Per coprire il flop storico di Netanyahu, La Stampa arriva a lodare "i super poteri del Mossad" contro l'Iran
Per i Signori della Guerra, un flop l’attuale demonizzazione dell’Iran, sfumata dopo la poco convincente conferenza di Netanyahu e oggi goffamente riproposta con la sentenza di un tribunale USA che impone al regime di Teheran di rimborsare le vittime dell’11 settembre. Una campagna mediatica nata dall’impellente esigenza di Trump (che incontrerà con tutti gli onori quel Kim Jong Un da lui definito “cane rabbioso”) di trovarsi un nuovo nemico, e di Israele, che (anche per distogliere da guai giudiziari di Netanyahu) deve pur “giustificare” le sue continue uccisioni di militari iraniani in Siria.
Nonostante questi potenti sponsor, la macchina della propaganda contro l’Iran stenta, comunque, a muoversi; anche se i davvero arditi giornalisti non mancano. La Stampa, ad esempio, ha tentato di dar lustro al presunto trafugamento dell’archivio nucleare iraniano con apologetici articoli - quali ”Il blitz perfetto del Mossad in Iran, in una notte rubati i segreti nucleari” (che può essere letto per intero qui) e “Nucleare iraniano, i documenti rubati dal Mossad a Teheran lo scorso gennaio” – che presentano una ricostruzione talmente sgangherata dell’operazione del Mossad, da non meritare qui nemmeno una riga di analisi. Qualche altro servizio è stato anche riproposto dai vari TG, ma è robetta. La maggior parte dei media main stream, infatti, soprattutto dopo la dichiarazione dell’Unione Europea rimane defilata se non addirittura critica, su questa faccenda dell’archivio nucleare iraniano che, molto opportunamente, Lavrov propone di inviare alla IAEA affinchè analizzi (citiamo Netanyahu) “la mezza tonnellata di documenti e fotografie e 180 CD, risalenti a dodici anni fa” che nessuno, al di fuori del Mossad è riuscito finora a leggere.
Non resta, allora ai Signori della Guerra che tirare fuori la carta della strampalata sentenza del giudice statunitense George Daniels che chiede a Teheran di risarcire con sei miliardi di dollari le vittime dell’attacco alle Twin Towers. Un’atra panzana che non merita qui una riga di commento (per una analisi di questa , comunque, rimandiamo a questo articolo). Più intrigante è, invece,, segnalare che la sentenza di George Daniels mette ufficialmente fine alle accuse che qualche anno fa avevano investito la dinastia Saud quando uscì fuori che almeno due dei terroristi dell'11 settembre erano stati finanziati direttamente dal principe Bandar bin Sultan al Saud, (all’epoca dell’attentato, ambasciatore USA dell'Arabia Saudita e intimissimo della famiglia Bush). Accuse documentate da atti ufficiali. Ma, scomparso misteriosamente il principe dalla scena, delle accuse alla dinastia Saud per l’attentato alle Twin Towers non se ne è saputo più nulla.
Come, verosimilmente, imponeva qualche clausola nel contratto per acquisto di armamenti.
Francesco Santoianni