Oltre lo specismo ed i generi. Il riconoscimento o l'asservimento?

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Oltre lo specismo ed i generi. Il riconoscimento o l'asservimento?

 

di Giuseppe Giannini

 In tanti che votavano a sinistra, impoveriti dal neoliberismo, sono insofferenti quando l'attenzione viene rivolta alla dimensione civile, che pur interessa,  mentre le questioni sociali rimangono sospese.

Il lavoro, le politiche abitative, la questione sicurezza, la qualità della vita non hanno ricevuto risposte significative dai governi colorati di sinistra, che sostengono il pensiero liberal. Il deserto lasciato ha rinforzato le destre, che speculano su migranti, diritti delle minoranze, reddito ed ambientalismo. C'è un tema che infastidisce più di qualcuno tra i depauperati, ed è la questione relativa al riconoscimento sessuale, oramai appannaggio del mondo radical-chic. Tematiche che richiederebbero una trattazione non separata, ma purtroppo il pensiero critico e controculturale è minoranza in cerca di cittadinanza.

Fino a pochi anni fa, ogni qualvolta ci riferivamo agli abitanti della Terra utilizzavamo l'espressione "tutte le specie" o "tutti gli esseri viventi". Da qualche tempo, con riguardo agli umani, è sorta l'esigenza di arricchire il linguaggio, che risulta poco inclusivo. Nello scritto per indicare la neutralità di quanti non si identificano in un genere specifico si ricorre allo schwa : la e capovolta o l'asterisco. Termini già utilizzati in passato dai linguisti ed oggi molto diffusi, anche se a causa di problemi legati alla pronuncia non sono formalmente riconosciuti dalla lingua italiana. Al di là delle implicazioni pratiche, come si scrivono o pronunciano questi simboli, appunto, interessa capire cosa muove tali esigenze. Che vi siano persone cd. "non binarie" con difficoltà a riconoscersi nell'uno o nell'altro sesso va accettato. Così come sono diffusi nei viventi ermafroditi o il transessualismo. Poi ci sono coloro che sentendo estraneo il proprio corpo decidono di cambiare sesso. Il punto è l'attribuzione dei diritti. Tutte/i dovrebbero avere le stesse opportunità, a prescindere dalle inclinazioni o preferenze sessuali.

Questo anche per quanto riguarda la possibilità di unirsi in matrimonio e la genitorialità per relazioni fra persone dello stesso sesso. L'eticità delle questioni dovrebbe essere, in un certo senso, superata. Problematiche simili si sono poste riguardo alla maternità surrogata o alla fecondazione assistita. Gli ordinamenti giuridici degli Stati hanno normative diverse. Il progresso della civiltà si desume dall'allargamento dei diritti e non dalla repressione. L'evoluzione giuridica e culturale dovrebbero viaggiare insieme.

Il primo bisogno di quanti aspirano a sentirsi finalmente liberi sta nelle possibilità materiali. Le stesse che valgono per eterosessuali e quanti fanno riferimento alla famiglia tradizionale. In sostanza, si tratta del diritto/dovere di educare, istruire, allevare e far fronte alle necessità materiali dei figli. Le condizioni economiche diventano fondamentali. Sono lo spartiacque in grado di consentire a tutti l'esercizio effettivo dei diritti. Senza il riconoscimento dei diritti sociali diventa più complicato parlare di diritti civili. Le persone lgbtqia+ non debbono essere discriminate. Ci sono aspetti che andrebbero rivisti, ad es. quali servizi igienici utilizzare o, per chi fa sport, a quale categoria fare riferimento. La neutralità richiamata dal linguaggio inclusivo andrebbe messa in pratica in questi casi, con luoghi di accesso neutri, o pensando ad un'apposita categoria sportiva dove far confluire il superamento del binarismo. Scelte che dovrebbero essere prese mediante il coinvolgimento degli interessati (uso il plurale maschile estensivo, in maniera inclusiva, come è nel linguaggio comune italiano).

Tuttavia, questo discorso legato alla tolleranza fisica ci pone delle domande. Il punto non è se esiste o meno un'ideologia gender. I settori conservatori incentrano le loro argomentazioni dando luogo a categorizzazioni escludenti. Demonizzando fenomeni e parlando di degenerazione dei costumi.  Vale per i negazionisti climatici, per coloro che sono allarmati dall'invasione dello straniero, o per le scelte individuali. Anche qui, è giunto il momento di chiedersi chi è che decide cosa è considerato normale e dunque generalmente accettato.

La morale cristiana? Quella reazionaria? O il pensiero liberal-progressista? La questione è prettamente biopolitica. Concerne il controllo e l'utilizzo dei corpi. A prescindere se si sia etero, omo, od altro. Ha ancora senso manifestare per l'orgoglio ( a questo punto direi post-identitario)? Si, nella misura in cui esiste il patriarcato che, giova ricordarlo, non è più nella stragrande maggioranza dei casi quello classico di una volta. Esso viene a riproporsi quale forma di asservimento delle vite altrui. Potere sui corpi e violenza psicofisica considerano l'altro proprietà esclusiva. Il corpo è merce da usare tanto per scopi privatistici quanto per estrarre valore. E di cui profittare. Il marketing, la pubblicità, il linguaggio uniformante dei media spingono in questa direzione. Il target di riferimento sono soprattutto i giovani. Carne fresca da esporre, cui ambire, e desiderare sino alla brama. Corpi da esibire, mostrare e toccare. Ostentazione di fisici perfetti. Nudità che non fanno scandalo.

Il senso del pudore, la morale, i contesti pubblici e privati dove avvengono gli spettacoli di corpi che sfilano per il piacere degli occhi dei guardoni. C'eravamo abituati ai seni perennemente in mostra nelle tv. A donne e uomini attempati dalle fattezze stereotipate. Vecchi e giovani rifatti. Tutti con le stesse labbra, seni, zigomi inespressivi. Così come vediamo sugli schermi ma anche intorno a noi persone di qualsiasi età simili nel look e nei gusti. Una certa omologazione che attiene anche per quanto concerne le tendenze (reali o presunte) sessuali. Più che di ideologia gender direi che abbiamo a che fare con la dittatura del pensiero liberal. Quella che finge di battagliare per i diritti degli esclusi, ma che volutamente tralascia la questione classista, spingendo l'asservimento in altra direzione. L'unifornismo che rimuove il sociale per re-indirizzarlo secondo il piacere delle élite.

Quando ragazzini di dodici anni dicono di sentirsi femmine o viceversa, spesso dietro tali affermazioni c'è lo spirito di emulazione di quanti, in piena fase di crescita, e di sviluppo psico-fisico, per sentirsi adeguati, al passo con i tempi (e conformisti) vogliono cavalcarli. Pur mancando di tutto quel bagaglio esperenziale necessario a raggiungere la maturità. In questi tempi in cui il virtuale sopperisce ai contatti diretti tra le persone la questione diventa ancor più aggrovigliata. Gli adolescenti prendono ad esempio le star della musica e del web, influencer, sportivi. Tutti ammiccano al sesso, al corpo-merce sovraesposto ed abusato, scendendo nella volgarità ( i testi dei trapper). Donne e uomini in età da pensione che convivono o hanno relazioni con persone che poterebbero essere i loro nipoti. Persone di mezz'età che fanno business facendo vedere le loro forme su Onlyfans (è finito il periodo dei calendari "artistici"). Over 60 che diventano mamme. Baci saffici in mondovisione, che non hanno nulla di trasgressivo. Tanto meno servono a spingere verso l'emancipazione. Gesti simbolici provenienti da parte di quei privilegiati che sono il riferimento del pensiero liberal.Vezzi che possono permettersi solo gli altolocati immuni dalle problematiche quotidiane che invece incombono su chi deve sbarcare il lunario.

La stessa sparizione del genere costituisce una sorta di adeguamento culturale. Tutti coloro che abitano un corpo fuori posto non hanno nessuna necessità di ostentare un dover essere. A meno che non serva ad assicurare un posto in tv. La distanza tra sesso (biologica) e gender (culturale), la fluidità, un marchio su cui ha investito il capitalismo nelle sue recenti e mutevoli forme di accumulazione. Permangono i comportamenti volti a favorire i servilismi: i lavori di cura ed assistenza: le retribuzioni inferiori per chi non è maschio naturale; l'utilizzo delle prestazioni sessuali del/la diverso/a anche da parte di tanti conservatori, che non disdegnano il fascino trans. Insomma, tutto ruota, ancora una volta, intorno al sesso. La liberazione sessuale è il motore dell'emancipazione. Serve a dirottare sull'altro le energie positive, creative, e relazionali.

Sottraendole all'accaparramento coatto delle vite messe al lavoro. Invece oggi tali lotte (un pò come la critica da destra al '68) sono state completamente travisate. Come diceva Ivan Illich il sessimo moderno misconosce il gender. Le tendenze sessuali diventano lo strumento da utilizzare, più o meno in maniera consapevole (l'auto-esibizione) per fare denaro ed avere potere. Un potere che rimane in sostanza maschile, con le sue dinamiche e prerogative.La donna in carriera che si rifà sui sottoposti, il fenomeno degli incentivi al congelamento degli ovuli, o il gay che sta dalla parte dei padroni rappresentano l'aspetto moderno della sessualizzazione di una società in via di sparizione. Rivisitazione dei rapporti fra i sessi con al centro unicamente la presa del potere.

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