Daniele Luttazzi - Wikileaks, ecco le email che spiegano gli sforzi di Hollywood per Israele
Riassunto della puntata precedente: il progetto coloniale e criminale israeliano a Gaza e in Cisgiordania è legittimato dagli Stati Uniti: mantenere il consenso del pubblico americano è cruciale per Israele. Molti produttori di Hollywood collaborano con Israele per difendere i suoi crimini di guerra, ostacolando gli artisti critici: anche per questo vanno lodate le star che si espongono contro il genocidio in corso. Email pubblicate da Wikileaks dimostrano inoltre che nel 2014 influenti magnati dell’intrattenimento Usa si mobilitarono per difendere Israele dalla condanna internazionale dopo che un ennesimo, illegale attacco israeliano a Gaza aveva causato migliaia di vittime civili e oltre 100.000 sfollati.
Il produttore Ron Rotholz: “È indispensabile che le figure di spicco delle comunità cinematografiche, televisive, mediatiche, digitali e teatrali di Los Angeles e New York, che sostengono uno Stato ebraico forte e potente, sviluppino una strategia di contatto con i colleghi di Londra e d’Europa e con le comunità creative di qui e d’Europa per promuovere e spiegare la causa israeliana”. Il produttore Cassian Elwes: “Che ne direste se ci unissimo e realizzassimo un documentario sull’ascesa del nuovo antisemitismo in Europa? Tra tutti noi, sono sicuro che potremmo trovare un modo per distribuirlo e portarlo in luoghi come Cannes, in modo da dare una risposta a persone come Loach. Magari potremmo cercare di raccogliere il sostegno delle comunità cinematografiche in Europa per aiutarci a distribuirlo in quei Paesi”. “L’idea mi piace”, rispose il tycoon dell’editoria Jason Binn: “E la promuoverò in modo massiccio a tutti i 3,2 milioni di abbonati alla rivista, su tutte le piattaforme. Posso anche sfruttare i 9 milioni di membri di Gilt” (il suo sito di shopping). “Anch’io”, disse Amy Pascal, co-presidente della Sony Pictures. Mark Canton, produttore del film 300 (il cui protagonista era Gerard Butler, guarda un po’ che coincidenza), si impegnò a raccogliere altre adesioni: “Aggiungiamo Carmi Zlotnik a questa lista in crescita” (Zlotnick è un famoso dirigente tv). Ben Silverman, ex presidente di Nbc Entertainment e Universal Media Studios, informò il gruppo di aver scritto a Peter Gelb, direttore generale del Metropolitan Opera di New York, perché bloccasse una rappresentazione de La morte di Klinghoffer, la storia di un dirottamento aereo da parte del Fronte di Liberazione della Palestina: “Suggerisco che ognuno di voi lo chiami lunedì nel suo ufficio al Metropolitan ed è importante che esprimiate il vostro punto di vista sull’aiuto che potrebbero dare i donatori del Metropolitan”.
Il produttore George Perez: “Ho incluso nel nostro gruppo email Kobi Marom, un comandante in pensione dell’esercito israeliano. Kobi lavora a stretto contatto con gli Amici delle Forze di Difesa israeliane che hanno bisogno di donazioni”. Il gruppo inserì nel gruppo anche Natalie Portman, che s’arrabbiò con Kavanaugh: “Come sono finita in questa lista? Non avresti dovuto mettere in copia il mio nome perché in tal modo 20 persone che non conosco avranno le mie informazioni personali. Ora dovrò cambiare il mio indirizzo email. Grazie”. Eloquente la risposta di Kavanaugh: “Mi dispiace. Hai ragione, gli ebrei che vengono massacrati per le loro convinzioni e i membri di Cannes che chiedono il boicottaggio di tutto ciò che è israeliano o ebraico sono molto meno importanti del fatto che il tuo indirizzo email sia stato condiviso con 20 dei nostri colleghi che stanno cercando di fare la differenza. Le mie più sentite scuse. Ieri ho pranzato con il Console Generale di Israele che mi ha parlato di J Street (una lobby Usa sionista, ndr). Era così perplesso, confuso e preoccupato, quando ha saputo che hai sostenuto i nostri nemici, che mi ha pregato di mettervi in contatto”. (4. Fine)