USA: La lettera bomba del dimissionario James Mattis

5197
USA: La lettera bomba del dimissionario James Mattis



Piccole Note
 

James Mattis dà le dimissioni da ministro della Difesa, in disaccordo con il ritiro delle forze americane dalla Siria deciso da Trump.

Le dimissioni di Mattis


Rottura imprevista, dato il forte legame tra i due: era l’ultimo rappresentante autorevole della squadra originaria di Trump, che sembra essere rimasto solo, in balia di se stesso e degli avversi flutti, date le forti critiche alla decisione, peraltro già annunciata da tempo e mai messa in pratica per il contrasto neocon.


Ma è impossibile che il presidente degli Stati Uniti abbia preso una decisione così dirompente senza avere le spalle coperte. Vedremo se basterà a salvargli la pelle.


Mattis finora ha rappresentato l’ala più lucida dell’amministrazione: avulso dalle follie neocon e mitigatore dell’imprevedibilità trumpiana. Se ne va consegnando a una lettera le sue motivazioni.


“Mentre gli Stati Uniti restano la nazione indispensabile nel mondo libero – scrive -, non possiamo proteggere i nostri interessi o adempiere in maniera adeguata tale ruolo senza mantenere forti alleanze e dimostrare rispetto per gli alleati”.


Insomma, il ritiro dalla Siria, per il ministro della Difesa, è un tradimento degli alleati. Si riferisce a Israele, dove tale accusa è mossa implicitamente o esplicitamente dai tanti che lamentano l’abbandono di Tel Aviv al suo destino, con il Medio oriente consegnato a Russia e Iran.


Mosca ha provato a gettare acqua sul fuoco, inviando a Tel Aviv una delegazione di alto profilo, la prima dopo l’abbattimento di un aereo russo sui cieli siriani che ha gelato i rapporti tra i due Paesi.


Ma è davvero difficile si trovino soluzioni a breve e i rischi di incidenti sono alti, stante il nervosismo israeliano.


Trump – Mattis: chi ha tradito?


Ma torniamo alle lettera di Mattis  e al cenno che vede gli Stati Uniti come nazione “indispensabile”. Annotazione che evidenzia certa follia ideologica sottesa alla politica estera americana.


Ci torneremo, se ne accenniamo in questa sede, è solo per rilevare che Mattis, pur essendo convinto di tale indispensabilità Usa al mondo, l’ha declinata in maniera più realistica di altri, rifiutando la prospettiva degli Usa come “poliziotto del mondo”.


Lo ripete nella missiva, indicando la sua concordanza sul punto con Trump, il quale gli ha risposto via twitt domandando se gli Stati Uniti siano diventati “i poliziotti del Medio oriente”. Risposta puntuale: Trump accusa Mattis di aver tradito la comune prospettiva.


In effetti, la lettera di Mattis stride con il ruolo stabilizzante che ha ricoperto finora: è un vero e proprio atto di accusa contro Trump, di portata destabilizzante.


Peraltro la missiva appare allineata alle prospettive neocon, come evidenzia il cenno all’influenza “malvagia” di Cina e Russia nel mondo.


Certo, un generale Usa non può che essere abitato da antagonismo rispetto a Russia e Cina. Ma il cenno sulla malvagità intrinseca di tali Paesi ha un rimando esoterico estraneo alla dialettica politica e al confronto militare.


Insomma, nella lettera c’è un Mattis diverso, che appare voce narrante di un copione scritto da altri.


Magari da Bolton, l’alfiere neocon che tace e resta sulla barca dell’amministrazione per tentare di ri-orientarla, lasciando al dimissionario il compito di silurarla.


Quel Bolton che una settimana fa il ministro degli Esteri russo Lavrov indicava come vero artefice della politica estera americana.


Osservazione vera, alla quale il disimpegno di Trump dal Medio oriente, che attutisce il confronto globale in cui sono precipitate le due potenze, sembra sia una risposta indiretta, in un gioco di rimandi e concordanze implicite.


Mattis poteva seguire il presidente, ma sembra aver preferito le sirene neocon. D’altronde quando Bolton s’imbarcò nell’amministrazione in qualità di Consigliere alla sicurezza nazionale, Mattis lo salutò così: “Ho sentito dire che sei l’incarnazione del diavolo e non vedevo l’ora di conoscerti“.


Saluto che oggi appare profetico.

 

Ps. Di questi giorni anche l’annuncio di un ritiro di parte rilevante del contingente Usa stanziato in Afghanistan. Trump fa sul serio. E rischia.

ATTENZIONE!

Abbiamo poco tempo per reagire alla dittatura degli algoritmi.
La censura imposta a l'AntiDiplomatico lede un tuo diritto fondamentale.
Rivendica una vera informazione pluralista.
Partecipa alla nostra Lunga Marcia.

oppure effettua una donazione

Potrebbe anche interessarti

La resa (incondizionata) di Trump di Loretta Napoleoni La resa (incondizionata) di Trump

La resa (incondizionata) di Trump

E’ cupo per l‘Italia il cielo sopra Bengasi di Michelangelo Severgnini E’ cupo per l‘Italia il cielo sopra Bengasi

E’ cupo per l‘Italia il cielo sopra Bengasi

Medio Oriente: scelta tra caos e riequilibrio internazionale   Una finestra aperta Medio Oriente: scelta tra caos e riequilibrio internazionale

Medio Oriente: scelta tra caos e riequilibrio internazionale

"Un semplice incidente" e le (solite) fake news contro l'Iran di Francesco Santoianni "Un semplice incidente" e le (solite) fake news contro l'Iran

"Un semplice incidente" e le (solite) fake news contro l'Iran

Trump 2025: Nativi Americani e Immigrati sotto Pressione di Raffaella Milandri Trump 2025: Nativi Americani e Immigrati sotto Pressione

Trump 2025: Nativi Americani e Immigrati sotto Pressione

L'intrinseca debolezza dell'Impero americano di Francesco Erspamer  L'intrinseca debolezza dell'Impero americano

L'intrinseca debolezza dell'Impero americano

Quando il tennis oscura un genocidio di Paolo Desogus Quando il tennis oscura un genocidio

Quando il tennis oscura un genocidio

La Gran Bretagna tornerà nell'Unione Europea? di Gao Jian La Gran Bretagna tornerà nell'Unione Europea?

La Gran Bretagna tornerà nell'Unione Europea?

Resistenza e Sobrietà di Alessandro Mariani Resistenza e Sobrietà

Resistenza e Sobrietà

La scuola sulla pelle dei precari di Marco Bonsanto La scuola sulla pelle dei precari

La scuola sulla pelle dei precari

Necropolitica e Tanatopolitica di Giuseppe Giannini Necropolitica e Tanatopolitica

Necropolitica e Tanatopolitica

Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente di Gilberto Trombetta Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente

Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente

Democrazia senza popolo di Michele Blanco Democrazia senza popolo

Democrazia senza popolo

Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino di Paolo Pioppi Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino

Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino

O si e' contro la Nato o si e' sua complice di Giorgio Cremaschi O si e' contro la Nato o si e' sua complice

O si e' contro la Nato o si e' sua complice

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti