Fulvio Scaglione: "le élites europee? Hanno perso la testa. Si attaccano al “gomblotto” per tirare avanti"
di Fulvio Scaglione* - (12 dicembre 2016)
Micromega
Proprio non mancano i segnali grandi della confusione culturale, e quindi anche politica. La risoluzione votata dal Parlamento europeo sulla base del documento scritto da un ex ministro degli Esteri (incredibile ma vero) della Polonia, che mette sullo stesso piano due questioni affatto diverse come l’Isis e la Russia, è solo l’esempio più recente.
Ma anche i segnali piccoli hanno un qualche significato. Uno tra i più gustosi è l’irrefrenabile voluttà con cui i media occidentali, di fronte a un qualche evento inatteso o sgradito, intonano il ritornello: questo piace, conviene, è utile a Vladimir Putin. Hanno cominciato gli americani, in maniera persino comprensibile vista la nevrosi della loro campagna per le presidenziali.
Ovviamente conveniva assai, all’establishment democratico insediato alla Casa Bianca, far passare il rivale (nel caso specifico Donald Trump) per un amico della detestata Russia. Lo hanno ripetuto per mesi e mesi, fino all’ultimo annuncio ufficiale: c’è stato un complotto russo, a colpi di hacker, per far vincere Trump. Lo dice la Cia che, come sappiamo, è la bocca della verità e non ha mai ordito un complotto in tutta la sua storia.
I media europei, che amano seguire quelli americani, non si sono fatti pregare. La Brexit? Non si è detto che l’abbia organizzata Putin ma quasi. E si è descritto un Cremlino in festa per la vittoria del leave, anche se non si capisce bene quale sarebbe la convenienza. Già nel pre-Brexit il Regno Unito si è mostrato uno dei Paesi più anti-russi del mondo, basta pensare alla gestione del “caso Litvinenko”. E oggi, l’attivismo del nuovo Governo inglese, che esalta la Brexit ed è chiamato a realizzarla, non lascia dubbi: Boris Johnson, ministro degli Esteri e a suo tempo gran sostenitore del leave, ripete tutti i giorni che la Russia è una minaccia e invita gli inglesi a protestare davanti all’ambasciata russa contro le operazioni militari ad Aleppo.
Ancora: è stato il Governo inglese pro-Brexit a chiedere per primo che i mondiali di calcio del 2018 non si facciano più in Russia, per punire il Cremlino dello scandalo doping nello sport. In che modo, dunque, la Brexit converrebbe alla Russia? Fuori dalla Ue (se mai davvero uscirà), il Regno Unito non potrà che allinearsi ancor più alla politica estera e di sicurezza degli Usa. E dovrà farlo anche in economia, se i negoziati con l’Unione Europea non consentiranno a Londra di mantenere l’accesso privilegiato al mercato continentale. Che vantaggio è per Putin?
Di Donald Trump abbiamo già detto: l’ha fatto vincere Putin, che ora si frega le mani. È curioso ma con Putin si fregano le mani anche gli animal spirits della finanza americana, che dovevano accogliere l’elezione di Trump con urla di disperazione e invece stanno spingendo l’indice borsistico Dow Jones verso i 20 mila punti, che sarebbe il record di tutti i tempi. Possibile che ai finanzieri a stelle e strisce vada bene ciò che va bene pure al petro-autocrate del Cremlino?
E vogliamo parlare del nostro referendum costituzionale? Dopo la vittoria del “no”, il ritornello “trumpiano” sulla soddisfazione di Putin e sul crollo dei mercati è partito con la puntualità di un treno svizzero. Poi, per fortuna, qualcuno si è accorto che i mercati non facevano una piega. Altri, non essendo alle viste un monocolore Salvini, si sono ricordati che in Europa il leader più scettico verso le sanzioni contro la Russia era proprio Renzi. E che Putin, quindi, non ha al momento grandi ragioni per essere soddisfatto del “no”.
Ma non bisogna stupirsi troppo, è che le élites europee hanno perso la testa. Non ci capiscono più nulla, si attaccano al “gomblotto” per tirare avanti. Basta leggere l’articolo demenziale, firmato da una docente della Sorbona (anche qui: incredibile ma vero), Francoise Thom, pubblicato qualche giorno fa da Le Monde. La signora elenca una serie di risultati elettorali per lei disdicevoli, questi: “Referendum olandese sull’Accordo di associazione dell’Ucraina, la Brexit, l’elezione di Trump, la vittoria del partito del Centro pro-russo in Estonia, l’elezione del pro-russo Dodon in Moldavia, del pro-russo Rumen Radev in Bulgaria, la vittoria di Fillon alle primarie della destra francese”. E li attribuisce in blocco alla “paziente strategia di controllo delle elite e delle opinioni pubbliche straniere da parte del Cremlino”.
A darle retta, ci sono solo due conclusioni possibili: il mondo è popolato di idioti; oppure la Russia è onnipotente. Nell’uno come nell’altro caso saremmo spacciati. Né l’una né l’altra cosa, per fortuna. Solo che, per dirla con Shakeaspeare, ci sono più cose in cielo e in terra di quante ne possa sognare la filosofia di questi Orazio fuori tempo massimo.
*Pubblichiamo su gentile concessione dell'Autore.