in solidarietà con la lotta in Palestina, il 4 ottobre Anan inizia uno sciopero della fame che interrompe il 14 ottobre. Ma il trasferimento che mirava ad isolare Anan non raggiunge il suo scopo anche sotto il carcere di Melfi si svolgono partecipati presidi di solidarietà. E' un processo che fin dalle sue battute iniziali dimostra il suo essere farsa, respingendo quasi tutti i testimoni che la difesa chiama per descrivere quel contesto fatto di occupazione, pulizia etnica e morte, senza il quale non si comprende la lotta armata in Palestina che si vuole ricondurre ad una matrice terroristica e non resistenziale. Nella scorsa udienza la Corte, su richiesta della Pm ha ritenuto di disporre per il 21 novembre l'audizione della Stato di Israele nella figura dell' ambasciatore israeliano.
L'ufficio dello State Attorney di Israele ha "ringraziato le autorità italiane per il loro impegno e assistenza in questo caso, e dato atto dell'impegno mostrato dalle autorità italiane e della collaborazione prestata e ribadendo la disponibilità israeliana ad una continuata collaborazione tra i due Paesi"
"Per questo il 21 novembre è importante essere numerosi e determinati davanti al tribunale de L'Aquila. Contro la presenza dello Stato di Israele in questo processo, perché se guerra e genocidio cominciano da qui, allora qui sta la possibilità che abbiamo per metterci di traverso. La resistenza palestinese è irriducibile a qualunque compromesso, la lotta per la dignità e l'autodeterminazione del popolo palestinese è la lotta di tutti gli oppressi."

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