Pechino annuncia quale sarebbe la risposta alla guerra commerciale di Trump

5486
Pechino annuncia quale sarebbe la risposta alla guerra commerciale di Trump


di Giuseppe Masala

Già durante la campagna elettorale, Donald Trump, ha dichiarato più di una volta di voler imporre dazi molto pesanti con la finalità di raddrizzare l'enorme squilibrio commerciale che, di fatto, sta distruggendo il tessuto produttivo (e conseguente sociale) degli Stati Uniti d'America.

Precisamente nel piano di Trump, gli Stati Uniti dovrebbero imporre dazi tra il 10% e il 20% per le merci importate dai paesi europei e dazi del 60% sulle merci importante dalla Cina. Come si può intuire si tratta di provvedimenti draconiani che – nelle intenzioni del tycoon – dovrebbero modificare gli equilibri commerciali a favore degli USA rispetto ai due suoi maggiori competitor, l'Unione Europea e la Cina popolare.

Di fronte ad una prospettiva di questo genere in un primo momento bisogna dire che sia Pechino che Bruxelles hanno risposto con il silenzio. Se però quello europeo è apparso sin da subito il silenzio di chi è paralizzato e dunque imbelle perché nulla può contro il proprio dominus politico e militare, ben diverso è apparso il silenzio cinese assolutamente più simile a quello di chi prepara le proprie mosse per fare fronte a quella che è considerata un'aggressione da parte di Washington.

Passato quello che è stato il momento dedicato al silenzio da parte degli uomini di Pechino è arrivata infatti la prima risposta agli intendimenti manifestati da Trump. Una risposta che non è azzardato definire inusuale e del tutto inaspettata. Infatti a parlare è stato Zhu Min, l'ex vice governatore della  People's Bank of China, ovvero la banca centrale cinese.

Zhu Min, dopo aver auspicato un dialogo tra Washington e Pechino per risolvere i problemi ha chiarito che qualora Trump insisterà per imporre i dazi, la questione verrà portata al World Trade Organization. Chiariamo subito che la cosa non fa alcuna paura a Trump visto che già durante il suo primo mandato ha fatto intendere, in più di una circostanza, che la demolizione di questa istituzione e del suo trattato istitutivo non gli sarebbe dispiaciuto anche in considerazione del fatto che preferisce i rapporti bilaterali tra stati a quelli multilaterali.

Ma l'ex vice governatore secondo Bloomberg ha fatto intendere che la Cina è pronta ad usare un'arma ben più potente contro gli USA: quella finanziaria e monetaria. In altri termini, Zhu Min ha fatto intendere che la mossa di Trump in materia di politiche commerciali potrebbe comportare la riduzione degli acquisti cinesi di titoli di debito pubblico americano. Una mossa che, dato il debito pubblico ed il debito estero USA, non potrà che avere enormi conseguenze dal punto di vista delle finanze pubbliche (aumento dei tassi sul debito pubblico americano) e più in generale della stabilità finanziaria del sistema bancario e finanziario americano con conseguenti ripercussioni anche in Europa.

Davvero una minaccia fortissima quella prospettata dall'ex banchiere centrale cinese che dimostra l'estrema gravità delle conseguenze che comporterebbe lo scoppio di una guerra commerciale e finanziaria tra Washington e Pechino.

ATTENZIONE!

Abbiamo poco tempo per reagire alla dittatura degli algoritmi.
La censura imposta a l'AntiDiplomatico lede un tuo diritto fondamentale.
Rivendica una vera informazione pluralista.
Partecipa alla nostra Lunga Marcia.

oppure effettua una donazione

La mini NATO del Pacifico e la "prossima grande crisi internazionale" di Fabio Massimo Paernti La mini NATO del Pacifico e la "prossima grande crisi internazionale"

La mini NATO del Pacifico e la "prossima grande crisi internazionale"

"I nuovi mostri" - Pino Arlacchi "I nuovi mostri" - Pino Arlacchi

"I nuovi mostri" - Pino Arlacchi

Loretta Napoleoni - Perché falliscono i negoziati per l'Ucraina di Loretta Napoleoni Loretta Napoleoni - Perché falliscono i negoziati per l'Ucraina

Loretta Napoleoni - Perché falliscono i negoziati per l'Ucraina

Eurosuicidio: lo spengleriano tramonto dell'Europa di Giuseppe Masala Eurosuicidio: lo spengleriano tramonto dell'Europa

Eurosuicidio: lo spengleriano tramonto dell'Europa

Fubini che prova a convincerci che l'Ucraina sta vincendo la guerra... di Francesco Santoianni Fubini che prova a convincerci che l'Ucraina sta vincendo la guerra...

Fubini che prova a convincerci che l'Ucraina sta vincendo la guerra...

Chi parla a nome di Cavallo Pazzo? di Raffaella Milandri Chi parla a nome di Cavallo Pazzo?

Chi parla a nome di Cavallo Pazzo?

Halloween e il fascismo di Francesco Erspamer  Halloween e il fascismo

Halloween e il fascismo

Il (vero) partito della guerra di Paolo Desogus Il (vero) partito della guerra

Il (vero) partito della guerra

Le Kessler, l’astensionismo e i cuochi di bordo di Alessandro Mariani Le Kessler, l’astensionismo e i cuochi di bordo

Le Kessler, l’astensionismo e i cuochi di bordo

La scuola sulla pelle dei precari di Marco Bonsanto La scuola sulla pelle dei precari

La scuola sulla pelle dei precari

La rimozione dell'esistente di Giuseppe Giannini La rimozione dell'esistente

La rimozione dell'esistente

Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente di Gilberto Trombetta Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente

Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente

La realtà è diversa dalle notizie false di Michele Blanco La realtà è diversa dalle notizie false

La realtà è diversa dalle notizie false

Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino di Paolo Pioppi Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino

Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti