La minaccia di Israele sull'accordo per il nucleare iraniano. L'occidente cosa farà?

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La minaccia di Israele sull'accordo per il nucleare iraniano. L'occidente cosa farà?

 

Non si può dire che Israele non sia chiaro. Non la prende alla larga. Infatti, lunedì scorso il premier israeliano Naftali Bennett ha ribadito che il suo governo non è obbligato a rispettare i termini di qualsiasi accordo raggiunto tra l'Iran e i firmatari del Piano d'azione globale congiunto (JCPOA) del 2015 durante i colloqui di Vienna in corso.

In un discorso alle commissioni parlamentari per gli affari esteri e la difesa,Bennett ha dichiarato: “Israele non è vincolato da ciò che sarà scritto negli accordi, se verranno firmati, e Israele continuerà a mantenere la piena libertà d'azione ovunque e in qualsiasi momento, senza vincoli”.

Questo significa che si riserverà anche di attaccare l'Iran militarmente, come del resto fa, indirettamente colpendola in Siria con continui bombardamenti contro le postazioni dove ci sono i consiglieri di Teheran chiamati da Damasco per la lotta al terrorismo.

Durante le campagne in vista delle elezioni presidenziali americane del 2020, Joe Biden ha condannato questa decisione dell'amministrazione Trump e ha promesso di annullarla una volta eletto in carica. Tuttavia, da quando ha assunto l'incarico all'inizio del 2021, non ha compiuto passi significativi per mantenere la sua promessa, continuando a cercare pretesti, di sicuro c'è la politica di porre gli interessi di Israele al centro della politica estera di Washington in Asia occidentale.

Dal canto suo, Tel Aviv ha espresso in numerose occasioni la propria contrarietà al ripristino dell'accordo nucleare del 2015. Tel Aviv ritiene che il ripristino dell'accordo darà all'Iran spazio per sviluppare un'arma nucleare, nonostante il fatto che Teheran abbia affermato categoricamente che il suo programma di energia nucleare è solo per scopi pacifici.

Intanto, proprio lunedì scorso, il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Saeed Khatibzadeh, si è mostrato cautamente ottimista sui negoziati di Vienna, ritenendo che si siano fatti buoni progressi.

"Ci sono stati buoni progressi su tutte e quattro le questioni relative alla rimozione delle sanzioni, alle questioni nucleari, alla verifica e all'ottenimento di garanzie", ha osservato Khatibzadeh.

Anche all'Iran non manca la chiarezza. La richiesta di Teheran è la revoca delle sanzioni imposte loro da Washington e la garanzia che le future amministrazioni statunitensi rispetteranno i termini dell'accordo.

Il problema sorge, naturalmente, se una volta fatto l'accordo e Israele deciderò sconsideratamente di attaccare l'Iran, cosa farà Washington ed i suoi alleati? Dal momento che l'Iran non porgerà di certo l'altra guancia?

È difficile credere che si impedirà ad Israele di agire o che si medierà una pace in caso di conflitto.

Il forte sospetto è che gli Usa facciano finta di non assecondare Israele per permettergli di attaccare con più facilità.

Gli USA non vogliono accordi con l'Iran, il sogno di una guerra contro Teheran non è mai tramontato. Sarà una pazzia. In questa pazzia l'Europa cosa farà?

Francesco Guadagni

Francesco Guadagni

 

Nato nell'anno di grazia 1979. Capolavoro e mancato. Metà osco, metà vesuviano. Marxista fumolentista. S.S.C.Napoli la mia malattia. Pochi pregi, tanti difetti, fra i quali: Laurea in Lettere Moderne, Iscrizione all'Albo giornalisti pubblicisti della Campania dal 2010. Per molti anni mi sono occupato di relazioni sindacali, coprendo le vertenze di aziende multinazionali quali Fiat e di Leonardo Finmeccanica. Impegno di militanza politica, divenata passione, è il Medio Oriente. Per LAD Gruppo Editoriale ho pubblicato il libro 'Passione Pasolini - Un Viaggio con David Grieco', prefazione di Paolo Desogus. 

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