Nord Stream. Quello stridio di unghie sugli specchi nella redazione di Open

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Stridio di unghie sugli specchi nella redazione di Open. Davanti al mandato di arresto spiccato dalla procura federale tedesca contro un militare ucraino accusato di essere uno degli esecutori dell’attentato al gasdotto russo-tedesco North Stream (26 settembre 2022) e davanti allo “scoop” del Wall Street Journal che individua come mandante dell’attentato il generale ucraino Valeri Zaluzhny.

Stridio di unghie con un articolo che Open, verosimilmente, spera faccia dimenticare quello, divenuto famigerato, di David Puente il quale additando come fake news l’accurata inchiesta del Premio Pulitzer Seymour Hersh, condannava al silenzio chiunque sui social, richiamandosi a quella inchiesta, osava adombrare la responsabilità di Kiev e di Washinghton nell’attentato.

Un ravvedimento di Open? Si direbbe tutt’altro, considerando il suo prendere come oro colato tutto quello riportato dal Wall Street Journal. E cioè che l’attentato (“all’insaputa di Zelenski e della CIA”) sarebbe nato «per una notte di forti sbronze e la ferrea determinazione di una manciata di persone che hanno avuto il coraggio di rischiare la vita per il loro Paese.»

Sì, ma com’è che quattro ubriaconi, contro il parere dei loro burattinai, possono, impunemente, fare saltare in aria un gasdotto sottomarino? E perché mai Zelenski ha aspettato un anno per rimuovere Zaluzhny dal suo incarico di comandante in capo delle Forze armate ucraine? E perché mai, invece di finire in galera o davanti ad un plotone di esecuzione, Zaluzhny è stato promosso all’incarico di ambasciatore dell’Ucraina in Gran Bretagna?

Sui media di regime, nessuno sembra chiederselo. Così come nessuno si domanda perché, dopo quattro anni di scandalosa inerzia delle procure europee  sull’attentato, la responsabilità dell’Ucraina viene a galla. Vuoi vedere che ora, visto che la guerra appare perduta, vogliono abbandonare Zelensky al suo destino?

Francesco Santoianni

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