Panebianco alla guerra

Ma quali atrocità, quali angherie avrebbe subito il giornalista? Il video

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Panebianco alla guerra



di Francesco Santoianni 
 

Ma quali atrocità, quali angherie avrebbe subito il giornalista Angelo Panebianco per gemere, ieri, sulla prima pagina (tre colonne, e poi per altre due intere pagine interne) del Corriere della Sera? È stato destinato all’ergastolo (come per Can Dundar ed Erdem Gul, Giornalisti colpevoli di rivelare il supporto di Erdogan a tagliagole dell’ISIS)? È stato condannato a morte, come per Oles Buzina, Sergej Sukhobok, Igor Korneliuk e altri 25 Giornalisti assassinati negli ultimi mesi in Ucraina per la loro opposizione alla guerra al Donbass? È costretto a barricarsi, da anni, in una ambasciata come per Julian Assange, Giornalista, fondatore di WikiLeaks?
No l’unica “violenza” subita da questa Grande Firma del Corriere della Sera è stata una, sostanzialmente pacifica (si veda il
video), contestazione ai suoi continui editoriali che invocano una nuova guerra alla Libia. Anzi per citare le parole del primo comunicato ANSA “Incalzato da una serie di domande provocatorie Panebianco avrebbe deciso di sospendere la lezione e spostarla in un’altra aula”. Tutto qui? Si, tutto qui.


Nonostante ciò, parole di condanna per questa “aggressione alla libertà di stampa” grondano su tutti i giornali e TV. E pensare che, secondo un vecchio adagio del Giornalismo, “La pena del cronista non fa notizia”

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