Marco Travaglio - Orfani di guerra
di Marco Travaglio - Fatto Quotidiano, 10 ottobre 2025
L’accordo di pace per Gaza e non solo, quale che ne sia la durata, conferma ciò che abbiamo sempre sospettato: in politica estera Donald Trump è il peggior presidente degli Stati Uniti degli ultimi trent’anni, esclusi tutti gli altri. Il suo piano è pieno di buchi, non coinvolge direttamente i rappresentanti dei palestinesi (che purtroppo non ne hanno di credibili), denota una visione colonial-affaristica e il suo successo nel tempo dipende da Hamas e da Netanyahu. Ma è l’unico che c’è. E va preso per quello che è: non un progetto di ampio respiro sulle mille questioni aperte in Medio Oriente, non l’avvio dello Stato palestinese, ma una soluzione pragmatica per far tacere le armi, ricostruire la Striscia di Gaza ed evitare le quattro catastrofi più impellenti nell’area: lo sterminio dei palestinesi superstiti, la loro deportazione, l’annessione di Gaza e Cisgiordania, la definitiva trasformazione di Israele in uno Stato di apartheid. E senza questi quattro stop sarebbe impossibile parlare di una vera pace. Che non è assenza di guerre, ma lavoro paziente e faticoso per sminare il Medio Oriente da tutte le cause che periodicamente lo infiammano. Per farlo, su quell’area come sul fronte Est dell’Europa, servirebbe una conferenza con le grandi potenze mondiali e le medie potenze locali sul modello di Helsinki 1975. Cioè servirebbero dei leader al posto degli attuali nani. Soprattutto in Europa, i cui capetti non han toccato palla su Gaza, impegnati come sono a sabotare i negoziati Usa-Russia, a perdere la guerra in Ucraina e a preparare quella mondiale. E ora che Israele e Hamas firmano l’accordo nella stessa stanza per la prima volta nella storia, circondati dai delegati di vari Stati “canaglia” e senza neppure un usciere dell’Ue, fanno le mosche cocchiere millantando ruoli e meriti inesistenti nella vittoria di Trump.
Nessuno credeva che il Pazzo della Casa Bianca ce l’avrebbe fatta, anzi tutti scommettevano sulla sua disfatta. Perché nessuno riesce a giudicarlo con i criteri non convenzionali che la sua schizofrenia post-ideologica imporrebbe. L’establishment mondiale e la stampa al seguito lo considerano un rozzo parvenu capace solo di disastri. E ora questi orfani di (anzi della) guerra masticano amaro perché è riuscito là dove il loro cocco Biden aveva miseramente fallito. Ed è riuscito – scrive Ugo Tramballi sul Sole – proprio per la “Teoria del Matto” (Madman Theory): tutti gli dicono di sì perché nessuno sa cosa potrebbe accadergli dicendogli di no. Se poi, tra qualche mese, dovesse centrare pure il bis sull’Ucraina, avremmo un’ondata di suicidi a catena senza precedenti. Un mitomane da Nobel per la Pace al massimo può far ridere. Invece i mitomani da Nobel per la Guerra che l’hanno preceduto facevano orrore.