Per Ahmed al-Sharaa tappeti rossi a New York
di Fulvio Scaglione
L’operazione adesso è completata. Gli esperti di marketing lo chiamerebbero rebranding, come quando la vecchia gazzosa fu ribattezzata con un bel nome in inglese e venduta come una bibita nuova. Il terrorista Abu Mohammed Al Jolani, che fino a un anno fa era il leader militare di Hayat Tahrir al-Sham (erede di Al Qaeda) ed era ricercato con una taglia di 10 milioni di dollari sulla testa, è stato definitivamente trasformato nel signor Ahmed al-Sharaa, presidente provvisorio (sì, come no!) della nuova Siria, quella finalmente liberata da Bashar al-Assad e quindi abbracciata dal mondo libero, dall’Occidente che con tanta intensità desiderava vederla affrancata dalla dittatura.
Il presidente Al-Sharaa è volato negli Usa ed è stato accolto da David Petraeus, ex generale che comandava le truppe americane in Iraq (quelle contro cui Al Jolani sparava) e poi direttore della Cia, che premurosamente gli ha chiesto (non è uno scherzo, ci sono mille video a testimoniarlo) se riesce a riposare bene la notte. Poi Al-Sharaa ha parlato all’Onu ed è stato ricevuto dal segretario di Stato americano Marco Rubio. Molte foto testimoniano di cordiali saluti e abbracci da parte di molti altri capi di Stato e di governo europei, a cominciare da Emmanuel Macron.
Uno potrebbe pensare che in Siria sia tornata, di colpo, la democrazia. E invece… in ottobre è eletta la nuova Assemblea legislativa, con questo sistema: dei 210 parlamentari totali, un terzo (e cioè 70) sarà scelto dal presidente; gli altri saranno eletti su liste bloccate in collegi elettorali ristretti. Un’elezione simile in un altro Paese del Medio Oriente sarebbe definita «elezione farsa». Ma noi siamo talmente innamorati della nuova Siria che ci sta tutto bene.
Anche, per esempio, che le milizie di Hayat Tahrir al-Sham abbiano trucidato centinaia e centinaia di alawiti, vecchi donne e bambini compresi, nella regione di Latakia. Che i cristiani, come testimoniato anche da Terrasanta.net, vivano nella preoccupazione. Che i drusi abbiano ingaggiato una vera guerra pur di non sottostare al nuovo regime. E naturalmente che la Turchia, vecchio sponsor di Al Jolani, continui a occupare una fetta consistente della Siria a Nord, mentre a Sud un altro grosso pezzo se l’è preso Israele.
Ma conviene così, a quanto pare. Il bene trionfa e gli affari prosperano.
https://www.terrasanta.net/2025/09/siria-per-ahmed-al-sharaa-tappeti-rossi-a-new-york/