Nord Stream. Le responsabilità Usa a nudo alle Nazioni Unite
di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico
Botta e risposta alle Nazioni Unite tra i rappresentanti euroatlantici e quelli di Russia e Cina sulla questione del sabotaggio al North stream. Gli Stati Uniti, non senza fondamento sospettati di aver organizzato l'attentato del settembre 2022 ai due rami del gasdotto, hanno chiesto di non sollevare più la questione alle riunioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Ci si deve affidare, dicono, al lavoro della Procura tedesca che, dopo l'arresto in Italia dell'ex capitano del SBU ucraino Sergej Kuznetsov, proseguirà le indagini dirette, con ogni evidenza, a dimostrare in partenza l'esclusivo coinvolgimento di un gruppo di incursori ucro-europei nel sabotaggio che ha interrotto le forniture di gas russo all'Europa e principalmente proprio alla Germania.
Gli Stati Uniti respingono i «tentativi di politicizzare la questione e anticipare i risultati della procedura in corso» ha detto la rappresentante yankee all'ONU, Dorothy Shea. Non si deve sottrarre tempo al Consiglio di sicurezza, ha detto in sostanza, per parlare di un incidente di tre anni fa, quando invece ci si deve concentrare sulla questione ucraina; come se le due questioni non siano strettamente connesse, specialmente dal punto di vista degli interessi finanziari USA. Così, Washington indica agli “alleati” che l'unica strada da seguire è quella di non mettere in dubbio né l'andamento giudiziario tedesco, né il corso delle “indagini” condotte da alcuni paesi europei e non c'è proprio bisogno che il Consiglio perda tempo su tali questioni. Il Presidente Trump, ha detto Shea «è concentrato su un obiettivo: garantire una pace negoziata e duratura in Ucraina per porre fine alle sofferenze umane. Invitiamo anche la Russia a concentrarsi su questo obiettivo».
Netta la risposta del vice rappresentante russo all'ONU, Dmitrij Poljanskij, secondo il quale le affermazioni per cui solo alcuni subacquei semi-professionisti sarebbero coinvolti nel sabotaggio, non hanno nulla a che vedere con la realtà.
Con “rivelazioni” apparentemente nuove, ha detto Poljanskij, le autorità tedesche «ci stanno conducendo a una versione dei fatti che in realtà circola sui media occidentali già da circa due anni», con sub “amatoriali” ucraini che, a bordo dello yacht “Andromeda”, avrebbero agito in modo pressoché indipendente o, al massimo, avrebbero eseguito gli ordini dell'ex comandante in capo Valerij Zalužnyj, il quale però, a sua volta, avrebbe disobbedito agli ordini di Vladimir Zelenskij.
Vale a dire: non c'è da accusare alcun paese o alcun leader, ma solo dei “cani sciolti”. Ma, ha detto Poljanskij, Mosca ha «ripetutamente dimostrato al Consiglio di Sicurezza la totale incoerenza di tali invenzioni... Dei "dilettanti", semplicemente non avrebbero potuto portare a termine un'operazione di tale portata e complessità senza l'assistenza e la copertura di uno stato. Solo pochi paesi sono dotati delle necessarie capacità militari e tecniche» per portare a termine simili azioni. Ci viene insomma chiesto di credere che nel mezzo del Baltico, in una zona a navigazione estremamente intensa e con una significativa presenza militare, specialmente di naviglio NATO, una certa squadra di «subacquei semi-professionisti sia riuscita ad arrivare inosservata nella zona dell'isola di Bornholm, scendere a 70-80 metri e piazzare esplosivi ai due rami di un gasdotto protetto secondo le più moderne tecnologie da calamità naturali e incidenti provocati dall'uomo. Un'autentica trama da blockbuster!», ha detto Poljanskij.
La contrapposizione verbale non si è peraltro limitata ai rappresentanti di USA e Russia e lo stesso Poljanskij ha puntato l'indice contro alcuni paesi europei, accusandoli di voler bloccare una vera indagine: Germania, Danimarca e Svezia hanno «rifiutato l'offerta di cooperazione della Russia, direttamente colpita dall'attacco terroristico. Le richieste del nostro paese sono state respinte senza alcuna valida motivazione. In sostanza, siamo stati semplicemente esclusi dall'indagine», ha detto.
Calcando il ritornello USA, il rappresentante francese ha dichiarato che la Russia ha «nuovamente richiesto un incontro sulla questione del North stream, sebbene non vi siano fondamenti. È solo un esempio della volontà russa di distogliere l'attenzione del Consiglio e della comunità internazionale». Il rappresentante danese: «È difficile non commentare la palese ipocrisia della Russia nel richiedere questo briefing... la Russia ha ripetutamente chiesto al Consiglio di prestare attenzione agli incidenti al North stream, mentre attacca sistematicamente e distrugge militarmente le infrastrutture critiche in Ucraina». La risposta di Poljanskij è stata netta: «Alcuni rappresentanti occidentali oggi, consapevolmente o meno, hanno incluso l'attacco contro il North stream nel contesto della crisi ucraina. Sebbene si tratti della distruzione di infrastrutture sottomarine transfrontaliere, questa è una linea estremamente miope e pericolosa».
Ancora più mirata la dichiarazione del vice rappresentante cinese, Geng Shuang: «Sono passati tre anni e stiamo ancora aspettando le conclusioni definitive e i fatti reali sulle cause di queste esplosioni. Svezia e Danimarca hanno concluso le loro indagini nazionali senza condividere alcuna informazione sostanziale. L'indagine tedesca è ancora in corso e le informazioni ufficiali sono molto limitate. In questo senso, l'opinione pubblica può fare affidamento solo su quanto pubblicato dai media. C'è stata la notizia sul recente arresto di un sospettato. Questo non è sufficiente a soddisfare l'interesse della comunità internazionale per lo svolgimento e i risultati reali di tale indagine».
Già nei giorni scorsi, il politologo Alexandr Sosnovskij faceva notare come la responsabilità di un'azione condotta con ogni evidenza da militari americani venga sbrigativamente attribuita a dei sabotatori ucraini, che avrebbero agito in maniera pressoché solitaria e con mezzi semi-professionali; si ignora così volutamente la presenza di un aereo da ricognizione americano nella zona del sabotaggio, un'ora prima dell'esplosione e anche del transito di una nave della marina yankee, equipaggiata con apparecchiature subacquee, lungo il percorso del gasdotto.
Sosnovskij cita alcuni calcoli: per far saltare le condutture sarebbero stati necessari circa 2.000 kg di esplosivo, e nessun sommozzatore, su un normale yacht civile, senza attrezzature speciali, avrebbe potuto eseguire un'operazione del genere a una profondità di 80 metri. Avrebbero certo potuto usare un esplosivo più avanzato, dice Sosnovskij, ma anche in quel caso, per calare 200-400 kg di esplosivo, senza attrezzature speciali, difficilmente i sub avrebbero potuto eseguire l'azione. Inoltre: lo yacht “Andromeda” era forse dotato di gru, argani e, soprattutto, di una camera di decompressione, indispensabile dopo la risalita? Come accennato, il politologo ricorda anche che, un'ora prima dell'esplosione, un aereo da ricognizione americano “Poseidon-8”, decollato dalla Polonia, aveva sorvolato l'area del sabotaggio, mentre a Gdynia, una grande nave anfibia statunitense stava rientrando dalle esercitazioni lungo il percorso dei gasdotti. Dopo di che, gli americani avevano raggiunto Riga, vi avevano sostato alcuni giorni, per poi rientrare in Polonia lungo la stessa rotta.
Fatto ancor più interessante, sottolinea Sosnovskij, quel vascello aveva a bordo unità subacquee autonome: mini-sommergibili che possono agire autonomamente, con o senza equipaggio, operando fino a più di 100 metri di profondità e che possono venir impiegati anche come siluri leggeri, equipaggiati con 500 kg di esplosivo. Esattamente un giorno prima delle esplosioni, la nave aveva lasciato Riga e, secondo la «testimonianza del pilota, quando aveva iniziato a portare questa grande nave da sbarco fuori dal porto, gli era stato ordinato di lasciarla con i transponder spenti».
Questi i fatti e, nell'intera vicenda, non sembra fuori luogo ricordare come già alcuni mesi fa vari media avessero parlato dell'intenzione del finanziere Stephen Lynch, vicino a Donald Trump, di acquistare il North stream. A parere del politologo Marat Baširov, Trump mostra di aver bisogno del North stream, o meglio della quota europea nel progetto ed è per questo che ha necessità di indirizzare verso Kiev le responsabilità dell'attentato, ponendo le autorità tedesche in posizione dipendente e forzare gli azionisti europei a vendere l'asset. Qualsiasi ipotesi di responsabilità yankee nella vicende non giocherebbe certo a vantaggio degli interessi privati e pubblici americani.
In ogni caso, le accuse contro Sergej Kuznetsov & Co., manovrate dalla procura tedesca, costituiscono un buon espediente per fare il gioco degli americani, sia sul piano affaristico, che su quello politico, al momento in cui verrà definitivamente decisa la sorte di Vladimir Zelenskij.
FONTI:
https://politnavigator.news/rossiya-v-oon-trebuet-prekratit-vranjo-o-podryve-severnykh-potokov.html