A 6 anni dal rapimento dell'Isis di Padre dall'Oglio. I dubbi della sorella sulla volontà degli Usa di far luce sulla vicenda
Sesto anniversario del rapimento del gesuita Paolo dall’Oglio, commemorato, quest’anno, con una conferenza stampa all’Associazione Stampa Estera dei suoi familiari. Ai quali rinnoviamo la nostra umana solidarietà. Tutt’altro verso l’Associazione giornalisti amici di Paolo Dall'Oglio capitanata dal giornale “l’Avvenire” che celebra l’anniversario con l’articolo intitolato “Padre Dall'Oglio, gli Usa offrono 5 milioni a chi dà informazioni”. Peccato che la sorella di dall’Oglio, Francesca, abbia espresso ieri inequivocabili dubbi sulla volontà degli USA di far luce sul sequestro “Nel 2013 l'Isis non era ancora nato, forse ci si poteva andare a Raqqa (città dove è stato rapito dall’Oglio, ndr) a sapere qualcosa. Ora Raqqa è occupata dai nostri alleati della Nato, ma a noi solo rassicurazioni verbali che si sta lavorando per arrivare a una verità"
Peccato anche (come riferivamo qui) che un celebre inviato RAI, andato, nel 2018, a Raqqa per intervistare il “testimone chiave”, l’emiro Abd al-Rahman al Faysal Abu Faysal, responsabile dei prigionieri occidentali per conto dei jihadisti), non lo abbia potuto incontrare per il diniego degli USA che occupavano (e occupano) la città.
Non potendo insistere sulla protezione degli USA a criminali jihadisti (soprattutto i capi dell’ISIS), non resta ai sedicenti “Amici di Paolo Dall'Oglio” che diffamare chiunque osi mettere in dubbio le sue posizioni “profondamente cristiane”. Non possiamo, a questo punto, che rimandare a ciò che egli pubblicava on line poco prima del suo sequestro e che, tra l’altro, ci aveva spinto a scrivere una lettera aperta a Lucia Annunziata, (direttrice del sito che ospitava il blog di dall’Oglio) per chiederle se riteneva normale che in Italia si potesse, tanto per dirne una, inneggiare pubblicamente all’uso dell’arma chimica in Siria.
Francesco Santoianni