La DEA statunitense ha utilizzato criminali per spiare e destabilizzare Venezuela, Messico, Bolivia

La DEA statunitense ha utilizzato criminali per spiare e destabilizzare Venezuela, Messico, Bolivia

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L'America Latina, terra di ricchezze naturali e complessità politica, ha sempre attirato l'attenzione degli osservatori internazionali. Tuttavia, negli ultimi decenni, è emerso un quadro oscuro e inquietante delle attività di alcuni organismi governativi degli Stati Uniti nell'area, in particolare della Drug Enforcement Administration (DEA). Numerosi servizi emersi sui principali media hanno documentato come la DEA sia stata utilizzata per svolgere attività di spionaggio e destabilizzazione nei confronti di governi di sinistra in vari paesi latinoamericani, come spiega magistralmente Ben Norton in questo articolo su Geopolitical Economy.

Uno dei casi più emblematici riguarda il Venezuela, dove la DEA ha avviato l'operazione "Money Badger" nel 2013 con l'obiettivo di implicare alti funzionari venezuelani in presunti scandali di corruzione. Utilizzando un'articolata rete di informatori e collaboratori, compresi criminali noti nel mondo del traffico di droga e del riciclaggio di denaro, l'agenzia ha orchestrato operazioni sotto copertura volte a creare dossier incriminanti. L'operazione ha causato pesanti critiche, in quanto è stata condotta in violazione della sovranità nazionale venezuelana e delle norme internazionali.

Anche in Bolivia, la DEA ha avuto un ruolo quantomeno controverso. Nel 2008, il presidente Evo Morales, primo presidente indigeno del paese, espulse la DEA, accusandola di spionaggio e di collaborazione con gruppi di opposizione di estrema destra. Anni dopo, nel 2015, è emerso che la DEA aveva effettivamente condotto attività di spionaggio contro il governo boliviano nell'ambito dell'operazione "Naked King". Questo ha sollevato interrogativi sulle reali intenzioni dell'agenzia e ha evidenziato il suo coinvolgimento in operazioni politicamente motivate.

Ma non è finita qui. Anche il Messico ha visto la DEA agire oltre i suoi compiti ufficiali. Nel 2012, in vista delle elezioni presidenziali, l'agenzia ha tentato di incastrare il candidato di sinistra Andrés Manuel López Obrador attraverso un'operazione sotto copertura che prevedeva il versamento di denaro in contanti per influenzare l'esito elettorale. Questo episodio ha ribadito le serie preoccupazioni sulle pratiche della DEA e sul suo rispetto per la sovranità dei paesi latinoamericani.

Le conseguenze di queste operazioni sono state devastanti. In Venezuela, la pressione degli Stati Uniti per il riconoscimento di Juan Guaidó come presidente ha scatenato una serie di sanzioni economiche che hanno condotto a una crisi economica devastante nel paese. In Bolivia, il colpo di Stato del 2019, con il sostegno degli Stati Uniti, ha portato al potere un regime di estrema destra che ha perseguito politiche discriminatorie contro la maggioranza indigena del paese. E nel Messico, questi episodi hanno minato la fiducia nella democrazia e nel processo elettorale.

In sintesi, le attività della DEA in America Latina sollevano gravi interrogativi sulla legalità, sull'eticità e sulla trasparenza delle operazioni di sicurezza degli Stati Uniti nella regione. Questi episodi mettono in luce il rischio di abusi di potere e di interferenze nei confronti di governi sovrani, minando la stabilità politica e la fiducia nella democrazia. Secondo diversi osservatori è quindi urgente un'indagine approfondita su queste attività e la definizione di meccanismi di controllo più rigorosi per garantire il rispetto dei diritti umani e delle leggi internazionali.

 

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La Redazione de l'AntiDiplomatico

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