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Prof. Frajese sulle reazioni avverse: «Molti medici preferiscono non indagare per non rischiare di beccarsi l'accusa di no vax»
Vaccini anti-Covid e reazioni avverse in seguito alle inoculazioni. Il dottor Giovanni Frajese, medico endocrinologo e docente all’università di Roma Foro Italico, intervistato da ‘La Nuova Bussola Quotidiana’, afferma: «Nel mio campo vedo riacutizzazioni di infiammazioni alla tiroide, irregolarità nel ciclo mestruale, sindrome di Guillain-Barré, parestesie, trombosi e disturbi coagulativi. La correlazione col vaccino è nei fatti e nelle tempistiche. Ma molti medici preferiscono non indagare per non rischiare di beccarsi l'accusa di no vax».
La riacutizzazione di patologie autoimmuni è avviene perché «il vaccino riprogramma la cellula e modula il sistema immunitario. Questo aspetto non è stato ancora approfondito adeguatamente. La produzione dei sub-componenti del sistema immunitario non la conosce nessuno, cominciano a essere pubblicati dei dati preliminari su MedRX, report sulla modificazione di cellule natural killer. Le patologie autoimmuni come quelle alla tiroide si riattivano nel corso di questo processo».
In più, continua il medico, c’è «una situazione di disagio nelle persone che hanno una reazione avversa perché la classe medica fatica a comprendere perché si è verificato un fenomeno e qual è il meccanismo fisiopatologico che sta dietro la manifestazione, così facendo sia la diagnosi che la terapia diventano di tipo intuitivo perché non si segue un protocollo».
Quindi secondo il dottor Frajese bisogna «continuare a a segnalare, non solo da parte dei pazienti, ma sono i medici che devono segnalare tutto quello che vedono in termini di possibile reazione avversa. Solo così certe patologie verranno prese in considerazione. Le faccio un esempio. Nei primi report di EMA non c’era la pericardite come effetto avverso grave: finché c’erano poche segnalazioni si tendeva a non registrarle e soprattutto a non considerarle correlate. Quando il numero di reports della pericardite è aumentato superando una certa soglia allora è stata riconosciuta come possibile link causale alla vaccinazione ed è entrata a far parte degli eventi avversi noti. Ora la comunità scientifica è passata allo studio del fenomeno. La farmacovigilanza funziona in questo modo».
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