Gli Stati Uniti garantiscono la sicurezza del Qatar dopo l'attacco israeliano
Il raid aereo del 9 settembre su Doha, il primo contro un membro del GCC, ha spinto Trump a un impegno militare diretto in supporto del Qatar in caso di futuri attacchi.
di Francesco Fustaneo
Il 9 settembre 2023, un attacco aereo israeliano sulla capitale qatariota di Doha ha violato una linea rossa nella geopolitica del Golfo. Per la prima volta, un membro del Gulf Cooperation Council (GCC) veniva colpito direttamente da un'operazione militare esterna, innescando una crisi diplomatica.
L'attacco ha preso di mira un complesso residenziale nell'esclusiva area di West Bay Lagoon, dove secondo l’intelligence israeliana erano riuniti leader di Hamas, tra cui Khalil al-Hayya e Khaled Meshaal, per discutere una proposta di cessate il fuoco per Gaza. Sebbene gli obiettivi dichiarati - gli esponenti apicali di Hamas presenti- siano sopravvissuti, l'operazione ha portato all’uccisione diversi membri del gruppo palestinese e di un agente di sicurezza qatariota.
L'episodio ha immediatamente suscitato indignazione in tutto il mondo arabo-islamico. La gravità della violazione della sovranità di un paese del GCC ha portato alla convocazione di un vertice di emergenza a Doha il 15 settembre, dove i leader regionali hanno espresso solidarietà al Qatar e condannato fermamente l'attacco israeliano.
Per il Qatar, l'attacco ha rappresentato non solo una violazione territoriale, ma anche una profonda umiliazione strategica. Il paese, designato nel 2022 come "Major Non-NATO Ally" degli Stati Uniti e sede della più grande base militare americana nella regione (Al Udeid), si è trovato vulnerabile nonostante la sua strettissima partnership con Washington.
È in questo contesto di crisi che il Presidente americano Donald Trump, cercando di ricucire lo strappo con il prezioso alleato nell’area, ha emesso il suo ordine esecutivo, impegnando formalmente gli Stati Uniti a garantire la sicurezza del Qatar, incluso attraverso "azioni militari di ritorsione" in caso di nuovi attacchi. Questa rappresenta appunto la diretta conseguenza delle preoccupazioni emerse dopo il raid del 9 settembre.
La visita del Segretario di Stato Marco Rubio a Doha il 16 settembre, era stato il preludio. Rubio ha incontrato i funzionari qatarioti per "riaffermare la duratura partnership sulla sicurezza tra Stati Uniti e Qatar", come lui stesso ha twittato, gettando le basi per la successiva dichiarazione di Trump.
La sequenza degli eventi è chiara: l'attacco israeliano ha creato una crisi esistenziale per la sicurezza del Qatar, spingendo Doha a cercare garanzie più solide dal suo principale alleato. La risposta americana, con l'ordine esecutivo di Trump, trasforma (almeno sulla carta) radicalmente la natura della partnership tra i due stati.
Il portavoce del Ministero degli Esteri del Qatar, Majed al-Ansari, aveva già annunciato dopo i colloqui con Rubio che il paese è "determinato a difendere la propria sovranità". Ora, con la garanzia militare statunitense, Doha ritiene di possedere gli strumenti per farlo in modo molto più credibile.
Solo qualche settimana fa, il 17 settembre, sempre sulla scia di quanto precedentemente avvenuto in Qatar, erano invece stati il Pakistan e l’Arabia Saudita a siglare tra loro uno storico patto di difesa.