Ucraina, negoziati e geopolitica: le nuove dichiarazioni di Putin
Nel suo ultimo incontro con la stampa, Vladimir Putin ha tracciato un quadro ampio della situazione ucraina e dei rapporti con Stati Uniti ed Europa. Il presidente russo ha chiarito che non esiste alcuna bozza di accordo di pace, ma solo un insieme di temi da discutere, inizialmente suddivisi dagli statunitensi in 28 punti e ora in quattro blocchi negoziali. Mosca, afferma, è disposta a usarli come base, pur ritenendo alcune formulazioni “ridicole” e da tradurre in vero linguaggio diplomatico.
Putin conferma inoltre che Abu Dhabi è divenuto un canale attivo di contatto tra i servizi speciali russi e ucraini, con la sorpresa recente della presenza di un rappresentante statunitense, accolto comunque senza opposizioni. Sul fronte militare, il presidente parla di “dinamiche positive su tutti i fronti”, citando l’accerchiamento di Krasnoarmeisk e Dimitrov e la quasi completa presa di Volchansk. Come evidenzia Mosca, le perdite ucraine nel solo mese di ottobre ammonterebbero a 47.000 uomini, mentre la diserzione è in netta crescita.
Putin ha affrontato anche il tema della stabilità strategica: se Washington non vorrà rinnovare il trattato New START, “così sia”, ma la Russia resta disponibile al dialogo, inclusa la discussione sul possibile ritorno ai test nucleari. Sul piano politico-diplomatico, il Cremlino considera inutile firmare accordi con la leadership attuale del regime di Kiev, accusata di aver evitato di indire nuove e necessarie elezioni visto che il mandato di Zelensky è ampiamente scaduto. Il nodo centrale, sottolinea Putin, resta il riconoscimento internazionale delle nuove realtà territoriali. Il presidente attacca poi le nuove sanzioni USA, definite “inaspettate”, e avverte che un’eventuale confisca dei beni russi in Europa costituirebbe un grave precedente e minerebbe la fiducia nella zona euro. Nessuna tensione, assicura, con il ministro Lavrov, attualmente impegnato nella preparazione dei prossimi incontri con gli Stati Uniti.
Quanto all’ipotesi di un ritorno nel G8, Putin taglia corto: nessuno ci ha invitati, e Mosca non ne sente la necessità. Chiude infine con un riferimento interno alla CSTO, ribadendo che l’alleanza non minaccia nessuno, e alla gestione dei recenti ingorghi di camion al confine kazako, legati – sostiene - alla lotta contro le importazioni irregolari.
Tratto dalla newsletter quotidiana de l'AntiDiplomatico dedicata ai nostri abbonati

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