La retorica della sicurezza nei luoghi di lavoro
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di Federico Giusti
Come ogni anno, a pochi giorni dal 1 Maggio, si celebra la giornata per la sicurezza sul lavoro e anche nel 2025 possiamo parlare di occasione perduta per aprire un reale dibattito sulle regressive sorti della classe lavoratrice.
Partiamo dai dati ossia quanto l'Inail traccia attraverso alcune pubblicazioni statistiche alle quali andrebbe aggiunta la lunga sequela di infortuni e morti riguardanti quanti prestano senza regolare contratto le proprie prestazioni lavorative e di conseguenza sfuggono alle rilevazioni ufficiali. A fine 2024 le denunce di infortunio sono state circa 589.600, in aumento rispetto al 2023 come crescono gli infortuni in itinere (da circa 94.200 a 98.850).
I morti ufficiali sul lavoro nel 2024 sono stati 1.090, 49 in più rispetto al 2023 a cui aggiungere anche le 90 mila malattie professionali la cui crescita è di circa il 21 per cento in meno di 12 mesi.
E' pari al 3,3 del PIL nazionale il costo per la collettività di infortuni e malattie professionali eppure nonostante tutto curare e prevenire piuttosto che pagare risarcimenti e pensioni infortunistiche non rappresenta un obiettivo condiviso, quanto poi agli incidenti in itinere sta prevalendo quella retorica securitaria che non prende in esame la condizione pietosa delle strade o gli orari insostenibili nei luoghi di lavoro.
Il problema riguarda tuttie, non ci sono settori, comparti, province che sfuggano all'aumento degli infortuni e delle morti sul lavoro, alle malattie professionali in continua crescita. Partiamo da una verità assodata ossia la inesistenza di isole felici.
Veniamo da anni nei quali la medicina sul lavoro è stata fortemente ridimensionata, il numero degli ispettori addetti alla sicurezza è assai insufficiente e prima di una ispezione in una ditta possono trascorrere lustri, se i reati legati a manifestazioni di piazza sono puniti con anni di carcere altri reati, specie se sul banco degli imputati ci sono i padroni, prevedono invece pene assai blande.
La salute e la sicurezza si tutelano non solo con norme legislative ma con una rinnovata attenzione verso le modalità di organizzazione del lavoro, potenziando anche l'azione, che dovrebbe essere conflittuale, dei rappresentanti dei lavoratori alla sicurezza ormai in subordine alla filiera aziendale, alle figure come il datore di lavoro e il Rappresentante del servizio prevenzione e protezione.
In Toscana ci sono state quasi 280 denunce di infortunio in più nel 2024 rispetto al 2023, i morti sul lavoro sono tre al giorno in Italia, sicuramente meno di 60 anni quando erano quasi tre volte tanto ma raggiungono numeri impensabili in altri paesi a capitalismo avanzato. E anche ai fini statistici dovremmo prendere in considerazione le ore lavorate, le tipologie contrattuali della forza lavoro, gli orari e i carichi di lavoro.
1.090 morti (tre al giorno compresi ferie e festivi), poco meno di 600.000 infortuni sul lavoro e quasi 90.000 malattie professionali: è questo il tragico bilancio dell’anno 2024.
Nel mondo degli appalti e dei subappalti le condizioni di vita e retributive sono all'insegna della precarietà, Eurostat parla di milioni di lavoratori e lavoratrici ormai al di sotto della soglia di povertà e la miseria porta a considerare la tutela della salute e della sicurezza un argomento di terziaria importanza specie quando hai un impiego precario, a tempo e part time e quindi sottopagato. E la sicurezza diventa un mero optional se l'impiego è al nero.
In questa giornata il sindacato bene farebbe a rimettere in discussione il suo stesso operato senza limitarsi a richiedere il reato di omicidio sul lavoro o nuovi ispettori da inviare nei cantieri.
Dovremmo tutti, senza distinzione alcuna, mettere insieme le molteplici istanze a partire dalle responsabilità che i committenti dovrebbero avere, e a tal riguardo esiste un quesito importante tra i referendum che andremo a votare il prossimo Giugno. Vale la pena di votarli questi referendum e di scongiurare il mancato raggiungimento del quorum al quale ampi settori del padronato e del mondo sindacale stanno alacremente operando
Del resto quanti impongono ritmi, tempi, modalità come i committenti che redigono i bandi di gara dovrebbero essere responsabili anche per la forza lavoro che opera in appalto.
Dobbiamo riservare attenzione massima al mondo degli appalti e dei subappalti, servirebbero pratiche sindacali e politiche coerenti e conflittuali a partire dai luoghi di lavoro, è questa la inevitabile premessa se vogliamo uscire dai luoghi comuni e dalle dichiarazioni generiche per costruire invece una analisi critica dell'esistente.