Nel nuovo video editoriale del professor Parenti, si analizza la svolta nello scontro economico tra le superpotenze. La Cina ha deciso di dire "basta".
Quella tra Stati Uniti e Cina non è più una semplice competizione commerciale, ma una guerra economica a tutto campo che ha recentemente subito un "salto di qualità". Mentre Washington intensifica le sue mosse con sanzioni mirate e un uso politico del dollaro, Pechino non si limita a reagire: sta rispondendo "colpo su colpo con una strategia matura e pienamente consapevole del proprio peso globale".
L'editoriale spiega come la risposta cinese sia stata speculare e abbia ribaltato il tavolo, colpendo l'Occidente nel suo punto più vulnerabile: le catene di approvvigionamento ad alta tecnologia. Il fulcro di questa controffensiva è il controllo delle terre rare, materiali indispensabili per l'industria tech e militare. "Oggi Pechino non domina solo l'estrazione, ma oltre il 90% della raffinazione globale di questi materiali", osserva il prof. Parenti nel video. In questo settore, "il controllo cinese è pressoché totale, oltre il 99%".
Questa mossa strategica evidenzia una profonda divergenza filosofica. Da un lato, gli Stati Uniti concepiscono il potere come dominio, in un'ottica di "o controlli o vieni controllato". Dall'altro, la Cina mira a un'armonia intesa non come debolezza, "ma come equilibrio dinamico tra forze diverse".
Il conflitto, quindi, non è fine a se stesso. Come conclude l'analisi, Pechino ora "dispone delle armi economiche e tecnologiche per rispondere, non per distruggere, ma per riequilibrare". La guerra delle terre rare diventa così il simbolo di una transizione epocale da un ordine unipolare a uno multipolare.