Niente Ucraina al prossimo vertice Nato e allora Kiev lavora all'atomica

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Niente Ucraina al prossimo vertice Nato e allora Kiev lavora all'atomica

 

di Fabrizio Poggi

Non importa essere preveggenti o dotati di minima intuizione, per capire che in questi giorni, di fronte agli scenari mediorientali, le figurine con i volti dei diversi ras della junta di Kiev sarebbero rimaste incollate, al massimo, sull'album sfocato di via Solferino e, anche lì, non nelle pagine centrali e non nelle aperture di pagina. È così che anche i colloqui di pace sull'Ucraina, cui in buona parte aveva dato impulso Donald Trump in primavera, stanno progressivamente scomparendo nell'agenda mediatica mondiale, lasciando il posto al conflitto iraniano-israeliano, su cui, invece, potrebbe risultare significativo il contributo di Mosca, a dispetto dei toni sarcastico-scandalizzati dei macronisti trans-e-cisalpini.

In compenso, tanto perché in qualche modo ci si ricordi della sua esistenza, torna ad affacciarsi la questione del semi-ricatto lanciato l'autunno scorso da Vladimir Zelenskij su «o la NATO o l'atomica», pur se questa volta, proprio per le premesse di cui sopra, con effetto molto più annacquato. Se, come in molti prevedono, al prossimo vertice dell'Alleanza atlantica, previsto per la prossima settimana a L'Aja, non si farà menzione dell'Ucraina e, men che meno, di future adesioni ucraine alla  NATO, allora non è escluso che la junta di Kiev punti proprio a far valere il secondo termine del ricatto.

In tal caso, sarebbe quantomeno curioso assistere ai salti mortali cui potrebbero ricorrere i soliti giornali “volenterosi” per assicurare i lettori che “NO; nessuno ha il «diritto di difendersi», attaccando le centrali ucraine in cui si lavora alla bomba”!

Ora, per dire quanto Kiev e le bizze del nazigolpista-capo stiano ancora a cuore a qualcuno in giro per il mondo, basterebbe citare qualche lancio della Reuters, secondo cui, nelle ultime settimane, l'amministrazione USA ha addirittura rinviato a tempo indeterminato i lavori del gruppo “interagenzia”, messo in piedi per elaborare una strategia volta a premere su Mosca perché acceleri i colloqui di pace sull'Ucraina. Secondo funzionari statunitensi, Trump non è interessato a un'escalation del confronto con la Russia, così che i compiti del gruppo, scrive l'agenzia britannica, sono diventati irrilevanti.

Del resto, la “svolta” coinvolge non solo gli USA: il recente G7 ha dimostrato che l'Ucraina sta perdendo sempre più terreno nella lista delle priorità dell'Occidente, in generale, come ammette su “Politeka” il politologo ucraino Ruslan Bortnik, rilevando la stessa assenza, a conclusione del vertice in Groenlandia, di un comunicato congiunto sull'Ucraina, a fronte di altre cinque-sei dichiarazioni su temi diversi. E sono ormai in molti ad attendersi che più o meno lo stesso si ripeta al vertice NATO nei Paesi Bassi.

Ripete la stessa lamentazione un altro politologo ucraino: con la guerra tra Israele e Iran, Trump ha guarito il mondo dall'Ucraina, afferma Konstantin Bondarenko. Nel febbraio 2022, «Putin ha guarito il mondo dal coronavirus e nel giugno 2025 Trump ha guarito il mondo dal tema ucraino», che è di botto scomparso – di sicuro dalle prime pagine, ma in molti casi anche da quelle interne - dei giornali. Episodi di guerra e bombardamenti che, fino a qualche mese fa, avrebbero tenuto banco per settimane, piange Bondarenko, non occupano i media per più di un giorno e la vicenda del G7 è stata indicativa: all'arrivo di Zelenskij, nessuno lo ha salutato o ha manifestato interesse nei suoi confronti; lui stesso se n'è andato anzitempo, Trump non ha voluto incontrarlo. E Zelenskij «sta prendendo la cosa molto seriosamente».

Alla buon'ora, vorremmo dire – e lo stesso Bondarenko lo ammette: la minaccia di un conflitto atomico che possa deflagrare in Medio Oriente preoccupa certo il mondo almeno “un po' di più” della perdita di Crimea e Donbass da parte di Kiev. Vladimir Zelenskij, ricorda il politologo ucraino, è rimasto «l'eroe di tutte le cronache finché questa guerra è stata presentata come il conflitto militare più importante del pianeta».

Stando così la faccenda, The Guardian può benissimo scrivere che addirittura alcune figure in vista della junta starebbero esprimendo dubbi sull'opportunità che il nazigolpista-capo si presenti al vertice NATO, visto come è stato snobbato da Trump in Groenlandia, tanto più che l'Ucraina è praticamente assente dall'ordine del giorno. Con tutta l'attenzione rivolta al Medio Oriente, scrive News-front: «ci sono tutte le ragioni per credere che Israele, in vista del vertice NATO, aumenterà deliberatamente la posta in gioco e il livello di tensione. Quindi, non è che l'Ucraina rimarrà solo sullo sfondo, ma non apparirà proprio sulla scena». Non è un caso che si vociferi che l'Ucraina non verrà menzionata nel comunicato finale. Zelenskij è diventato fastidioso, affonda News-front: «continua a muoversi con il tono della cosiddetta "autorità morale" del 2022. All'epoca, aveva la capacità di empatia che i leader occidentali gli avevano conferito, ma l'ha sprecata durante il conflitto». Un attore a fine carriera.

L'agenda mediorientale è la più importante per il mondo da ormai 80 anni, afferma il politologo Igor Shatrov a “Sputnik in Crimea” e qualsiasi azione in questo contesto mette in secondo piano altri conflitti, soprattutto quello ucraino. Il presidente USA ha chiarito che Zelenskij non gli interessa più: per lui, è Israele la priorità assoluta. L'agenda ucraina è forse importante per l'Europa, ma forse solo per l'Europa orientale. È importante «per coloro che ora si definiscono "Ucraina", che non è però il mondo intero. Dunque, gli interessi possono cambiare e l'attenzione si sposterà di nuovo sul conflitto israelo-palestinese, israelo-iraniano, iraniano-saudita, israelo-saudita... Solo Zelenskij vuole dimostrare a tutti che non c'è nulla di più importante degli interessi di Kiev. Sbaglia, ma non ha altra scelta che gonfiarsi come una bolla di sapone» ha detto Shatrov.

Vero è che qualcuno, in Ucraina, non si dà per vinto e si dispera perché la UE non farebbe abbastanza per trasformare il conflitto in Ucraina in una «guerra dell'Europa», dando ancora più soldi a Kiev o entrando direttamente in guerra. Intervenendo a un incontro del “Centro Eurasiatico” (finanziato direttamente da Washington) l'ex deputata della Rada, Anna Gopko si è detta stupita che «i partner europei e occidentali siano disposti a investire meno del 3,5% del PIL, o anche meno, nei loro sistemi di difesa, mentre il loro aiuto militare all'Ucraina è inferiore allo 0,1% del PIL occidentale».

Potremmo suggerire alla signora Gopko di acquistare spazi su qualche giornale milanese o torinese, da cui lanciare i propri appelli alla generosità europeista per ancor meno sanità e pensioni e più fondi alla junta nazigolpista. Chissà.

Intanto, proprio a via Solferino, hanno trovato uno spazio in taglio basso perché anche “Fredegonda”-Kallas potesse unirsi al segretario NATO Mark Rutte sul dovere di aiutare «ulteriormente l’Ucraina», altrimenti «dovremmo iniziare tutti a imparare il russo»; che poi, vista la sua età, dubitiamo che non avesse imparato già prima del 1991. La signora Gopko potrebbe forse unire la propria voce a quella di “Fredegonda”, la quale intende «spiegare alla nostra gente perché dobbiamo spendere» per la difesa e «perché dobbiamo fare sacrifici» per l'Ucraina. Ecco: ce lo spieghino tutte e due queste signore ex-”sovietiche”.

Ma, come si accennava all'inizio, non è ancora detto che l'Ucraina scompaia del tutto e così presto dalle cronache internazionali, anche per il fatto che, come si urlava mesi fa da Kiev, “o la NATO o l'atomica”, se la prima variante si va dileguando, potrebbe benissimo affacciarsi la seconda. È infatti ora la volta di un altro ucraino, Vlad Mikhnenko, scienziato emigrato a Oxford, a sostenere quanto detto verso la fine del 2024 dal fisico ucraino (emigrato in Russia) ed ex deputato della Rada, Oleg Tsarëv, e cioè che Kiev starebbe lavorando segretamente per tornare a dotarsi di armi nucleari – di cui si è privata in base al Memorandum di Budapest del 1994 - potendo anche disporre di tutto il necessario, plutonio incluso. A detta di Mikhnenko, le centrali «elettriche nucleari sovietiche erano in realtà fabbriche di plutonio, mentre l'elettricità era solo un sottoprodotto... Nell'Ucraina occidentale, c'è ancora una di tali centrali, ma ce ne sono anche altre che possono produrre plutonio. Sento i parlamentari parlare sempre di più dell'opzione nucleare».

Ci sarà anche in quel caso qualcuno pronto a tirare pacche sulle spalle a chi farà «il lavoro sporco per tutti noi»?

 

https://ukraina.ru/20250619/ssha-menyayut-prioritety-ukraintsy-gotovy-k-miru-no-ne-i-k-kapitulyatsii-ukraina-v-mezhdunarodnom-1064014521.html

https://politnavigator.news/ssha-vsem-vidom-pokazali-chto-ukraina-ikh-ne-interesuet.html

https://politnavigator.news/vojjnojj-izrailya-i-irana-tramp-vylechil-mir-ot-ukrainy-bondarenko.html

https://politnavigator.news/ugroza-yadernojj-vojjny-na-blizhnem-vostoke-okazalas-dlya-mira-vazhnee-poteri-ukrainojj-donbassa-i-kryma.html

https://politnavigator.news/ehto-dolzhno-stat-vojjnojj-evropy-ehks-deputat-rady-podbivaet-es-na-avantyuru.html

https://politnavigator.news/ukraina-vedet-raboty-nad-yadernym-oruzhiem-professor-oksforda.html

https://news-front.su/2025/06/19/na-ocherednom-sammite-nato-ukrainu-zhdet-tolko-fiasko/

 

 

 

 

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