CensuraSpA

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di Fabio Telarico

Da un lato c’è un media mainstream con un fatturato di 14 miliari di dollari, dall’altro un canale YouTube con due milioni e mezzo di iscritti che ha avuto il coraggio di sfidare il colosso del mondo della tecnologia Nvidia. Nel mezzo, il meccanismo del DMCA che, per come è strutturato, consente la rimozione immediata di un contenuto senza alcun vaglio sul merito. fornendo ai media mainstream in potere di rimuovere e occulatare ogni materiale scomodo. Benvenuti a Censura SpA.

Il contesto: I controlli sull’esportazione dei chip per l’IA

La ferma contrapposizione alla Cina è uno dei caratteri definitori della politica estera del Presidente statunitense Donald Trump. In particolare, uno degli scopi principali dell’azione diplomatica della Casa Bianca è il mantenimento della “leadership americana nel campo dell’intelligenza artificiale” (IA). Invero, il focus sull’IA è uno degli elementi di continuità tra le presidenze di Trump e Joe Biden, confermando il consenso bipartisan al tentativo di arrestare, o quantomeno rallentare, lo sviluppo del settore IA in Cina.

A tal fine, già nell’agosto 2018, durante la prima presidenza Trump, la Commissione per la sicurezza nazionale sull'intelligenza artificiale (NSCAI) propone di implementare controlli sulle esportazioni per le  graphical processing units (GPU o, in italiano, shede video) come misura volta a "impedire l'uso di chip statunitensi avanzati per l’intelligenza artificiale” in paesi ostili. La realizzazione di questa proposta segue il 26 agosto 2022, quando la compagnia che controlla il 92% del mercato mondiale delle GPU, Nvidia, riceve intimazione dall'amministrazione Biden di interrompe l’esportazione dei chip A100 e H100 verso la Cina e le due regioni amministrative speciali di Hong Kong e Macao.

Nell’ottobre dello stesso anno, il Bureau per l’Industria ela Sicurezza (BIS) impone nuove e più stringenti limitazioni per i chip utilizzati nei supercomputer “su cui le nazioni di tutto il mondo fanno affidamento per sviluppare armi nucleari e altre tecnologie militari”. Con lo scopo dichiarato di “proteggere la sicurezza nazionale e gli interessi internazionali degli Stati Uniti”, l’amministrazione Biden intede rendere quasi impossibile lo sviluppo e la manutenzione di supercomputer in Cina. In pratica, le nuove regole impediscono l'acquistato di ogni chip avanzato utilizzato per l’IA realizzato da compagnie basate negli USA; in particolare Nvidia e AMD, che assieme controllano essenzialmente la totalità del mercato.

Nel 2023, il rilascio dei chip “depotenziati” A800 e H800, progettati per aggirare i controlli imposti nel 2022, forza la mano del governo a stelle e strisce. La Casa Bianca impone “nuovi controlli per limitare la capacità della RPC di acquistare e produrre cert chip avanzati [... nonché] per mantenere l'efficacia di tali controlli, eliminare le scappatoie e garantirne la durabilità.” L’andirivieni tra restrizioni crescenti e gli sforzi di Nvidia per aggirare i controlli non si arrestano, portando a un ampliamento delle norme che limitano l'esportazione di semiconduttori avanzati con high memory bandwidth (banda larga di memoria) nel dicembre 2024.

Con il ritorno di Trump alla Casa Bianca in vista, nel gennaio 2025, l’amministrazione Biden annuncia l’AI Diffusion Rule imponendo il limite di 50'000 GPU avanzate all’anno per ogni paese all'infuori dei 18 più stretti alleati degli USA (inclusa l’Italia). Continuando nella stessa direzione, il 9 aprile 2025 l’amministrazione Trump annuncia nuove regole che impediscono anche l’esportazione dei chip MI308 (AMD), H20 e RTX 4090D (Nvidia) appena rilasciati per il mercato cinese.

L’investigazione indipendente di Gamers Nexus

Tuttavia, i controlli sull’esportazioni si sono rivelati un fallimento drammatico. Un’investigazione apparas sul Financial Times nel Luglio 2025 ha rivelato che chip per l’AI di Nvidia per un valore superiore a un miliardo di dollari sono stati contrabbandati in Cina nel 2024. Poco dopo, il 15 agosto 2025, Gamers Nexus (GN), un canale YouTube specializzato in componentistica per PC con due milioni e mezzo di iscritti, ha pubblicato una video-inchiesta in formato documentario di tre ore intitolato The NVIDIA AI GPU Black Market: Investigating Smuggling, Corruption, & Governments (Il mercato nero delle GPU NVIDIA per l'IA: Indagine su contrabbando, corruzione e governi).

Il team di GN ha trascorso due settimane in Cina e una a Taiwan per raccogliere testimonianze dirette da utilizzatori di GPU per l’IA in Cina, intermediari, fornitori, contrabbandieri, e officine di riparazione. L’obiettivo? Documentare come, attraverso una fitta rete di soggetti coinvolti in mercato “grigio”GPU per l’AI soggette ai controlli statunitensi sulle esportazioni, passano indisturbatamente il confine con destinazione finale in Cina. L’indagine va oltre la superficie dell’export illegale, con il redattore capo di GN, Steve Burke, filmato mentre acquista direttamente una RTX 5090 (la cui esportazione è vietata negli USA) in un ufficio di un intermediario a Shenzhen.

Indubbiamente, il documentario ha attratto l’attenzione negativa di tutti i principali attori coinvolti: da Nvidia, la quale è accusata di connivenza da diversi degli intervistati, fino al governo di Singapore, il principale hub per il contrabbando delle GPU verso la Cina secondo i dati della stessa Nvidia. Questi potenti gruppi d’interesse intenzionati a fermare la distribuzione dell’inchiesta di GN sono passati all’azione dopo appena una settimana. Il 22 agosto 2025 YouTube ha rimosso il documentario di GN sul mercato mostrando agli utenti il messaggio: "Video non disponibile a causa di un reclamo sul copyright da parte di Bloomberg L.P." La dicitura è tuttora riportata nella pagina di accompagnamento pubblicata da GN sul proprio sito, creata per documentare l’inchiesta e la relativa cronologia.

Dopo poche ore, l’avvocato Leonard French ha diffuso un’analisi sulla possibile difesa di GN sulla base del fair use del materiale contestato da Bloomberg. L’aspetto cruciale da notare è l’insensatezza della decisione di un’azienda con un fatturato dal 14 miliardi di dollari di richiedere la rimozione di un video della durata di oltre tre ore per una clip di 75 secondi che ritrae il presidente degli USA in occasione di un discorso pubblico.

L’assurdità della situazione è stata riconosciuta dallo stesso YouTube, controllato da Google, un altro gigante della tecnologia e dell’IA. Infatti, la piattaforma ha accettato la contro-notifica presentata da GN e dato a Bloomberg dieci giorni lavorativi per depositare una denuncia formale presso le autorità giudiziarie; nel frattempo, però, il video resta offline. Bloomberg, al momento in cui questo articolo è stato rilasciato, non ha diffuso motivazioni dettagliate oltre all’atto formale di segnalazione a YouTube. Nell’arco di poche ore, copie e re-upload del film hanno iniziato a circolare su piattaforme terze e su YouTube stesso: un classico effetto Streisand.

Censura SpA: Come ile corporations opprimono i media indipendenti

Il punto centrale non è la spettacolarizzazione dello scontro fra un canale tech e una grande testata, ma il meccanismo che consente a un reclamo di una grande corporation di oscurare un contenuto d’interesse pubblico e, practicamente, arrestarne la diffusione. Il sistema statunitense di notice-and-takedown (Sezione 512 del Copyright Act) permette di “tirare giù” (il takedown in inglese) un contenuto mentre l’autore può inviare una contro-notifica a cui il presunto detententore del copyright face seguito intentando causa. In assenza di riscontro giudiziario, il video viene ripristinato. Questo modello in practica produce una censura  preventiva de facto: anche quando l’uso del materiale di terzi è plausibilmente o prima facie lecito, la rimozione immediata danneggia la diffusione del contentuto in maniera irreversibile.

Siccome la sentenza Lenz v. Universal stabilisce che il cosiddetto fair use è una forma di uso autorizzato dalla legge e non soltanto una “difesa” processuale, la mossa di Bloomberg è in ultima istanza un attacco alla libertà di espressione. Il documentario di GN non è una collezione di insinuazioni, ma una ricostruzione sul campo di dinamiche di diversione delle forniture di GPU “avanzate” verso la Cina nonostante i controlli all’export imposti dagli USA. corredo, nelle ultime settimane il Dipartimento di Giustizia statunitense ha annunciato arresti in California per spedizioni non autorizzate di GPU verso la Cina: elementi che conferiscono interesse pubblico al lavoro giornalistico di GN anche al di là della sua ricezione mediatica.

Il caso evidenzia un problema di asimmetria. I media mainstream che dispongono di risorse legali immense possono effettuare una rimozione pressoché immediata dei contenuti prodotti da media indipendenti, spostando l’onere della prova su chi pubblica. Non sorprende che, nel dibattito accademico e delle associazioni autoriali, il modello di notice-and-takedown sia da anni criticato per gli spazi che lascia a rimozioni eccessive o strumentali, specie quando toccano giornalismo e indagini OSINT. L’Authors Alliance, ad esempio, ha messo in fila le principali obiezioni al rapporto della U.S. Copyright Office sulla Sezione 512, segnalando il rischio che il sistema venga usato per “censurare contenuti che non si possiede o controlla”.

Il caso Gamers Nexus–Bloomberg non è l’ennesimo litigio fra youtuber e “grandi media”: è un crash-test della governance dell’informazione nell’ecosistema digitale. Un reclamo chiaramente di scarsa rilevanze è bastato a oscurare un lavoro d’inchiesta indipendente su una materia d’immenso interesse pubblico. La successiva contro-notifica non basta a cancellare il danno arrecato alla fruizione e alla copertura giornalistica nella finestra di massima attenzione. Finché le procedure non terranno conto di questa realtà, il DMCA continuerà a funzionare, nei fatti, anche come strumento di censura nelle mani delle grandi corporation e dei media mainstream.

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