Luigi de Magistris e il Venezuela, che delusione!
Dopo un tombale silenzio durato ben quindici giorni, pressato dalla richiesta di Potere al Popolo che gli chiedeva un netto pronunciamento sul golpe in Venezuela, Luigi de Magistris, già “Cantore del Madurismo”, si abbandona farisaiche equiparazioni tra aggressori e aggrediti. Uno straziante cerchiobottismo nel quale la parola “golpe” non viene mai nominata. A differenza di “popolo del Venezuela”, nominato ben diciotto volte; ovviamente, senza specificare se si tratta delle oceaniche folle che riempiono le piazze per prepararsi, insieme a Maduro, ad affrontare una invasione o dei cortigiani di Guaidó che – come in Libia, Siria, Ucraina… - invocano gli USA di venirli a “liberare”. Il tutto aggravato da considerazioni come quella sulla “sofferenza insopportabile della popolazione e su un governo distante dalle masse” che rischia di giustificare le peggiori infamie messe in atto contro un legittimo presidente.
Peccato. Perché con la clamorosa spaccatura nel Governo Conte rappresentata dal “sovranista” Salvini che riceve al Viminale i rappresentanti di Guaidó, una ben altra posizione di de Magistris gli avrebbe permesso di ergersi – al pari di Melenchon o di Corbyn – a punto di riferimento per le elezioni europee. Così non è stato. E, ora, al massimo, può sperare di tornarsene nell’ovile di Varoufakis.
Sic transit gloria mundi
Francesco Santoianni