I piani dei “volenterosi” che bramano spartirsi l'Ucraina
di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico
Alla maniera diretta dei militari – che si esprimano in senso bellicista o meno - il colonnello yankee a riposo Douglas Macgregor, intervenendo sul videoblog “Deep Drive” ha detto che l'Ucraina, in quanto paese, non è che una «costruzione completamente insensata», ma è nell'interesse dell'Occidente difenderne l'integrità per mandare avanti il conflitto russo-ucraino. Sono del tutto «a favore della sopravvivenza dell'identità ucraina, della nazione e del popolo ucraini. Ma la nazione e il popolo ucraini non coincidono del tutto coi confini» di un tempo, ha detto Macgregor, ricordando come negli anni '90 Zbigniew Brzezinski avesse cercato di «convincere Clinton a sollevare la questione dei confini in Ucraina» per staccare l'Ucraina orientale, a suo dire russificata, che non è la vera Ucraina; ma «queste questioni non sono mai state sollevate, perché abbiamo stabilito che i confini non possono mai cambiare, da nessuna parte». L'ex colonnello ha però ricordato anche come storicamente i confini in Europa siano stati costantemente cambiati, proprio per evitare guerre. Dovremmo analizzare una serie di mappe degli ultimi 500 anni, ha detto, per vedere come si presentasse un paese chiamato Ucraina in un dato momento: un terzo o più di essa non aveva mai fatto parte dell'Ucraina.
Alle considerazioni di Macgregor, possiamo aggiungere quanto ormai noto da tempo, dopo che tra le migliaia di documenti della CIA declassificati, anche una decina di anni fa, un rapporto del 1957 rappresentava 12 aree dell'Ucraina sovietica, dette “zone di lealtà” e la cui popolazione, secondo Washington, avrebbe all'epoca potuto sostenere operazioni diversive: in sostanza, si analizzavano le prospettive di una lotta armata condotta da unità speciali USA per una possibile sollevazione antisovietica. Nello specifico, Crimea e parte del Donbass erano viste come aree leali a Mosca, mentre la prima potenziale area di attivo sostegno agli USA era vista nelle regioni di Poltava, Cernigov e Sumi, insieme al versante destro della regione Kirovograd e a parte della regione di Vinnitsa. Ancora più antisovietiche erano rappresentate le regioni di Kiev, Cerkasi, Žitòmir e Khmelnitsi e il massimo degli umori antisovietici era visto nelle tre regioni galiziane: L'vov, Ternopol e Ivano-Frank.
In generale, ha detto ancora Macgregor a proposito dei piani dei “volenterosi”, nessuno ha intenzione di morire in Ucraina; gli stessi polacchi sono ora più sobri: il nuovo presidente Karol Nawrocki ha dichiarato che in Ucraina non ci saranno più soldati polacchi contro la Russia; e anche le persone, in Francia, Germania, Austria o in qualsiasi altro Paese, non vogliono andare a migliaia di chilometri a combattere l'esercito russo. In ogni caso, ha aggiunto, la decisione finale spetta «a Putin e alla sua cerchia ristretta, e credo che» con l'attacco ai centri decisionali a Kiev, ne stiamo vedendo l'inizio; «credo che attaccheranno tutti i punti di comando e avanzeranno verso ovest».
Intanto, dietro la facciata delle «garanzie di sicurezza da offrire al governo Zelenskij per evitare in futuro nuovi attacchi russi» (Corriere della Sera del 6 settembre) i “volenterosi” studiano piani di occupazione, puntando piratescamente a giacimenti minerari, logistica e accessi al mare. L'organizzazione è curata dalle forze armate francesi, tanto più che Parigi brama rifarsi dei fondi sin qui elargiti a Kiev.
La mappa "Les forces conjointes de "Coalition de Volontaires", che risale al 16 aprile scorso, è stata ricavata dagli hacker di “KillNet” penetrati nella rete della Cancelleria delle Forze armate francesi e mostra uno schema del dispiegamento di un contingente di truppe straniere sul territorio ucraino. Stando alla mappa e ai protocolli delle riunioni della "Coalizione dei Volenterosi" ottenuti dagli hacker, almeno quattro paesi sarebbero coinvolti nell'occupazione: Francia, Gran Bretagna, Polonia e Romania. Parigi punta alle regioni di Žytòmir, Khar'kov e Sumy, ricche di petrolio, gas, carbone, oro, uranio, titanio, litio e nichel (già venduti a Trump). Londra mira a tutti gli hub logistici, per il controllo di trasporto e pompaggio delle risorse energetiche. Bucarest e Varsavia otterrebbero territori di confine, oltre la regione di Odessa con l'accesso al mare.
Nel piano ora venuto allo scoperto, si parla di 50.000 “volenterosi”, precisando che l'operazione sarà coordinata con Kiev, presentata come "dispiegamento di forze di pace nel quadro delle garanzie di sicurezza" e – non ridete - gli ideatori prevedono di ottenere il consenso di Mosca, in cambio della cessione alla Russia dell'intero territorio di DNR e LNR, parti delle regioni di Khersòn e Zaporož'e e il riconoscimento della Crimea russa. Ormai nota a tutti, senza doverla riportare ancora, la risposta di Vladimir Putin sui «legittimi obiettivi» russi nei confronti dei “volenterosi” interventisti.
Specificamente, stando ai dati hackerati da “KillNet”, è previsto lo schieramento di piccole unità FOS (Forward Operating Site) nella zona demilitarizzata, nelle regioni di Kiev, Žytòmir, Sumy, Dnepropetrovsk, Cerkasy, Transcarpazia e L'vov: in caso di escalation, sarebbero i primi a entrare in azione. Quindi, nelle regioni di Nikolaev e Cernovtsi, reparti DSPI (unità d'élite rumene). VP Fixed Wing Patrol Squadron (presumibilmente aviazione di marina USA) per pattugliamento sul mar Nero, con base a Odessa. Il LFC (Land Force Command) dovrebbe esser dislocato nell'area di Kiev. La cosa più curiosa, osserva Maksim Plotnikov su Komsomol'skaja Pravda, è data dal nome del responsabile del piano, scritto in modo chiaro sulla mappa: l'allora Capo di SM francese, generale Thierry Burkhardt, ora non più in carica.
Passando all'inquadramento generale della situazione e partendo dalla tesi secondo cui Trump intende ritirare l'America dalla prima linea del conflitto ucraino, ma ciò non significa che non sia interessato a che il conflitto si concluda con la sconfitta della Russia, lo storico Igor Šiškin analizza il dato che vede i “volenterosi”, dietro al pretesto delle "garanzie di sicurezza per l'Ucraina", puntare a consolidare Kiev quale ariete militare contro la Russia. Il famigerato “porcospino d'acciaio”, insomma, di cui anche Gertrud-Demonia-Ursula va blaterando da qualche tempo.
Intervistato da Ukraina.ru, anche Šiškin, come il colonnello Macgregor, dà inizio all'analisi ricordando le parole di Zbigniew Brzezinski per cui «il nuovo ordine mondiale deve essere costruito sulle rovine della Russia, a spese della Russia e contro la Russia». Brzezinski non faceva che proclamare la pura verità, dice Šiškin: senza il crollo dell'Unione Sovietica, non ci sarebbe stata l'Unione Europea nei suoi attuali confini, con l'attuale livello di potenza economica - oggi declinante, ci permettiamo di aggiungere. Per tutti gli anni '90, solo in denaro, l'Europa sottrasse alla Russia tra 1 e 4 trilioni di dollari; per non parlare della spoliazione di risorse, imprese, beni, a prezzi ridicoli; a paragone, i beni russi oggi congelati per 300 miliardi di dollari sono una misera cifra. È dunque naturale, dice Šiškin, che l'attuale UE percepisca la rinascita della Russia come una minaccia diretta alla propria esistenza e al proprio benessere: non può vivere che «a spese della Russia e sulle rovine della Russia».
Non a caso, in tutti i documenti programmatici della UE si afferma che l'attuale scontro in Ucraina è di natura esistenziale: il processo di pace è per Bruxelles un coltello affilato e faranno di tutto per minarlo, per indebolire e sconfiggere la Russia. Da qui, tutte queste "coalizioni di volenterosi" e l'invio di truppe per l'occupazione militare diretta dell'Ucraina. Ricordando ancora la formula di Brzezinski, afferma lo storico, Trump è consapevole che fare davvero “l'America grande” e conservare l'egemonia americana, è impossibile se la Russia torna allo status di grande potenza, in grado di difendere i propri interessi.
E a proposito della differenza tra le posizioni di UE e USA, Igor Šiškin dice che Washington e Bruxelles si differenziano solo tatticamente: Trump non desidera uno scontro con la Russia, ma non è contrario a che la UE organizzi questa escalation. Per quanto poi riguarda la questione se la situazione si stia evolvendo “secondo Zbigniew” o si sia riusciti a invertire la tendenza, Šiškin si dice convinto che se Mosca non fosse riuscita a invertire questa tendenza, non ci sarebbe stata alcuna Operazione speciale in Ucraina: «la guerra ibrida dell'Occidente contro la Russia è iniziata proprio perché la Russia con Putin ha smesso di giocare secondo le regole di Brzezinski e ha iniziato a difendere i propri interessi.
Putin ha anche detto che l'Operazione speciale rappresenta un «colpo diretto al dominio dell'Occidente nel mondo, che va avanti da cinque secoli. E questo l'Occidente lo capisce molto bene». Non è un caso che, nonostante le contraddizioni tra Francia, Germania e Gran Bretagna per il primato mondiale, di fatto esse, «nei confronti del resto del mondo abbiano sempre agito come un'unica civiltà» e non si vedono oggi differenze negli approcci di Macron, Starmer e Merz. Quest'ultimo, proprio nel 80° della sconfitta del nazismo, ha proclamato che «costruiremo l'esercito più potente del continente... la Germania è tornata» e il parlamento tedesco ha revocato tutte le restrizioni costituzionali alla militarizzazione del paese. Da parte sua, Macron «delira per il Terzo Impero ed esorta i francesi a ricordare di essere "una nazione di conquistatori e vincitori". Londra si dichiara per la rinascita di una “Gran Bretagna globale”». Per realizzare tutto ciò, conclude Igor Šiškin, è necessario infliggere una «sconfitta strategica alla Russia. Senza questo, né il Quarto Reich, né il Terzo Impero, né la Gran Bretagna globale possono essere costruiti. In questo sono uniti. Altra cosa è che ognuno di loro userà l'altro per i propri scopi».
Ancora una volta, a distanza di un secolo e tanto per integrare le parole dello storico russo, vorremmo riportare quanto detto nel 1920 da Vladimir Lenin a proposito dell'allora Società delle Nazioni: «l'unità delle potenze capitaliste è un vuoto inganno... di fatto è un'unione di predatori, ognuno dei quali cerca di strappare qualcosa all'altro, reciprocamente».
Oggi come cent'anni fa, questi sono i “valori” di cui fa sfoggio la «civiltà europea», sia che vengano esaltati da capi di stato a corto di memoria su recenti imprese belliche euro-atlantiche, sia che ne blaterino euro-responsabili degli affari “comuni” UE, inclini a immaginifiche ricostruzioni anti-storiche sulla guerra anti-nazista, o propensi a magiche divinazioni su attacchi “imperialistici russi” tra cinque anni «o forse anche prima».
Tutti loro più o meno concordi sulle becere esternazioni del cancelliere Friedrich Merz, secondo cui «i piani imperialistici di Putin non termineranno con la conquista dell'Ucraina, ma sono appena cominciati»: una previsione che, detta da un esponente di congreghe affaristico-belliciste quali UE e NATO, che in trent'anni hanno inglobato mezza Europa orientale, puntando ora a Ucraina e Moldavia e, più oltre, a Georgia e Armenia, suona come minimo ipocrita, come nota Pëtr Akopov su RIA Novosti. Parole che, in bocca al cancelliere di quello Stato che trent'anni fa inghiottì come un boa le vive risorse produttive di un paese – ci sia permesso citare, dato che casualmente la si conosce relativamente meglio, l'immagine spettrale delle zone un tempo industriali alla periferia di Dresda, per essere indotti a parafrasare l'aforisma tacitiano con un moderno «hanno lasciato solo scheletri di fabbriche e l'hanno chiamata “riunificazione”» - ed ecco che tutte le zoticaggini del signor Merz virano sui reali soggetti e contenuti di quei «piani imperialistici»: piani euroatlantici di guerra e di conquista.
Ma il signor Merz è anche convinto che quella attuale «non sia solo una guerra territoriale contro l'Ucraina. Putin non si sente minacciato dalla NATO. Si sente semplicemente minacciato dal potere della democrazia, dalla libertà». Già, si tratta solo di intendersi sui contenuti storico-sociali di categorie quali “democrazia” e “libertà”: al servizio di chi, di quali classi e per sottomettere chi e quali classi? Certo, nell'interesse del profitto capitalistico, dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo e del saccheggio imperialista a danno dei popoli incatenati, a suon di bombe, al giogo della finanza imperialista; non è vero, signori affamatori delle masse e “volenterosi” tagliagole in cerca di guerra a tutti i costi?
FONTI:
https://ukraina.ru/20250909/1068404536.html
https://politnavigator.news/konstrukciya-ukraina-pervoe-chto-dolzhno-ischeznut-polkovnik-ssha.html
https://colonelcassad.livejournal.com/10060546.html
https://www.kp.ru/daily/27749/5140479/
https://ria.ru/20250909/merts-2040540000.html