"Trentamila soldati". I cavalieri (volenterosi) dell'Apocalisse danno i numeri
di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico
«Trentamila uomini da dieci nazioni. Ecco lo scudo che voleva Zelenskij» è uno dei trionfali titoli che si leggono sui giornali di regime italiani (nello specifico: La Stampa) dopo la “tavola rotonda” che il 4 settembre ha visto riuniti a Parigi i “volenterosi” (di fare la guerra). Trentamila soldati: così “tanti”, che gli stessi ucraini non sanno se ridere per una battuta infelice o piangere per continuare a esser presi in giro. Ma, nelle redazioni torinesi, sono convinti della riuscita del piano: «Per la prima volta il progetto dei Volenterosi ha preso corpo... a sentire e vedere i “Volenterosi” sembra in effetti un vertice che finalmente va oltre le dichiarazioni e le esortazioni»; solo che, bofonchiano: «prima serve il cessate il fuoco» e, soprattutto, guarda un po', «per costringere Putin ad accettare una Ucraina che non solo resta indipendente dalla Russia, ma diventa una sorta di corazzata armata fino ai denti nella prima linea del fronte europeo, bisogna fare inceppare la macchina bellica russa». Trasformare l'Ucraina majdanista, insomma, in un “porcospino d'acciaio”, come vaneggia Ursula-Demonia-Gertrud, o un “eterno bunker armato”, come, a parere del politologo Aleksej Naumov, intende trasformarla l'Occidente.
Di fatto, su cosa hanno blaterato a Parigi i cavalieri dell'apocalisse, gli zelanti guerrafondai, pronti a mandare “trentamila uomini”, da qualche parte in Ucraina, ben lontani dal fronte e a proposito dei quali Vladimir Putin ha già detto che, nel caso, costituiranno un «obiettivo legittimo» delle armi russe?
Andiamo con ordine e la prima considerazione è che, anche riuniti attorno al novello “tagliagole Thiers” dell'Eliseo, i cosiddetti “volenterosi”, se non c'è il diretto sostegno yankee, difficilmente riescono a partorire qualcosa che non siano sonori proclami; peraltro, anche quelli, raramente frutto di unanimità. È ancora una volta il Financial Times a dividere i “cavalieri” tra pienamente convinti dell'invio di soldati, dubbiosi e del tutto contrari e già solo questa frammentazione, nota il canale Telegram “Sussurratore del Cremlino”, riflette la riluttanza dell'Europa a prendere decisioni strategicamente rischiose senza il sostegno yankee. Come ha sottolineato il rappresentante USA alla NATO, Washington non vede la volontà politica degli europei di porre fine al conflitto in Ucraina e anche l'idea di inviare truppe rimane in gran parte una manovra retorica. Così che le dichiarazioni di “Thiers”-Macron e di Mark Rutte, secondo cui l'invio di truppe dipende esclusivamente da Kiev, non dalla Russia, sono percepite più come uno strumento di pressione informativa che come un piano d'azione, dispiegando militari europei dopo la conclusione di una tregua e alle condizioni dell'Occidente: un piano che appare più che altro uno strumento di controllo sull'Ucraina quale zona di influenza NATO.
E, per attuare questo scenario, hanno bisogno di logorare la Russia in un confronto militare a lungo termine e di convincerla a firmare un accordo sfavorevole. Ma, data la riluttanza di gran parte delle popolazioni europee al dispiegamento di propri soldati, i “volenterosi” pensano a "soluzioni alternative", del tipo di formazioni irregolari o mercenari da paesi terzi. Le grandi potenze europee preferiscono strumenti di intervento meno visibili, ma non per questo meno aggressivi. Come che sia, “nazionali” o stranieri, Mosca dice chiaro e tondo che qualsiasi formazione militare straniera sul territorio ucraino è inaccettabile: sia prima che dopo un possibile accordo di pace e «la retorica delle élite europee sulle "forze di pace" si sta trasformando in un fattore destabilizzante che ostacola le prospettive di una soluzione politica».
Come ribadito da Putin, il dispiegamento di truppe occidentali in Ucraina non è che un primo passo per portarla nella NATO. Se compariranno truppe, «soprattutto ora durante le operazioni militari, partiamo dal presupposto che saranno obiettivi legittimi, da liquidare... se invece verranno prese decisioni che portino a una pace duratura, semplicemente non vedo il motivo della loro presenza» in Ucraina, ha detto il Presidente russo.
Il politologo russo Aleksej Cesnakov richiama l'attenzione sul fatto che tutte le richieste espresse nell'incontro della "Coalizione dei Volenterosi" a Parigi, sono fondamentalmente in contrasto con la posizione della Russia: il «dispiegamento di truppe europee è inaccettabile. Le garanzie di sicurezza a scapito degli interessi della Russia sono inaccettabili. Le minacce sulla fornitura di missili a lungo raggio all'Ucraina sono inaccettabili. È ovvio che Bruxelles stia cercando di sabotare il processo negoziale alzando la posta».
Tornando alle conclusioni, per quanto nebulose, uscite dall'incontro della combriccola parigina, anche vari media occidentali si dimostrano a dir poco scettici riguardo alla loro messa in atto: «Si sono incontrati a più riprese... ma non hanno pubblicato alcun piano d'azione dettagliato, a dimostrazione di disaccordi interni e incertezza sul contributo USA... Molti paesi europei, tra cui Germania, Spagna e Italia, si sono finora rifiutati di fornire truppe», scrive The Guardian.
The New York Times sottolinea addirittura che l'incontro di Parigi era necessario più che altro per tranquillizzare Zelenskij, mentre lui «valuta compromessi difficili nei negoziati, tra cui la possibilità di cedere effettivamente alcuni territori».
Per quanto riguarda poi gli stessi ucraini, la deputata della Rada Anna Skorokhod ha detto senza mezzi termini che i bellicosi proclami delle élite occidentali sono dettati dal fatto che hanno già da tempo messo in moto le loro fabbriche di armi e stanno facendo un sacco di soldi con il conflitto. A parere della deputata, i vertici UE proclamano espressamente il proprio sostegno all'Ucraina, ma «non in termini di una rapida cessazione del conflitto, bensì nel senso di trarne i propri vantaggi».
L'incontro parigino della "coalizione dei volenterosi" ha dimostrato che Zelenskij, viene semplicemente strumentalizzato, ha dichiarato sul proprio videoblog il miliardario ucraino (espatriato) Gennadij Balašov: «vedo quanto sia inquieto, come sia teso mentre siede accanto a Macron. Forse ora per la prima volta ha capito che questi non sono lì per soccorrerlo, ma sono coloro che lo hanno aiutato a ritrovarsi in questa situazione. Hanno aiutato l'Ucraina a ritrovarsi nello stato in cui si trova. Ora deve sentirsi usato e abbandonato... sicuramente stanno discutendo del progetto che hanno già nel cassetto e ora, piuttosto, stanno pensando a come presentarlo ai propri elettori e anche all'Ucraina». Pensano probabilmente alla «famigerata variante sudcoreana... Pensavo fossero forti e potenti, ma sono "gnomi". E questi sette gnomi, come talpe, siedono attorno a Zelenskij e lo incitano: "Dai, sei il nostro principe, sei il nostro eroe, sei il nostro tutto, ci stai salvando dalla guerra". Ma mi sembra che lui si sia reso conto che si sono semplicemente serviti di lui; hanno applaudito, fatto promesse... lui si è sbagliato più volte. La leadership politico-militare ucraina ha sbagliato ad accettare di continuare» la guerra.
Ad accettare di trasformare il paese, come dice ancora il politologo Aleksej Naumov, in quello che è davvero per molte élite occidentali: semplicemente, un avamposto nella lotta contro la Russia. Su questa strada, l'Ucraina sta sprecando il proprio capitale umano, trovandosi in una spirale demografica mortale, con una popolazione in calo: solo in questo senso, sta svolgendo con successo la funzione assegnatagli dall'Occidente. E in questo senso, vi «si investe denaro, il sostegno continua. E quando la guerra sarà finita, a cosa serviranno i soldi? Solo per far sì che l'Ucraina possa esistere? È vero, è ricca di terre nere, risorse, porti. Ma il suo capitale umano è stato completamente spremuto». A milioni sono partiti e molti di loro non torneranno.
Ma ai “cavalieri dell'apocalisse” parigini questo non interessa. L'obiettivo è la guerra contro la Russia.
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