Ma davvero nessuno in RAI sapeva dell'intervista di Monica Maggioni a Bashar al Assad? Oppure è arrivata qualche telefonata?
Ma davvero nessuno in RAI sapeva dell’intervista di Monica Maggioni a Bashar al Assad? O, forse, è arrivata troppo tardi qualche telefonata da Tel Aviv o da Berlino? Probabilmente non lo sapremo mai. Intanto per distogliere “l’opinione pubblica” (cioè quei pochi che, sono riusciti a vedere l’intervista relegata su un link su RaiPlay rintracciabile solo attraverso il motore di ricerca) dalle accuse di Assad all’Unione Europea di aver alimentato la guerra alla Siria, provvedono i media main stream che ci deliziano con i surreali “io non ne sapevo niente” dei dirigenti RAI.
Ma cosa c’è dietro la planetaria figuraccia di una RAI che prima realizza l’intervista e poi la censura? Secondo l’agenzia AGI, l’intervista avrebbe dovuta essere trasmessa su RaiNews “ammortizzata” da un successivo “dibattito” con “esperti” che, verosimilmente, avrebbero dovuto “smontare” qualsiasi cosa il vituperato Assad avrebbe detto. Ma, dopo l’apertura ad Assad espressa, qualche giorno fa da di Maio (ministro degli Esteri!), l’escamotage del “dibattito”, verosimilmente, è stato ritenuto insufficiente da una RAI che, così, è dovuta ricorrere ad una autocensura che, quasi, fa rimpiangere i mutandoni imposti nel 1962 alle Gemelle Kessler.
Una RAI con vertici nominati, per lo più, dal Movimento Cinque Stelle il quale ne esce a pezzi da questa storia per il suo assordante silenzio. Silenzio rotto da una unica voce: quella del senatore Alberto Airola, (Commissione di vigilanza servizi radiotelevisivi) che, addirittura, invita la Maggioni a “spiegare il suo operato visto che, con il ruolo che ricopre, ha commesso decisamente una leggerezza creando imbarazzo, discredito e addirittura un incidente diplomatico”.
Francesco Santoianni