La Russia all'ONU: "gli Stati Uniti creano una sceneggiatura hollywoodiana per intervenire in Venezuela"
Il rappresentante permanente russo, Vasili Nebenzia, denuncia al Consiglio di Sicurezza lo spiegamento militare USA nei Caraibi, definendolo una “campagna di pressione” per un cambio di regime. Respinte le accuse di narcotraffico contro Caracas come “infondate” e “prive di basi fattuali”.
La Russia ha accusato all'Onu gli Stati Uniti di orchestrare una “sceneggiatura hollywoodiana” per creare un pretesto per un intervento militare in Venezuela. In una riunione d'emergenza convocata da Caracas, il rappresentante permanente russo, Vasili Nebenzia, ha condannato lo spiegamento militare americano nei Caraibi, affermando che le azioni di Washington “minacciano direttamente la pace e la sicurezza regionale e internazionale”.
Nebenzia ha descritto in dettaglio la presenza militare statunitense, citando “tre cacciatorpediniere, insieme ad aerei da pattugliamento antisommergibile, corazzate e sottomarini nucleari” dispiegati al largo delle coste venezuelane, per un contingente totale che “supera i 4000 effettivi”. “Che cos'è questo, preparativi per un'invasione?”, ha chiesto pubblicamente il diplomatico, respingendo le giustificazioni di Washington che definiscono le operazioni come normali esercitazioni.
La "campagna di pressione" e il desiderio di "cambio di regime"
Il diplomatico russo, il cui paese detiene la presidenza di turno del Consiglio di Sicurezza per il mese di ottobre, ha bollato le azioni statunitensi come una “sfacciata campagna di pressione politica, militare e psicologica contro il governo di uno Stato indipendente”. Ha sottolineato che le esercitazioni militari sarebbero credibili se gli Stati Uniti non avessero “ripetutamente manifestato il loro desiderio di un ‘cambio di regime’ in Venezuela”.
Secondo Nebenzia, il Venezuela ha “perfettamente ragione” a ritenere che gli Stati Uniti si stiano preparando “a passare dalle minacce all'azione, utilizzando la loro Marina” per invadere il paese bolivariano.
Al centro della critica russa c'è il rigetto della narrativa statunitense sul narcotraffico. Nebenzia ha definito “infondata” l'accusa che collega il Presidente venezuelano Nicolás Maduro alla guida del “mitico Cartello dei Soli”, descrivendola come “una sceneggiatura hollywoodiana per intervenire in Venezuela”. “Una trama fantastica per un successo al botteghino di Hollywood in cui gli americani salvano ancora una volta il mondo, ma queste affermazioni sono completamente prive di fondamento”, ha affermato.
A sostegno della sua tesi, l'ambasciatore ha portato i dati delle Nazioni Unite, sostenendo che “l'Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine non considera nemmeno il Venezuela un centro di traffico di droga”, aggiungendo che “l'87% della cocaina entra negli Stati Uniti attraverso l'Oceano Pacifico”, un'area a cui il Venezuela non ha accesso.
Nebenzia ha inoltre accusato gli Stati Uniti di aver condotto attacchi letali contro imbarcazioni nelle acque venezuelane, “uccidendo i loro equipaggi e distruggendo il loro carico, ‘senza processo né indagine’”, sotto la semplice scusa della lotta al narcotraffico. Nel suo intervento, ha infine esortato i paesi latinoamericani e i membri del Consiglio di Sicurezza a respingere l’atteggiamento bellicoso di Washington, ribadendo il sostegno della Russia a “lavorare con Caracas per evitare l'ingerenza negli affari interni” del Venezuela.
Il contesto della crisi risale a luglio, quando l’amministrazione del Presidente statunitense Donald Trump ha firmato un ordine segreto che autorizzava l’uso della forza contro i cartelli della droga, da loro definiti terroristi. Da allora, il Pentagono ha dispiegato una significativa forza navale nella regione, innescando un’escalation di tensioni che il Presidente Maduro ha definito parte di una “guerra multiforme” orchestrata per imporre un cambio di regime e appropriarsi delle immense risorse naturali del Venezuela.