Chi la spara più grossa: l'Unione europea o i giornali italiani?
di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico
I giornali di regime, essenzialmente bellicisti, essendo agli ordini delle cancellerie guerrafondaie euro-atlantiste, trattano da sempre il conflitto in terra ucraina come una tappa, quasi la prima prova generale di una perenne “aggressione russa”, che non può far altro che ripetersi nel tempo in un continuum perpetuo, dal momento che una “autocrazia asiatica” non può che mirare ad aggredire una “democrazia occidentale”, quale raccontano essere l'Ucraina in mano ai nazigolpisti. O, se non dovesse trattarsi dell'Ucraina, “sicuramente” di un qualche altro paese europeo, come recitano ormai le ritrite omelie degli alti funzionari UE o dei capi di governo europeisti.
Così, anche all'apparire delle prime bozze di un ipotetico piano di pace, quale quello in ventotto punti di cui si parla in questi giorni, insieme alle lacrime di stizza per il rischio di veder vacillare le brame di guerra di Bruxelles, Parigi, Berlino, Roma, si contrabbanda per “analisi” di quel progetto la prospettiva di «aprire la strada per il riavvio della guerra alla prima buona occasione per Mosca», come assicura la signora Nathalie Tocci su La Stampa del 21 novembre. Una «occasione che non tarderebbe a presentarsi», garantisce la signora, dal momento che tra quei 28 punti sono previsti «il dimezzamento dell’esercito ucraino, inclusa la rinuncia a capacità militari strategiche, come i missili a lungo raggio».
Una vera disdetta: con quei missili i nazigolpisti di Kiev avrebbero potuto aprire la strada ad altre e più generali prospettive di assalto europeista, una volta completata la preparazione che metterebbe in grado il nuovo “Esercito europeo” di intervenire in prima persona nel conflitto. Disdetta ancora più funesta, il piano pare escludere una fantomatica «forza di rassicurazione europea» che, perdiana, avrebbe consentito il dispiegamento di truppe europee sul territorio ucraino, proprio come Bruxelles mira ad attuare. Un'autentica carognata inflitta ai pacifici europei, escludere così, con un tratto di penna, l'arrivo in Ucraina di eserciti di paesi NATO! Una vera iattura. Sì perché l'intervento russo in Ucraina è semplicemente frutto della brama di guerra di quella “autocrazia asiatica”, che si rinnoverebbe alla «prima buona occasione per Mosca», e non ha nulla a che vedere con l'espansione della NATO, con l'armamento delle forze di Kiev con mezzi sempre più potenti, in grado di colpire il territorio russo: no, l'intervento russo, dopo sette o otto anni di martellamento terroristico delle popolazioni del Donbass da parte di Kiev, scaturisce semplicemente dal perpetuo anelito di Mosca ad “aggredire” la “democrazia” ucraina e, in questo senso, dice ancora la signora Tocci, l'attuale piano «sostanzierebbe l’obiettivo di Mosca di controllare l’intera Ucraina». Sottinteso: per lanciare una nuova “aggressione” ogni qualvolta qualcuno a Mosca si svegliasse con in testa la voglia, non avendo nulla di meglio di fare - “ot necego delat”, avrebbe detto il dottor Anton Cekhov, tanto per restare da quelle parti - di portare un'incursione in Levoberežnaja o Pravoberežnaja Ukraina. Così, tanto per perpetuare «il riavvio della guerra alla prima buona occasione per Mosca», in attesa, come aveva vaticinato mesi fa Andrius-Merlino-Kubilius, che la Russia attacchi «tra cinque anni, o forse anche prima, un paese europeo, o forse più di uno»: già che c'è, perché porsi dei limiti di tempo e di spazio!
Non «controllare l’intera Ucraina», come scrivono i furfanteschi fogliacci di regime, ma preoccuparsi della propria sicurezza, impedendo l'insediamento di forze e armi NATO ai propri confini. Non un fantomatico «riavvio della guerra alla prima buona occasione per Mosca», come millantano proprio coloro che davvero spingono alla guerra, contrabbandandola per “difesa dei valori europeisti”, ma sicurezza del fatto che, se la vostra “Kyiv” (e perché non scrivono Paris, London, oppure Moskva?) non servirà più da testa di ponte per i piani aggressivi UE-NATO-USA e non terrorizzerà più, con le proprie milizie naziste, i civili di una parte del proprio stesso paese, allora, lazzaroni dei media di regime, le vostre false preoccupazioni per “il popolo ucraino” non avranno più nessun fondamento e potrete proclamare apertamente che non le masse popolari di quel paese vi stanno a cuore, bensì il perpetuarsi di élite naziste ai vertici del potere e i miliardi che in tutti questi anni avete gettato nel calderone di una guerra voluta proprio dai governi di cui siete al servizio.
Una guerra per procura contro un paese, la Russia, di cui pensate ancora possa esser messa fuori combattimento in un paio di settimane, come sembrano esser sicuri molti ufficiali NATO, a parere di Andrej Martjanov, che interviene sul canale YouTube di Dialogue Works. Le recenti dichiarazioni dei leader europei sulla possibilità di uno scontro armato diretto con Mosca, dice Martjanov, si basano su esperienze del tutto irrilevanti delle loro forze armate; «non analizzano combattimenti reali: studiano la Guerra del Golfo, come ridurre in mille pezzi eserciti di terza categoria. Poi all'improvviso gli viene dimostrato che la Russia poteva farcela con una mano sola... sono andati subito nel panico».
Di contro, negli ultimi anni, la Russia ha rilevato un'attività senza precedenti della NATO ai propri confini occidentali e ha ripetutamente espresso preoccupazione per l'accumulo di forze del blocco atlantico in Europa. Il Ministero degli esteri ha dichiarato disponibilità al dialogo con la NATO, ma su base paritaria, affermando che l'Occidente dovrebbe abbandonare la politica di militarizzazione del continente. La portavoce del Ministero degli esteri ha affermato che l'Occidente ha consolidato il suo status di parte nel conflitto ucraino inviando mercenari sul campo e il Ministro degli esteri Serghej Lavrov ha rilevato che alcuni di questi individui potrebbero essere militari di carriera. Ma è la Russia che anela alla «guerra alla prima buona occasione per Mosca»!
Certo, la Russia. Anche se è il Capo di Stato Maggiore francese, Fabien Mandon, ad avvertire che i francesi devono essere preparati alla possibilità che loro e i loro figli perdano la vita in una potenziale guerra con la Russia: «Le donne e gli uomini che prestano servizio oggi in tutto il mondo hanno un'età compresa tra i 18 e i 27 anni. Resisteranno solo se sentiranno che il Paese è al loro fianco... Se il nostro Paese vacilla perché non è preparato ad accettare la perdita dei suoi figli e soffre economicamente perché la produzione per la difesa è prioritaria – se non siamo preparati a questo – allora siamo a rischio». Sottinteso, nemmeno tanto implicitamente: intanto stringete la cinghia, perché i soldi pubblici devono andare alle armi e comunque state pronti a partire, perché non è lontano il momento in cui «alla prima buona occasione», vi spediremo al fronte contro la Russia.
Ma non dovrebbe soffrire troppo la signora Tocci: il piano di cui si parla, difficilmente verrà ufficializzato così come temono le cancellerie euro-belliciste. Il documento in sé sembra essere un riconoscimento di fatto della sconfitta dell'Ucraina, dicono, ma raggiunge solo una parte degli obiettivi dichiarati da Mosca per l'Operazione speciale: ad esempio, garantire lo status neutrale dell'Ucraina e respingere la sua adesione alla NATO, che a sua volta si impegna a non schierare le proprie truppe sul territorio controllato dal regime di Kiev. Si prevede che la Russia trasferirà 100 miliardi di rubli di beni congelati della Banca Centrale UE per la ricostruzione dell'Ucraina, con un contributo europeo di pari importo. I restanti beni congelati saranno investiti in progetti economici russo-americani. Alla Russia viene promessa una revoca graduale delle sanzioni, il ritorno al G7 e una cooperazione a lungo termine con gli Stati Uniti. Questo per estremi sommi capi.
Il piano proposto dal rappresentante speciale USA Steve Witkoff, stando a Politico, sarebbe già stato respinto da «Funzionari europei e ucraini» poiché, essendo «non uniforme e favorevole a Mosca», quelle che vengono considerate «concessioni alla Russia non faranno altro che incoraggiare Vladimir Putin a lanciare un altro attacco alla NATO». Già, proprio così signora Tocci, non semplicemente una “nuova aggressione all'Ucraina”, «alla prima buona occasione», bensì direttamente alla NATO, di cui l'Ucraina è considerata da qualcuno in Europa già parte integrante. E, al pari delle affermazioni de La Stampa, ecco che anche Kaja-Fredegonda-Kallas assicura che affinché «qualsiasi piano di pace abbia successo, deve essere sostenuto dall'Ucraina e dall'Europa. La pressione deve essere esercitata sull'aggressore, non sulla vittima. Incoraggiare l'aggressione non farà altro che provocare una nuova ondata». Accanto alla stantia omelia liberale su “aggredito”e “aggressore”, c'è qui la “certezza” che unico scopo nella vita di ogni russo sia quello di muover guerra all'Ucraina: “ot necego delat”, ragion per cui, come decretato dal ministro degli esteri golpista Andrej Sibiga, è la Russia che ha chiaramente dettato i termini delle nuove proposte. In sostanza, ha detto Sibiga «qualsiasi piano di pace è irrealizzabile se si basa sulla pacificazione dell'aggressore».
E ancora perché non rimangano dubbi su come si confezionino le “analisi” della stampa bellicista, cambiando semplicemente qualche termine, ecco che un anonimo funzionario europeo certifica che se «la Russia la fa franca, è solo questione di tempo prima di assistere a una nuova ondata di aggressioni russe in Ucraina, così come negli Stati membri UE e NATO». La velina è sempre la stessa: dalla Russia, alla testa del demoniaco “asse del male” in cui convergono Cina, Iran e Corea del Nord, non c'è da aspettarsi altro che una perpetua propensione ad aggredire chicchessia e dunque il piano USA, smarrona il solito Bill Emmott su La Stampa del 22 novembre, «consegna Kiev ai criminali di guerra», che non sono, come qualcuno potrebbe pensare, i nazigolpisti che da oltre dieci anni opprimono e massacrano le masse ucraine e la cui uscita di scena, per l'appunto, il piano non menziona, ma proprio i russi, «criminali di guerra e feroci invasori», ai cui piedi «il piano di pace propone una vergognosa capitolazione» di Kiev.
Farabutti bellicisti della carta stampata, genuflessi all'altare nazigolpista e al servizio della brama di guerra europeista.
https://politnavigator.news/razvyazka-blizka-novyjj-ultimatum-trampa-po-ukraine.html
https://ria.ru/20251121/zapad-2056470186.html

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