In un appello alla nazione il primo ministro giapponese Noda sottolinea l'importanza del nucleare
Il Giappone dipende per un terzo del suo fabbisogno energetico dai quasi 50 reattori nucleari presenti sul suolo nipponico. Dopo il disastro di Fukushima è stata sospesa l’attività di tutti quanti gli impianti. Ma con un Medio Oriente che risente dell’instabilità politica dovuta alle crescenti tensioni tra Iran e Israele, al caos politico post Gheddafi in Libia per non parlare della situazione siriana che tende la regione, l’alternativa petrolifera per Tokyo è assai costosa.
Il Primo Ministro Noda dopo mesi di quasi infruttuosi negoziati con le singole prefetture locali dove sono siti i reattori nucleari per la loro riapertura ha deciso di rivolgersi alla nazione. In un discorso di trenta minuti ha spiegato alla nazione che gli standard di vita del popolo nipponico sono a rischio senza l’energia nucleare soprattutto andando incontro all’estate quando il consumo energetico è più alto. Al momento altre fonti di energia sono care e in un paese che economicamente risente della crisi globale la rimessa in funzione degli impianti nucleari diventa cruciale per evitare il caos sociale. Parole che pesano come macigni quelle di Noda che per ora ha ottenuto almeno la riapertura dell’impianto di Ohi nel distretto di Osaka, cuore dell’industria elettronica nipponica. Nel prossimo messo l’esecutivo nipponico spera di riattivare altri tre reattori nucleare ma serve l’appoggio della cittadinanza nipponica.