Trump impone la capitolazione a Zelensky

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Trump impone la capitolazione a Zelensky

 

di Clara Statello per l'AntiDiplomatico

 

Il cerchio si stringe attorno a Volodymir Zelensky. Non bastava la drammatica situazione al fronte, con Pokrovsk praticamente perduta, Mirnograd accerchiata, Kupyansk e Seversk sotto assalto e le truppe russe in avanzata a Dnipropetrovsk, Zaporozhye e Charkov. Non bastava uno gravissimo scandalo corruzione che ha travolto i più stretti collaboratori e ministri del presidente. 

Come un fulmine a ciel sereno, è arrivata ieri la notizia di un piano di pace in 28 punti approvato da Trump, proprio mentre a Kiev il presidente del parlamento Stefanchuk sospendeva la seduta della Verkhovna Rada per via delle proteste di alcuni membri di Servitore del Popolo, che chiedevano le dimissioni di tutti i funzionari coinvolti nella tangentopoli ucraina e la formazione di una nuova coalizione di governo. 

Zelensky è sotto scacco: in questa situazione di debolezza strategica e politica, non è nelle condizioni di dire di no a Trump. Nonostante il sostegno incondizionato dei partner europei.  

Una capitolazione per Kiev

Le condizioni per la pace in Ucraina sono state segretamente negoziate tra Stati Uniti e Federazione Russa, tenendo fuori la parte ucraina e europea. A fine ottobre, l’inviato speciale del presidente russo, Kirill Dmitriev, ha raggiunto il suo omologo Steve Witkoff negli Stati Uniti. I colloqui si sono tenuti a Miami, per tre giorni, dal 24 al 26 ottobre. Oltre al rappresentante di Trump, vi hanno preso parte il vicepresidente J.D. Vance, il Segretario di Stato Marco Rubio e il genero del presidente Jared Kushner, in base a quanto riferisce NBC citando un alto funzionario americano. 

Il piano in 28 punti manterrebbe i principi di Anchorage, ma sarebbe ispirato all’accordo per Gaza. Secondo quanto riporta la stampa britannica e statunitense, prevede: 

• La rinuncia di Kiev al Donbass, con il ritiro delle truppe e la cessione dei territori sotto il suo controllo;

• Il riconoscimento di Lugansk, Donetsk e Crimea territori legittimi della Russia da parte di Stati Uniti e altri Paesi, senza chiedere il permesso all'Ucraina.

• L’impossibilità per l’esercito ucraino di possedere alcune tipologie di armi, in particolare missili a lunga gittata in grado di colpire Mosca e San Pietroburgo. 

• La riduzione delle forze armate ucraine (saranno ridotte a circa la metà). 

• Nessuna truppa europea sul territorio ucraino che resterà sotto il controllo di Kiev. 

• Riconoscere lo status ufficiale alla lingua russa nello Stato ucraino.  

• Concedere lo status ufficiale alla Chiesa Ortodossa Ucraina afferente al patriarcato di Mosca.

• La rinuncia all’ingresso dell’Ucraina nella NATO. 

• La revoca delle sanzioni alla Federazione Russa. 

• La non perseguibilità della Russia per i crimini di guerra.

Il giornalista Christofer Miller parla di capitolazione. 

Le pressioni americane su Kiev

Oggi pomeriggio Zelensky ha ricevuto ufficialmente dalla parte americana la bozza del piano durante una riunione con il segretario dell’esercito americano Dan Driscoll affiancato dal generale Randy George capo di stato maggiore dell'esercito e da altri alti ufficiali. La delegazione militare è giunta mercoledì a Kiev con lo scopo ufficiale di “contribuire a rilanciare il processo di pace”. 

L’ufficio presidenziale ha riferito che Zelensky nei prossimi giorni discuterà con Trump le opportunità diplomatiche esistenti e i punti principali necessari per la pace.

"Il Presidente dell'Ucraina ha indicato i principi fondamentali importanti per il nostro popolo e al termine dell'incontro odierno si è concordato di lavorare sui punti del piano in modo che ciò porti a una degna conclusione della guerra", si legge nella dichiarazione dell'Ufficio del Presidente.

La leadership ucraina, dunque, non dice di no, ma spera di poter rinegoziare alcune condizioni direttamente con il capo della Casa Bianca. 

Il no dell’UE

I ministri degli esteri dell'UE, riuniti oggi a Bruxelles, non hanno commentato pubblicamente il piano, ma hanno chiaramente fatto capire che si opporranno a richieste che considerano punitive per Kiev. Inoltre  hanno dichiarato che qualsiasi accordo non dovrà privare l'Ucraina della possibilità di difendersi.

Il ministro degli esteri polacco Sikorski ha affermato che l'Ucraina, in quanto vittima del conflitto, non deve subire limitazioni alla sua capacità di difesa.

Il capo della diplomazia europea Kallas ha dichiarato che qualsiasi accordo deve includere il sostegno degli europei e dell'Ucraina stessa. Ha inoltre osservato che il piano di Trump non prevede alcuna concessione da parte della Russia.

Zelensky sotto scacco?

Tuttavia, il sostegno incondizionato dei partner europei potrebbe non essere sufficiente. L’inchiesta Re Mida sta mettendo a dura prova la solidità della leadership ucraina. Le indagini stanno ormai lambendo Zelensky, il cui nome è comparso in un nuovo fascicolo del NABU di accuse contro il suo più stretto socio, Timyur Mindich, assieme a quello di ministri e funzionari di alto profilo. 

A quanto pare,Trump ha deciso di sfruttare la situazione per mettere sotto scacco Zelensky e costringerlo a fare concessioni significative sulle condizioni per la fine della guerra. La Casa Bianca vuole concordare con Ucraina e Russia il documento quadro già entro la fine di novembre o addirittura questa settimana. Trump e i suoi ritengono che Zelensky si trovi ora in una posizione tale da essere costretto ad accettare il loro piano, qualunque siano le condizioni. Lo scrive Politico citando una fonte dell'amministrazione americana.

L’amministrazione statunitense ha premura di chiudere la partita in Ucraina. La situazione sul campo è sfavorevole a Kiev. L’esercito ucraino soffre di un’emorragia di uomini, i fronti si sgretolano, le ultime roccaforti del Donbass a difesa di Sloviasnk e Kramatorsk hanno ceduto, le forze russe penetrano progressivamente a Zaporozhye, Dnipropetrovsk, Charkov. 

Per Trump non si tratta di segnare una spunta in più nel suo elenco immaginario di guerre concluse di cui si vanta con i media, quanto di non perdere potere negoziale al tavolo delle trattative. Per il momento le regioni rivendicate da Mosca sono quattro. Se i combattimenti non si fermano subito, “diventeranno cinque o sei”, come disse il capo delegazione russa Vladimir Medinsky al primo colloquio con la squadra ucraina lo scorso maggio.  

Clara Statello

Clara Statello

Clara Statello, laureata in Economia Politica, ha lavorato come corrispondente e autrice per Sputnik Italia, occupandosi principalmente di Sicilia, Mezzogiorno, Mediterraneo, lavoro, mafia, antimafia e militarizzazione del territorio. Appassionata di politica internazionale, collabora con L'Antidiplomatico, Pressenza e Marx21, con l'obiettivo di mostrare quella pluralità di voci, visioni e fatti che non trovano spazio nella stampa mainstream e nella "libera informazione".

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