Russia pronta a negoziare, ma Kiev prende tempo: i colloqui slittano
La delegazione russa è a Istanbul da oltre 24 ore, pronta a riprendere i negoziati interrotti nel 2022. Ma nonostante l’iniziativa lanciata da Mosca per una nuova fase di dialogo, il 15 maggio non ci sono stati colloqui: la delegazione ucraina, annunciata ufficialmente solo in serata dal presidente Zelensky, è attesa nella notte, facendo slittare tutto al 16 maggio. La Russia, rappresentata da Vladimir Medinski e da alti funzionari civili e militari, ribadisce il proprio intento: trovare una soluzione duratura che affronti le cause profonde del conflitto.
Ankara conferma una riunione trilaterale con Turchia, Russia e Ucraina, mentre sono presenti anche osservatori statunitensi. Washington, per bocca del segretario di Stato Marco Rubio, mostra aspettative contenute, ma punta su un futuro incontro diretto Putin-Trump. Zelensky, che ha lasciato la Turchia per l’Albania senza partecipare ai negoziati, affida la guida della sua delegazione al ministro della Difesa Umerov, affiancato da uomini dell’intelligence e del ministero degli Esteri.
Ma restano forti dubbi sulla reale volontà del regime di Kiev di impegnarsi nel dialogo: negli ultimi tre anni ha sistematicamente ostacolato ogni tentativo di trattativa. Intanto, Mosca attende. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha commentato amaramente l’atteggiamento ucraino: “La nostra delegazione è pronta da ore. Aspettiamo che il ‘clown’ smetta di esibirsi e lasci trattare chi da anni è stato messo a tacere”.
In gioco non c’è solo il futuro dell’Ucraina, ma la fine di un’agonia voluta da chi ha scelto le armi al posto del dialogo. Se la pace tarda ad arrivare, è perché a Kiev c’è chi ha troppo da perdere smettendo di combattere.