Bunker e maschere antigas. I cittadini polacchi si addestrano contro la "sicura" aggressione russa
di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico
Sulla scia del rigoroso vaticinio pronunciato un mese fa dal gran sacerdote delle profezie europeiste, l'ex primo ministro lituano e attuale commissario europeo alla difesa, Andrius Kubilius, secondo cui la Russia, tra cinque anni, o forse anche prima (le opache interiora della vittima sacrificale non consentivano una più puntuale divinazione) invaderà sicuramente un paese UE, o forse anche più di uno, ecco che anche in Polonia – nei Paesi baltici ci si prepara ormai da anni – si approfitta dei fine settimana, con tempo più o meno soleggiato, per addestrarsi alla difesa da quell'invasione.
Un servizio della BBC, ripreso da PolitNavigator, illustra come i semplici polacchi si siano dati a imparare come indossare correttamente maschere antigas e rifugiarsi nei bunker. Pare che in un poligono non lontano da Breslavia, i civili polacchi facciano addirittura la fila in attesa di poter imbracciare le armi: «giovani e meno giovani, uomini e donne, genitori e bambini, si sono radunati al poligono con un unico obiettivo: imparare a sopravvivere in caso di attacco armato». Ca va sans dire: attacco russo.
Oltre al tiro, il programma "Train with the Army" prevede esercitazioni nel corpo a corpo, primo soccorso e assuefazione a infilarsi una maschera antigas, scrive la BBC. Il tutto, sotto la guida del capitano Adam Sielicki, coordinatore del progetto, il quale assicura che, dati gli attuali «tempi pericolosi, dobbiamo essere pronti» e specifica che il governo prevede di espandere il programma in modo che venga addestrato ogni maschio adulto. Ma, e allora, dove li mettiamo «giovani, donne, genitori e bambini» di cui parla la BBC? Evidentemente, data la «minaccia militare dalla Russia», nessuno in Polonia può sentirsi al sicuro; dunque, «ci stiamo preparando per questo». E, d'altronde, se nei piani di Varsavia c'è il raddoppio delle forze armate, da 216.000 a cinquecentomila uomini, facendone il secondo esercito più grande della NATO dopo gli USA, non si potrà guardare troppo per il sottile riguardo a età, genere e orientamenti culinari.
Non da oggi, la Polonia sta allargando il proprio parco armamenti, ad esempio, con l'acquisto dalla Corea del Sud di 672 obici semoventi K9, 288 sistemi lancio Chunmoo, 1.000 carri K2 (Black Panther) e 48 caccia KAI T-50 (FA-50GF), con contratti anche con USA, Svezia e altri fornitori per naviglio, velivoli, artiglierie e sistemi razzo. E, quest'anno, il programma è quello di destinare alla “difesa” il 5% del PIL: la cifra più alta della NATO. Cosa volete: quando si ha a che fare con un vicino così aggressivo, che tra cinque anni, o forse anche prima, invaderà sicuramente un paese UE, o forse anche più di uno, non si può stare a centellinare le spese.
E, però, a detta della BBC, la corsa di «giovani e meno giovani, uomini e donne, genitori e bambini» al poligono di Breslavia è motivata anche dalla constatazione che, nonostante tali grandiosi piani di riarmo, pare che i polacchi, messi di fronte a «una situazione davvero critica», non facciano troppo affidamento sul proprio esercito. Ecco dunque il frenetico fai da te, possiamo aggiungere, di “giovani, donne e bambini”. Tanto più che, a fronte dei diecimila militari yankee attualmente di stanza nel paese, già il mese scorso Washington ha annunciato il ritiro delle truppe dalla base di Rzeszów, nell'est del paese.
Così, per non rimanere sguarnita di fronte al “sicuro attacco russo”, Varsavia si è rivolta a Francia e Gran Bretagna per accordi che includano la Polonia nell'ombrello nucleare francese. Per la verità, ricorda ironicamente PolitNavigaror, un attento studio della storia dovrebbe ricordare a Varsavia come un'analoga alleanza militare con Parigi e Londra l'avesse “mirabilmente difesa”, nel 1939, dall'aggressione nazista.
In ogni caso, non manifesta dubbi il rappresentante permanente polacco alla NATO, Tomasz Szatkowski: «credo che Trump ci abbia senz'altro spinto a essere più creativi per la nostra sicurezza. Dobbiamo davvero pensare ad altre opzioni e sviluppare le nostre capacità. Se la Russia continuerà ad avere intenzioni aggressive nei confronti dell'Europa, noi saremo i suoi primi guardiani»: s'intende, sentinelle integerrime ai cancelli dell'Europa “liberaldemocratica”, chiusi a lucchetto contro le mire “autocratiche” euroasiatiche.
E, ancora proprio per la scarsa fiducia nelle proprie forze armate, ecco che, “a grande richiesta del pubblico”, in un deposito nel sud della Polonia è stato allestita una riproduzione di rifugio antiatomico, in cui «giovani, donne, genitori e bambini» possano provare l'ebbrezza del bunker in acciaio, con letti a castello e sistema di ventilazione, che “resiste a ogni attacco”.
Si frega le mani il signor Janusz Janczy, boss di “ShelterPro”, mentre spiega che tali «rifugi sono progettati principalmente per difendersi da una bomba nucleare, ma anche da attacchi armati» ed esulta per il fatto che, dopo l'entrata in carica di Donald Trump, la domanda per i suoi rifugi sia salita alle stelle.
Chi lo diceva che il “ReArm” è solo un programma di “difesa”? Chiedetelo ai Cingolani (“Leonardo”), ai Papperger (“Rheinmetall”) ai Minniti ("Med-Or") e al signor Janusz Janczy che, c'è da scommetterci, si rivolge a una clientela che non è ripescata nei bassifondi di Varsavia.
Finora, dice il “bunkerista” polacco, la ditta riceveva «solo poche chiamate al mese. Ora ce ne sono decine a settimana. I miei clienti temono soprattutto la Russia. E temono che la NATO non intervenga in difesa della Polonia».
Ehhh, le guerre... questi disastri umani, questi macelli di operai e lavoratori... sono sempre un grande affare per i “difensori dei valori liberali”!
In realtà, conclude la BBC, sono davvero disposti i polacchi a difendere il proprio paese, nel caso le apprensioni divengano realtà? Un recente «sondaggio ha mostrato che, in caso di guerra, solo il 10,7% degli adulti si arruolerebbe volontariamente nell'esercito, mentre un terzo dichiara che cercherebbe di fuggire dal Paese o dal campo di battaglia se venisse mobilitato».
Si può esser sicuri che quel terzo di polacchi lascerebbe volentieri l'ebbrezza del bunker ai signori Janczy, Minniti, Papperger, Cingolani, ammesso che questi non fossero fuggiti ancor prima di loro.
FONTI:
I “numerosi” aspiranti guerrieri https://cdn.politnavigator.news/wp-content/uploads/2025/05/photo_2025-05-03_18-44-21-2.jpg
Il modello di bunker del signor Janczy https://cdn.politnavigator.news/wp-content/uploads/2025/05/photo_2025-05-03_18-44-21-3.jpg
Il servizio originale della BBC https://www.bbc.com/news/articles/cj9exj0nn0ko