Perché il Green Pass, in questo momento, è anche una bestialità economica

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Perché il Green Pass, in questo momento, è anche una bestialità economica

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È ormai unanimemente riconosciuto che tutto il mondo è destinato a subire crescenti pressioni inflazionistiche nel futuro prossimo che non hanno nulla a che vedere con le politiche fiscali e monetarie perseguite dagli Stati negli ultimi due anni - come paventato dai soliti disavanzofobici - e men che meno con pressioni sul lato della domanda (ovviamente, visto che la maggior parte di noi si è impoverita durante la pandemia), ma sono quasi esclusivamente la conseguenza di due fenomeni esogeni: 
aumento del prezzo dell'energia e - soprattutto - collasso delle catene di approvvigionamento globali (esemplificato dalla crisi dei semiconduttori), che stanno provocando strozzature pesanti sul lato dell'offerta. 

In un contesto di questo tipo - cioè di inflazione determinata soprattutto da una contrazione dell'offerta -, per alleviare le pressioni inflazionistiche tutti gli sforzi dovrebbero essere rivolti ad aumentare per quanto possibile l'offerta e la produzione. 

E invece cosa fanno i nostri lungimiranti governanti? Introducono una legge che rischia di lasciare a casa centinaia di migliaia di lavoratori - in tutto sono circa tre milioni i lavoratori italiani senza green pass, circa il 13 per cento circa degli occupati presenti nel nostro paese -, provocando ulteriori strozzature in tutta una serie di comparti produttivi. Un'ulteriore dimostrazione della follia - anche economica - del lasciapassare.

Thomas Fazi

Thomas Fazi

Economista e saggista. Autore con W. Mithchell di "Sovranità e barbarie" (Meltemi). Su twitter:  @battleforeurope

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