Un Crosetto è per sempre

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Un Crosetto è per sempre


di Marco Trionfale*

Fino a qualche giorno fa, per mia negligenza, non avevo nessuna idea su che persona fosse Guido Crosetto. Sentivo dire in giro fosse uno dei migliori della variopinta compagnia Meloni. Così quando ho saputo di una sua intervista concessa a Marco Travaglio, dunque non al solito clone VespaMentana, l’ho guardata per cercare di capire.
E qualcosa ho capito, almeno credo.

Ho notato che Crosetto ha puntualizzato, due volte, di essere una persona razionale; che è un po’ come affermare: “Sono un essere umano”. Sarà che è abituato a trattare con persone non razionali? Che in passato qualcuno lo ha accusato di non esserlo? Bah, mi sono detto, capirò più avanti.

A un certo punto dell’intervista Crosetto, ministro della Difesa, si lascia andare a questo spericolato parallelismo: “Non è che gli Usa stiano abbandonando l’Europa, è che, come un buon padre di famiglia, stanno dicendo al figlio ormai grande: ti ho mantenuto fino ad ora, ti ho protetto, adesso cammina con le tue gambe”.

Una visione del mondo allegra e spensierata. Mi ha fatto ripensare ai tempi in cui Silvio, il fu capocomico della compagnia, raccomandava di trattare gli elettori come alunni di quarta elementare, “E non fatta nel primo banco”, aggiungeva per consolidare la sua fama di mattacchione.

Quando il giornalista gli ha fatto notare che non è esattamente la stessa cosa, che gli Usa hanno avuto il loro tornaconto dal loro ruolo di protettori, l’uomo razionale ha risposto: “Si va be’, ma sempre meglio che stare sotto l’ombrello dell’Urss o della Cina!”.

Che è un po’ come sostenere A, e quando ti vien fatto notare che A è falso, tu rispondi: “Sempre meglio di B”. Un non sense. E mentre Travaglio pensava a come riallacciare i fili della logica, il buon Crosetto, ridendo, era già passato ad altro.

Questo non sense mi ricordava qualcosa. Ci ho pensato un po’ su, e mi è venuto in mente.

Ricordate la scena del treno con Totò e l’onorevole Cosimo Trombetta? Questi prova a instaurare un dialogo con il compagno di scompartimento, il quale gli mette costantemente le mani addosso, finché l’onorevole non sbotta: “Ma insomma, la pianti di toccarmi!”. E l’altro: “Si va be’, io tocco; ma perché lei fa il ritocco?”
E approfittando dello sbigottimento dell’onorevole, Totò cambia rapidamente discorso e prosegue con altre facezie. Dal punto di vista scenico è lui quello che ha vinto. 
Ma possibile che un ministro della difesa della Repubblica Italiana usi il trucchetto del ritocco come Totò?

Parrebbe di sì. In un’altra occasione Crosetto se ne esce con la strabiliante dichiarazione che la Nato non ha mai aggredito nessuno. Il giornalista aggrappandosi disperatamente alla realtà, gli fa notare che ha aggredito Serbia, Iraq e Libia. Ne segue questo brevissimo botta e risposta:
-  La Nato è intervenuta sulla base di risoluzioni -
– Contro le risoluzioni! – 
- Sulla base di risol… vabbè comunque l’hanno fatto perché non c’era il ministro della difesa Crosetto. -  
Applausi e risate.
Evvai di ritocco!

In un’ennesima occasione per dimostrare che la Nato non si è mai espansa verso est, ha asserito con forza che la Svezia ci ha messo due anni e mezzo per essere ammessa. E quindi? Un altro non sense.

Ma allora, mi sono chiesto non volendo dubitare delle affermazioni di un ministro sulla propria razionalità, non sarà che anche l’uso del ritocco e dei non sense sia per lui un esercizio di razionalità?

In quale caso dichiarazioni senza senso possono essere ritenute razionali? Be’, ad esempio quando si vuole convincere qualcuno.

È quello che fa Totò nella scena in cui vende la fontana di Trevi: racconta un sacco di cose non proprio verissime al fine di convincere il malcapitato a comprare.
Ma cosa mai potrebbe volerci vendere Guido Crosetto?

Sì, lo so, viene spontaneo rispondere armi. Eppure non può essere.

Perché durante l’intervista ha affermato, lasciando capire che da ministro ha accesso a informazioni che noi comuni mortali non abbiamo, che la Russia per conquistare l’1,5% del territorio ucraino ha perso, negli ultimi tre anni, un milione e centomila uomini. 

E attualmente ha un esercito di un milione e mezzo di uomini.

La direste mai una cosa così, se voleste convincere qualcuno a comprare armi per difendersi dalla Russia? Non è razionale.

Io, che sono leggermente autistico, ho fatto i conti: mantenendo le proporzioni, per conquistare l’Italia, la Russia perderebbe 33 milioni di uomini; per la sola Lombardia 3 milioni di uomini. Certo se si accontentasse della Romagna (ai russi Rimini è sempre piaciuta) ne perderebbe soltanto 800.000. Pordenone, se uno si accontenta, viene via con meno di 5000 uomini.

Ma se volesse conquistare l’intera Unione Europea perderebbe 470 milioni di uomini. Milione più, milione meno.

Quindi dalle parole del nostro ministro della difesa si deduce che la Russia non è un pericolo serio, non ha nessuna interesse ad attaccarci e non ha senso perseguire chissà quale aumento delle spese militari per difendersi da una minaccia così remota.

E quindi, di nuovo, cosa vuole venderci Crosetto?

Non riuscivo a capire.

Poi mi sono concentrato sul pronome maledetto: io.

Ripercorrendo l’intervista ho contato una miriade di io: io ho detto, io ho convinto, io ho sempre sostenuto, io non avrei mai fatto…e lì mi è preso lo sconforto.
Ecco allora, meschinamente, a cosa servivano il ritocco, i non sense, le battutine: a dare una bella immagine di sé, ad apparire vincente in un dibattito, contando sulla semplicità di un pubblico per il quale, quando si assiste a uno spettacolo, alla fin fine, quel che conta è divertirsi.

In conclusione quindi, quel che temo d’aver capito è che, in questo mondo di perenni adolescenti afflitti da narcisismo patologico, solo questo voleva venderci il ministro: un Crosetto. 

P.S. Marco Trionfale, dopo acceso dibattito interiore, diffida se stesso per i secoli venturi dall’accostare in alcun modo il nome di Totò a quello di Guido Crosetto.

*Marco Trionfale, ovvero Mirta Contessi, Franco Costantini e Leonardo Fedriga, hanno appena pubblicato per le edizioni de l’AntiDiplomatico due romanzi comunisti: “Albeggerà al tramonto” e il suo seguito “Il tempo del secondo sole”. Sono le storie un po’ sgangherate dell’impegno sociale di un gruppo di anziani, che decidono sia giunto il momento di ribellarsi al potere costituito, sempre più impudente e corrotto, riscoprendo la voglia di lottare per la propria e la nostra libertà. Merco Trionfale scrive del tempo maledettamente reale, e nello stesso tempo surreale e travolgente in cui viviamo, con echi della fantasia di Stefano Benni, del sarcasmo atroce di Daniel Pennac, del realismo magico di Tullio Avoledo, con le note sgangherate dei Leningrad Cowboys e qualche personaggio che assomiglia fin troppo ai leader in “Libera Baku Ora”.

 

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