RISOLUZIONE UE DEL 19 SETTEMBRE. A proposito dell'Appello "Rossi e neri non sono uguali" e per aprire una discussione

RISOLUZIONE UE DEL 19 SETTEMBRE. A proposito dell'Appello "Rossi e neri non sono uguali" e per aprire una discussione

I nostri articoli saranno gratuiti per sempre. Il tuo contributo fa la differenza: preserva la libera informazione. L'ANTIDIPLOMATICO SEI ANCHE TU!

       
 
di Ruggero Giacomini*

 
 
L’Appello all’Europarlamento proposto da intellettuali e dirigenti di Rifondazione comunista insieme a Bertinotti - Rossi e neri non sono uguali. Per il rispetto della memoria e della storia - è nel suo insieme  contraddittorio e lascia alla fine un’impressione di subalternità alla risoluzione europea del 19 settembre che pure intende criticare.

Innanzitutto nella presentazione del testo si fa credito, all’inedita ed eterogenea aggregazione costituitasi nel Parlamento europeo, di nobili intenzioni quali la “lotta al razzismo e al fascismo”: eludendo invece il significato politico attuale della revisione del discorso pubblico sul passato: che mira a ricomprendere e legittimare le forze neo-fasciste e neo-naziste in azione specialmente nell’est Europa - dove i partiti comunisti sono perfino esclusi come in Ucraina dalla competizione elettorale -, in funzione della  contrapposizione frontale non solo all’Urss storica, ma alla Russia di oggi, colpevole di essersi sottratta alla sottomissione euro-atlantica e di voler essere indipendente. Se si vuole rintracciare un precedente storico di un atto così grave, anche nei suoi aspetti di coinvolgimento di forze che pur si dicono socialiste e democratiche, è quello del “patto anti-Comintern” del 1936-37 tra gli Stati fascisti, accolto con compiacimento dalle potenze capitalistiche liberal-democratiche, vero atto ideologico preparatorio della seconda guerra mondiale. 

L’Appello in questione rileva giustamente la falsità dell’attribuzione al “patto Molotov-Ribbentrop” del 23 agosto 1939 di aver «spianato la strada allo scoppio della Seconda guerra mondiale», e critica l’omissione  delle responsabilità  delle democrazie liberali e dell’acquiescenza di queste alla politica espansionistica nazifascista, con  l’obiettivo – va aggiunto – di indirizzarla  verso l’Unione sovietica.

Ugualmente opportuno è il ricordo che la Polonia non era affatto una democrazia, ma una dittatura militare, e che col suo antisovietismo pregiudiziale fece pretesto ed ostacolo al realizzarsi dell’alleanza antifascista proposta da lungo tempo dall’Urss in nome della sicurezza collettiva. Anche la tesi della “spartizione” della Polonia andrebbe contestata. L’Urss si era preoccupata ovviamente di tenere la Germania il più possibile lontana dalle proprie frontiere; e intervenne in Polonia quando il governo polacco ormai battuto stava fuggendo in Romania, anche per proteggere le popolazioni in gran parte ucraine, che si unirono all’Ucraina. Di queste terre l’Unione europea si guarda bene dal pretendere il ritorno alla Polonia, né questa li rivendica: il che dimostra la poca fondatezza dell’accusa.

In realtà l’aver protratto di due anni col patto Ribbentrop-Molotov l’aggressione hitleriana ha poi consentito la “grande alleanza antifascista”, in cui decisivi sono stati per la sconfitta del nazifascismo il ruolo dell’Unione sovietica, di Stalin e dei comunisti di ogni paese; ciò che appunto la vergognosa risoluzione del Parlamento europeo vorrebbe cancellare, riscrivendo la memoria pubblica e i libri di testo in funzione della nuova guerra fredda..

Nell’Appello si afferma pure che “non spetta a un organismo istituzionale o politico affermare una determinata ricostruzione della storia”, compito che va invece “lasciato al libero confronto tre le diverse interpretazioni e opinioni, alla ricerca degli studiosi”. Un richiamo metodologicamente ineccepibile, che viene però subito dimenticato dagli stessi compilatori o assemblatori dell’Appello. A un certo punto infatti, dimenticando il metodo storico ed assumendo la toga tribunalizia si punta il dito “sugli aspetti più condannabili di ciò che generalmente si chiama “stalinismo”, sugli errori e sugli orrori che vi furono anche in quel campo”. Una excusatio non petita di cui per altro non c’era bisogno, non facendosi nella risoluzione anticomunista europea alcun cenno agli  aspetti più condannabili di ciò che generalmente e con più appropriatezza si chiama “capitalismo”.

In pratica si accetta il sottinteso della narrazione europea, e cioè la intrinseca superiorità e moralità del capitalismo; il che si traduce nell’ansiosa presa di distanza dai comunismi cattivi – che sarebbero poi quelli dove il proletariato ha governato e governa – in nome dei buoni, magari con l’aspettativa che si improntino all’utopia bertinottiana non violenta e salottiera, che rifugge dal problema del potere inevitabilmente satanico e corruttore degli ideali.
La capitolazione conclusiva all’anticomunismo europeo è esibita con l’affermazione che “i regimi comunisti prima e dopo la guerra” si sarebbero macchiati “di gravi e inaccettabili violazioni della democrazia e delle libertà, tradirono gli ideali, i valori e le promesse”. Anche qui eludendo l’asprezza delle lotte sociali e nazionali, l’oppressione imperialistica, le guerre e le aggressioni,  le violenze e le sofferenze di massa,  insomma la complessità e le contraddizioni della storia reale. Cioè tutto il contesto in cui il comunismo si trova ad agire come  movimento liberatore di classi e di popoli, che cambia effettivamente lo stato di cose esistenti.

Il 28 settembre, riferendosi all’imminente anniversario della proclamazione della Repubblica popolare cinese, l’organo della Fiat diventata azienda americana scrive di Mao come di un “geniale criminale”, il quale avrebbe “ingrandito e moltiplicato l’istinto criminale di Stalin “, e  dunque “il più grande criminale della storia” . Con implicito rimpianto dei bei tempi della Cina semi-coloniale e semi-feudale, consumatrice di oppio e dalla speranza di vita che nel 1949 era di 35 anni rispetto agli attuali 77.
Che gli intellettuali di corte dell’imperialismo cerchino di criminalizzare le rivoluzioni e le esperienze socialiste e i loro capi, e preferiscano i rivoluzionari sconfitti, imprigionati e massacrati dalla reazione, è ben comprensibile, è compreso  per altro nel mestiere per cui sono pagati.

Meno comprensibile è che dei comunisti facciano eco a quel discorso in maniera acritica, e col distinguersi si pieghino ad invocare un po’ pietosamente per loro… un occhio di riguardo.


*Storico. Autore di "Il Processo Stalin"

Il massacro in Georgia e la retorica (insopportabile) dei neoliberisti di Francesco Erspamer  Il massacro in Georgia e la retorica (insopportabile) dei neoliberisti

Il massacro in Georgia e la retorica (insopportabile) dei neoliberisti

Se Zelensky parla di pace... di Paolo Desogus Se Zelensky parla di pace...

Se Zelensky parla di pace...

A Caracas una nuova internazionale contro il fascismo di Geraldina Colotti A Caracas una nuova internazionale contro il fascismo

A Caracas una nuova internazionale contro il fascismo

La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo di Leonardo Sinigaglia La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo

La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo

Il gran finale di Repubblica su Hvaldimir, il beluga "spia di Putin" di Francesco Santoianni Il gran finale di Repubblica su Hvaldimir, il beluga "spia di Putin"

Il gran finale di Repubblica su Hvaldimir, il beluga "spia di Putin"

Le economie allo sbando. Come prima, più di prima di Giuseppe Giannini Le economie allo sbando. Come prima, più di prima

Le economie allo sbando. Come prima, più di prima

Germania est: l'inganno di chi mostra stupore e indignazione di Antonio Di Siena Germania est: l'inganno di chi mostra stupore e indignazione

Germania est: l'inganno di chi mostra stupore e indignazione

Le principali tappe del declino italiano  di Gilberto Trombetta Le principali tappe del declino italiano

Le principali tappe del declino italiano

APRIRE LE GABBIE ALLE TIGRI ANZICHÉ CAVALCARLE di Michelangelo Severgnini APRIRE LE GABBIE ALLE TIGRI ANZICHÉ CAVALCARLE

APRIRE LE GABBIE ALLE TIGRI ANZICHÉ CAVALCARLE

Storm Shadow su Mosca. E poi? di Giuseppe Masala Storm Shadow su Mosca. E poi?

Storm Shadow su Mosca. E poi?

Cisgiordania, l’altra “faccia” della Palestina di Paolo Arigotti Cisgiordania, l’altra “faccia” della Palestina

Cisgiordania, l’altra “faccia” della Palestina

La foglia di Fico di  Leo Essen La foglia di Fico

La foglia di Fico

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti