Governo Renzi, ormai "lobbista" dichiarato del TTIP

Governo Renzi, ormai "lobbista" dichiarato del TTIP

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di Alessandro Bianchi


Come vi abbiamo raccontato nei giorni scorsi, esistono oggi in Italia due principali sponsor degli interessi internazionali che “chiedono” il famigerato TTIP, la Nato economica: Calenda, neo ministro, da un lato, e il vice-direttore del Fatto Quotidiano Feltri, arrivato al record di tre articoli in pochissimo tempo sull'argomento.
 
In un'intervista al Corriere di ieri, il ministro per lo sviluppo economico, colui che è riuscito in pochissimo tempo nel record di farci rimpiangere la Guidi, sostiene, in modo abbastanza incredibile, come la “Nato economica” agevolerà, non danneggerà, le PMI italiane e non agevolerà, anzi colpirà, le multinazionali. Fantascienza, ormai (per un'analisi approfondita vi rimandiamo a qui e qui).

Alla domanda del giornalista del Corriere sull'ipotesi in cui l'accordo dovesse fallire, Calenda dichiara: «Perderemmo un’occasione di crescita straordinaria, ma soprattutto la possibilità di definire regole e standard avanzati e globali da fare valere verso quei Paesi che non accettano regole uguali per tutti gli attori della globalizzazione. Inoltre significa accumulare da parte europea un ritardo, poiché nel frattempo il governo statunitense ha raggiunto un accordo sul Tpp, ossia il trattato commerciale tra Stati Uniti e i Paesi dell’area Pacifico».
 
Il senso è chiaro. L'Italia deve fare da lobbista con i più riluttanti francesi e tedeschi perché la strategia degli Stati Uniti di legare ai suoi interessi più aree possibili attraverso vari emulatori del NAFTA, come il TTIP in Europa, abbia successo.
La strategia degli Stati Uniti è chiara, dicevamo, ed è anche chiaro quello che accadrebbe ai paesi che cadono nella trappola o rete degli accordi che si auto-definiscono di “libero scambio”, ma che di libero hanno veramente poco. 

Il NAFTA (North American "Free" Trade Agreement), il Trattato Zero ideato dagli Usa, ha un suo topo da laboratorio che deve essere studiato molto approfonditamente: il Messico, emblema di come i trattati internazionali possono influenzare l'economia, la politica e la società di una nazione.

Un po' quello che la Grecia rappresenta per l'euro, il Messico lo rappresenta per questi trattati che gli Stati Uniti stanno imponendo o cercano di imporre in giro per il mondo.

Cosa è accaduto in Messico? Nonostante i benefici economici presunti che il trattato avrebbe dato al Messico nel medio e lungo termine – così era stato venduto nel 1994 - in realtà, nel paese è aumentata a dismisura violenza, povertà e criminalità organizzata. Il numero dei dispersi in Messico supera 25.000 persone. Mentre nel 1994 il Messico era quasi autosufficiente a livello alimentare, nel 2014 è diventato un importatore netto di prodotti di prima necessità. Tutto questo spiega perché il 60% dei 112 milioni di abitanti del Messico sono poveri e senza accesso alla sicurezza sociale, con 30 milioni di persone che lavorano in situazione informale a salario minimo.
 
Ma stanno tutti male in Messico? No, chiaramente, grazie ai decenni di Nafta, la ricchezza dei miliardari in questo paese è passata da 44.100 a 129.300 milioni di euro. Principali beneficiari: le multinazionali dell'energia e del petrolio, con le banche americane "hanno preso il controllo del settore finanziario nazionale. Il Messico è ormai diventato il primo laboratorio americano per rimodellare uno Stato e accogliere gli interessi delle sue multinazionali", scrive Vicky Pelaez. 
 
In Messico, infine, 2 milioni di contadini in Messico vivono in condizioni di semi-schiavitù e sono quotidianamente costretti a lavorare più di 15 ore al giorno, tra vessazioni e abusi dei loro datori di lavoro (Qui il rapporto di  Red de Jornaleros Internos).
 
Vogliamo davvero il TTIP? Ancora crediamo ai vari Cassandra dell'economia che ci parlano dei “benefici” come i tristemente noti rapporti degli “economisti” della Commissione europea prima dell'imposizione anti-democratica dell'euro come moneta comune? 
 
Nella conclusione di quest'intervista al Corriere, Calenda mostra tutta l'arroganza e l'anti-democratica del regime di Renzi, scelto come lobbista in Europa del TTIP.  “Non capisco quelli che vogliono fermare il negoziato ora. Vediamo prima cosa uscirà dall’accordo. Il processo di approvazione prevede: voto all’unanimità del Consiglio Ue, voto del parlamento europeo, voto favorevole di tutti i parlamenti nazionali degli stati membri”. Calenda, che si è rimangiato già questa sua precedente dichiarazione in cui voleva annullare il voto dei Parlamenti nazionali, perché d'intralcio ai lavori della Commissione, perché non fa pressione a Bruxelles per la pubblicità di negoziati segreti? Perché i parlamentari in Europa o in Germania, i pochissimi, che hanno avuto accesso per un'ora e in condizioni disagiate a parte dei negoziati, hanno denunciato questo e questo? E, quindi, ribadiamo, vi fidate ancora di questi nuovi profeti dei benefici del regime neo-liberale della globalizzazione?
 
“E' necessario che si recuperi la sovranità popolare che ponga freno a una globalizzazione che avvantaggia esclusivamente le multinazionali, i cui profitti sono basati sulla perdita dei diritti del lavoro e dei diritti sociali che la gente aveva acquisito”, scriveva recentemente il Prof. Navarro. Joseph Stiglitz, premio nobel per l'Economia, è arrivato a consigliare i cittadini inglesi a votare per il Brexit per aggirare i pericoli per la democrazia inerenti con il TTIP. 

Democrazia, diritti sociali e del lavoro. I loro ultimi residui in Italia sono messi a serio rischio per la Nato economica e attraverso chi, come Feltri e Calenda, si è trasformato in suo megafono.

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