Stazioni "di intercettazione" a Cuba? La risposta di Pechino al Wsj

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Stazioni "di intercettazione" a Cuba? La risposta di Pechino al Wsj

Recentemente, il quotidiano The Wall Street Journal (WSJ) ha pubblicato un articolo 'esclusivo' basato su uno studio del Center for Strategic and International Studies (CSIS), un think tank con sede a Washington, sostenendo che immagini satellitari mostrerebbero la crescita di stazioni di intercettazione elettronica a Cuba, presumibilmente legate alla Cina. Secondo quanto sostiene il quotidiano, sarebbero in corso nuove costruzioni in un sito a circa 110 chilometri dalla base navale statunitense di Guantanamo Bay. Tuttavia, queste affermazioni sono state prontamente smentite dal vice ministro degli Esteri cubano e dai portavoce del Ministero degli Esteri cinese e dell'ambasciata cinese negli Stati Uniti, come evidenzia il quotidiano cinese Global Times.

La reazione comune a questa notizia è stata di scetticismo, dato che non è la prima volta che il WSJ solleva accuse simili. Già nel giugno 2023, il quotidiano aveva riportato che Cina e Cuba avevano raggiunto un "accordo segreto" per stabilire una stazione di intercettazione elettronica a Cuba. Anche quella volta, tali affermazioni furono smentite dalla Casa Bianca e dalle autorità cubane.

 

Incongruenze e dubbi

Questo nuovo articolo del WSJ, firmato dallo stesso giornalista dello scorso anno, presenta gravi incongruenze rispetto all'articolo precedente. Se nel 2023 si parlava di un accordo "in linea di principio", quest'anno si afferma che la costruzione della stazione di spionaggio sarebbe iniziata già nel 2021. Inoltre, l'autore del rapporto del CSIS sostiene di aver individuato le strutture di spionaggio a Cuba dopo aver analizzato anni di immagini satellitari. Tuttavia, uno dei luoghi indicati, "El Salao", secondo le coordinate fornite, punta in realtà alla Basilica della Nostra Signora della Carità del Cobre, un noto edificio religioso nel villaggio di El Cobre, dimostrando così un grave errore di localizzazione.

Il WSJ non ha fornito spiegazioni convincenti su come queste stazioni di intercettazione sarebbero collegate alla Cina, limitandosi a sostenre si "crede" che sia così, a causa della cooperazione tra Cina e Cuba nella tecnologia spaziale. Questo solleva forti dubbi sulla veridicità delle accuse, che sembrano più una costruzione artificiosa per mettere in cattiva luce la Cina piuttosto che una solida inchiesta basata su prove concrete.

Reazioni e risposte

Mao Ning, portavoce del Ministero degli Esteri cinese, ha dichiarato che "la cooperazione della Cina con Cuba è trasparente e non mira a terzi". Sulla stessa lunghezza d'onda anche Liu Pengyu, portavoce dell'ambasciata cinese a Washington, ha respinto le accuse come diffamatorie, sottolineando che gli Stati Uniti stanno cercando di giustificare le loro politiche aggressive verso Cuba e Cina tramite false accuse.

Carlos Fernandez de Cossio, vice ministro degli Esteri cubano, ha definito l'articolo del WSJ come parte di una campagna di intimidazione, senza fonti verificabili o prove concrete. Secondo il diplomatico cubano, le presunte basi di spionaggio cinesi a Cuba non esistono e nessuno le ha mai viste, inclusa l'ambasciata statunitense a Cuba.

Doppio Standard

Le accuse di spionaggio sollevate contro Cina e Cuba devono essere viste alla luce del contesto geopolitico più ampio. Gli Stati Uniti hanno una lunga storia di interferenze nella regione latinoamericana e continuano a mantenere basi militari in tutto il mondo, inclusa la contestata base di Guantanamo Bay. Le attività di sorveglianza degli Stati Uniti sono note e ben documentate, come dimostrano le numerose rivelazioni di spionaggio contro alleati e avversari.

Esperti come Shen Yi e Li Haidong sottolineano che le accuse di basi di spionaggio cinesi a Cuba riflettono un approccio ipocrita e una mentalità da guerra fredda ben radicata nel governo di Washington. Gli Stati Uniti sono estremamente sensibili a qualsiasi potenziamento delle capacità di intelligence di altri paesi, mentre continuano a espandere le proprie operazioni di spionaggio globale.

Il tentativo di collegare Cina e Cuba a presunte attività di spionaggio contro gli Stati Uniti sembra essere più una mossa strategica per giustificare le politiche di contenimento di Washington che una preoccupazione basata su fatti concreti. La cooperazione tra Cina e Cuba è trasparente e non mira a minacciare altre nazioni. È fondamentale che gli Stati Uniti riflettano sul proprio comportamento e abbandonino la mentalità da guerra fredda, favorendo invece relazioni internazionali basate su rispetto reciproco e cooperazione.

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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