C’era una volta una parvenza di Diritto internazionale

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C’era una volta una parvenza di Diritto internazionale

 

di Michele Blanco

A partire dal 1945 le potenze vincitrici della Seconda guerra mondiale hanno dato vita a un sistema di organizzazioni internazionali che traduceva in norme i reali rapporti di forza politici. Il diritto, com’è noto, non è mai completamente asettico dalla politica e dalla società. Il Consiglio di Sicurezza, formato da 5 membri permanenti detentori del potere di veto, contraddice fin dall’inizio l’uguaglianza degli Stati sovrani, che è un principio sempre sbandierato dall’ONU stesso.
 
La “guerra fredda” iniziata dal 1947 tra USA e URSS ha completamente minato alla base l’efficacia dell’Organizzazione delle Nazioni Unite che aveva la necessità dell’utilizzo della forza legittima, per fare in modo che tutti i conflitti e le guerre terminassero. Le continue e snervanti mediazioni tra Mosca e Washington nel mondo diviso in due blocchi hanno permesso in alcuni casi all’ONU di funzionare correttamente. La crisi di Suez, del 1956, oppure la guerra del Kippur, nel 1973, dove il Consiglio di Sicurezza sia, indubbiamente, riuscito, con l’accordo tra le principali potenze, a far cessare la violenza e a porre le giuste condizioni per una mediazione di pace.
 
Ma a partire dal 1991, con la dissoluzione dell’URSS e l’inizio del cosiddetto unipolarismo, gli Stati Uniti, rimasti soli come unica superpotenza sulla scena internazionale, avrebbero potuto, e dovuto, dare inizio a un sistema basato sul rispetto veramente democratico tra gli Stati, l’applicazione effettiva del diritto internazionale, che sono le leggi formalmente vigenti avviare maggiore allo sviluppo e la cooperazione tra tutte le nazioni.
 
Purtroppo cosi non è assolutamente stato, ormai dovrebbe essere noto a tutti come le “guerre di esportazione della democrazia”, “le rivoluzioni colorate”, le primavere arabe, l’invasione della Libia siano state senza discussione, se vogliamo rispettare quanto previsto dalle norme contenute nel diritto internazionale vigente, delle colossali violazioni dello stesso diritto internazionale e dei diritti all’autoderterminazione democratica dei popoli.
 
Ormai l’occidente a guida statunitense senza nessuna autorizzazione legale del Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha fatto continui interventi militari, guerre , bombardamenti di nazioni sovrane e, nel farlo, ha  affermato di farlo a nome della presunta “Comunità internazionale”, concetto assolutamente ambiguo, in quanto gli sviluppi politici e economici delle dinamiche internazionali, con la nascita dei Paesi dell’alleanza BRICS, hanno  chiaramente dimostrato come il cosiddetto “Western World” sia oggi  una minoranza politica, economica, tecnologica e, soprattutto, demografica. Gli USA continuano a detenere un potere riconosciuto, basato solo sulla forza della loro supremazia militare e su una governance economica costruita tutta a loro vantaggio, ma non di certo, su una supremazia morale basata sul rispetto dei diritti umani fondamentali e sul rispetto delle fondamentali regole della democrazia.
 
Oggi il baricentro del mondo sta  lentamente cambiando, almeno a partire dal 2008, in un processo graduale ma stabile verso il Pacifico. Obama riconobbe immediatamente questa tendenza, poi sfociata nell’affermazione del mondo multipolare. Oggi due terzi del mondo votano all’ONU in modo differente e quasi sempre contrario all’Occidente. La competizione con la Cina e le guerre in Ucraina come in Medio Oriente sono anche il riflesso di questi cambiamenti.
 
È importante sottolineare che l’espansionismo della NATO ai confini con la Russia inizio nel momento di massima forza dell’Occidente, quando Mosca era letteralmente in ginocchio, con la presidenza Yeltsin, e non poteva, in nessun modo, essere accusata di disegni di conquista verso l’Europa. L’intenzione di alcuni paesi occidentali, dalla caduta dell’Unione Sovietica, di prendere tutte le materie prime alla Federazione Russa, definita dai politici statunitensi “una stazione di benzina con armi nucleari”, inizia senza dubbio dalla volontà di dominio USA e dei problemi del capitalismo occidentale immerso nella trappola del debito, di cui successiva crisi del 2008 è stata la manifestazione più evidente.
 
Il progetto di dominio imperialistico statunitense, a cui l’Unione Europea ha resistito fino al 2014 (fino all’accelerazione degli eventi rappresentata dal colpo di Stato “arancione” statunitense a Kiev e dalla successiva reazione  russa con l’annessione della Crimea), è andato avanti con estrema coerenza. Esso ha portato alla guerra con la Federazione Russia in quanto Mosca, avendo una storia e una potenza diversa, ha rifiutato di giocare il ruolo del perdente. Non ha voluto essere succube di Washington come è accaduto e accade oggi a noi sconfitti della Seconda guerra mondiale: Germania, Giappone e Italia.
 
Le classi dirigenti occidentali considerano il rifiuto della Russia a farsi sottomettere come una minaccia esistenziale per la nostra centralità, ormai in decadenza, e un rischio per i privilegi, non dei popoli, ma della classe dominante economica da Washington a Bruxelles.
 
Ricordiamo le parole di noto tecnocrate italiano, secondo il quale per fare politica bisogna accettare il principio di realtà costituito dal neoliberismo europeo, dal filoatlantismo e dal cieco rispetto del nostro ruolo nel quadro gerarchico della NATO e dell’Europa. Insomma, vogliono farci credere che “non c’è alternativa”; il vecchio slogan della Thatcher, che ha ispirato la politica occidentale a partire dagli anni ottanta del secolo scorso, portando al governo le due destre conservatrici: l’una populista, l’altra tecnocratica.
 
Oggi dobbiamo preoccuparci delle reazioni occidentali all’incursione di droni russi in Polonia, in modo razionale: Nessuno comprende perché mai la Russia, vincitrice sul campo militare in Ucraina, dovrebbe provocare i membri della NATO, mandare droni senza obiettivi specifici verso l’alleato bielorusso e poi in Polonia. Difficile capire le ragioni dell’avviso dato da Minsk a Varsavia nel caso si fosse trattato di un attacco veramente intenzionale russo.
 
Sembra razionalmente evidente il tentativo ucraino e dei cosiddetti “Paesi volenterosi europei”, i veri perdenti della guerra sul campo, di fabbricare alibi al fine di giustificare il rafforzamento di truppe e di armi sul confine orientale, cercando di obbligare Washington e la Nato a restare e ad aumentare la propria presenza. L’allerta costante di una guerra imminente, ma assolutamente improbabile, inoltre manipola il consenso delle opinioni pubbliche europee a favore dell’inutile piano di riarmo e della conseguente perdita di quel che resta dello Stato sociale.
 
L’entrata di Svezia e Finlandia nella NATO è stata l’ultimo pericoloso affronto alla Russia, almeno cosi viene percepito dai Russi, che si sente sempre più accerchiata e andrà sempre più ad essere forzatamente “alleata della Cina”, dove dopo le continue sanzioni europee dirotta, sempre più, le sue esportazioni di gas e petrolio, oltre ad altre materie prime.
 
Oggi tutto questo servirà dal punto di vista effettivo soltanto a far continuare la guerra in Ucraina, ovvero il massacro di persone umane, degli ucraini come dei russi.
 
Il livello bassissimo delle classi governati europee è questo e che tanti esponenti della classe dominante occidentale, inclusi accademici, giornalisti e diplomatici, non si accorgano di quanto instabile e di sia divenuto il mondo, di quanti cambiamenti sta subendo il rapporto di forze economiche tra i paesi occidentali e tutto il resto del mondo. Non dobbiamo più stare tranquilli  perché il futuro che ci stanno preparando fatto di enorme spese militari e sempre meno spese sociali, non sarà roseo.  
 
In Medio Oriente il volto brutale dell’imperialismo occidentale e americano è ormai riconosciuto dalla maggioranza dei popoli del mondo, europei e italiani compresi. Un criminale di guerra, artefice e responsabile del genocidio di Gaza e delle atroci violenze in Cisgiordania, delle violazioni ripetute del diritto internazionale, di guerre mafiose e terroriste contro i vicini, con l’attacco di Doha sono stati aperti in pochi mesi otto fronti militari, non viene fermato da nessuno, in primis dall’Onu organismo che è legittimato dal diritto e dalle leggi internazionali
 
Come se non bastasse Trump e Rubio che assomma le funzioni di Segretario di Stato e Consigliere per la Sicurezza nazionale, ha aggiunto l’America Latina quale obiettivo nella strategia della forza contro il diritto internazionale al fine di ottenere cambiamenti di regime e la totale sottomissione di governi comunque eletti in elezioni, ancora non vassalli alle richieste, di stampo mafioso degli Stati uniti D’America, relative alle fonti di energia e alle materie prime. L’attacco al Venezuela è purtroppo in fase di preparazione.
 
Non bisogna nascondere che una continuità con le politiche reali di Bush, ma anche se con toni più pacati con Clinton e Obama è evidente. Forse l’hard power non è stato mai sostituito dal soft power come la propaganda della globalizzazione che arricchiva tutti ci voleva far credere. Comunque sia gli obiettivi di dominio dei “democratici” USA sono evidenti e sotto gli occhi di chiunque voglia vedere la realtà effettuale. L’Europa e i media del democratico Occidente sono pronti a nuove condanne verbali del Genocidio dei palestinesi e alle aggressioni trumpiane. Ma nella realtà la classe politica europea, italiana compresa, si allinea alla postura bellicosa e oggettivamente eversiva degli Stati Uniti.
 
Basti pensare come, nel recente passato, l’Unione Europea ha sostenuto i tentativi assolutamente antidemocratici di cambiamento di regime a Caracas con sanzioni e l’appoggio al candidato fantoccio statunitense, Guaidó, non votato se non da una esigua minoranza di venezuelani. I cosiddetti “nuovi valori occidentali” sembrano oggi includere il dominio dei Paesi extraeuropei sovrani attraverso il ricatto della violenza. La propaganda contro il narcotraffico venezuelano è un’accusa assolutamente arbitraria, non documentata, prepara il terreno alla nuova aggressione e al battesimo della rinnovata Dottrina Monroe. Il solo motivo per aggredire il Venezuela sono le sue enormi riserve di petrolio e altre importati ricchezze minerarie.
 
La tragedia di Gaza dovrebbero far aprire gli occhi anche all’opinione pubblica occidentale, anche quella più moderata, contro l’attuale disegno imperialista appoggiato dalle lobby della finanza capitalistica e delle armi.
 
In caso contrario dimentichiamo qualsiasi possibilità di vita serena e di rispetto dei diritti, sociali in primis, La stessa idea di un ascensore sociale, che doveva elevare ognuno ad una vita migliore non esiterà più. In una società, mondiale come nazionale, senza diritto, in cui tutto è permesso al più forte il nostro futuro non sarà degno di essere vissuto.

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