Paletina: proposta la Pax Americana
di Alex Marsaglia
«Fecero un deserto e lo chiamarono pace» così parlava nel De Agricola di Tacito Calgaco re dei Caledoni riferendosi alle invasioni delle sue terre condotte dall’impero romano. E possiamo dire che il piano di Pace per la Palestina proposto da Trump il 29 Settembre è esattamente questo: un piano di conquista e annientamento manu militari che conclude la precedente opera del predecessore Joe Biden. Se si guarda la pace proposta alla Palestina dall’imperialismo americano, la continuità tra due amministrazioni americane, che per gli occidentali sono diverse, diventano uguali in maniera sconcertante. Uguali a tal punto che sembra sia davvero Israele, la cui lobby è potentissima nel sistema neoliberale occidentale, a tirare le fila. È infatti una pace che ricalca per filo e per segno il piano di Netanyahu esposto davanti ai suoi generali un mese fa prima di partire con l’invasione di Gaza City. Netanyahu aveva proposto lo smantellamento l’abolizione di ogni principio di libertà e di autodeterminazione dei palestinesi che avrebbero abitato nella Striscia di Gaza e puntualmente nei 20 punti proposti da Trump troviamo la proposta di un “governo tecnico” (ricorda nulla?) che rende de facto anche l’ultimo pezzo di Palestina un protettorato israeliano come in Cisgiordania. Saranno infatti “tecnici” palestinesi scelti da Israele a gestire l’ordinaria amministrazione, mentre la politica, cioè l’aspetto decisionale, verrà imposto altrove, cioè da Israele e dagli Stati Uniti. L’obiettivo capitalistico di fondo è già deciso, sull’onda dell’«accumulazione per espropriazione» marxiana che muove sempre di più un mondo che si pone fuori dal diritto internazionale. Non poteva non esserci un esperto di tali pianificazioni geopolitiche come Tony Blair dietro al Board of Peace. Il futuro preconizzato è la “Riviera” di Gaza in cui ai palestinesi rimasti resterà il ruolo di camerieri, facchini, portantini, addetti alle pulizie e alla meglio cuochi nei resort. Come non è rimasto altro ruolo che quello di servi ai popoli serbi, iracheni, afghani dopo il passaggio dei bombardieri anglosassoni mandati dal laburista Blair.
La continuità la vediamo ancor più marcata guardandola ad un anno dall’assassinio dello storico leader di Hezbollah Hassan Nasrallah, caduto sotto i bombardamenti israeliani illegali mentre era in riunione nella capitale del suo Paese, il Libano. Un Paese che ha difeso per 32 anni dagli attacchi del colonialismo israeliano, armi in mano senza mai cessare di aiutare facendo fronte comune anche i vicini siriani durante la guerra civile scatenata contro Assad. Anche lui è caduto in questa ondata dell’imperialismo che ha preparato questi accordi di pace in 20 punti, che alcuni Paesi arabi si sono già vigliaccamente detti pronti ad accettare solamente in cambio di qualche scusa formale per quanto avvenuto in Qatar. Qualcosa si è mosso nei Paesi arabi, ma tanto e troppo lentamente probabilmente per poter soccorrere davvero la Palestina. Anche il sostegno della comunità internazionale sembra tardivo di fronte a questi accordi che minacciano con la pistola alla tempia Hamas, tramite la questione degli ostaggi, pur di chiudere definitivamente la questione palestinese. Il riconoscimento internazionale della Palestina si sta insomma per rivelare in tutta la sua operazione manipolatoria: siamo ad un passo dalla nascita del Protettorato israeliano di Palestina per cui per i palestinesi anche avere uno Stato sarà perfettamente inutile poiché non sarà altro che un nuovo e più opprimente dispositivo di controllo e violenza sulla loro libertà. La Pax Americana sta arrivando e la instaurerà Trump vantandosi della medaglia ma potrete starne certi che non porterà pace per i palestinesi, ma solo fame, fatica e schiavitù. Il disvelamento del camouflage ci rivela che non si è mai trattato di garantire una reale autodeterminazione del popolo palestinese infondo, ma solo di garantirne il controllo, così come è avvenuto in passato in Cisgiordania.