Corte dei Conti: Italia paese dell’evasione
di Federico Giusti e Emiliano Gentili
«L’evasione fiscale cresce nelle fasi economiche cicliche avverse»: questa, l'affermazione preliminare della Corte dei Conti[1] contenuta nella relazione sulla Legge di Bilancio attualmente in audizione in Parlamento. Il problema del sommerso resta tra i mali endemici di una società come la nostra, nella quale il nanismo dimensionale delle imprese, da sempre, comporta già di per sé lavoro nero ed evasione. Verrebbe da chiedersi se il sistematico ricorso ai condoni delle cartelle esattoriali e la certezza di farla franca in caso di mancato pagamento delle tasse – o di potersela cavare, in fondo, con pagamenti diluiti nel tempo e una sanzione irrisoria – non rappresentino alla fine un incentivo a evadere.
L’evasione in realtà sta tendenzialmente calando. La causa del fenomeno sembra essere la digitalizzazione delle attività di monitoraggio e controllo, che hanno avuto un nuovo impulso a partire dal lockdown. Tuttavia tale calo si è interrotto nel 2022 e ciò, secondo la Corte dei Conti, sarebbe imputabile alla natura transitoria degli effetti del periodo pandemico: tant’è che l’economia sommersa valeva, nel 2023, il 9,2% del PIL (197,6 miliardi di €), più o meno quanto nel biennio 2018-2019.
Un altro fattore determinante nel procurare il temporaneo calo dell’evasione è stata la ripresa del settore delle costruzioni, dove – per effetto degli incentivi fiscali legati ai bonus edilizi, alla ripresa delle opere pubbliche e agli investimenti del PNRR, tutte attività per le quali è necessaria una adeguata rendicontazione economica – il sommerso è passato all’incirca dal 23% del 2018 al 16% del 2023. Anche questa dinamica, com’è intuibile, sarebbe destinata a rientrare nei prossimi anni.
Una conferma della stabilità strutturale dell’evasione nell’economia italiana viene invece fornita dai dati relativi al settore dei servizi alle persone, «che è quello nel quale è più diffusa soprattutto l’incidenza del lavoro irregolare e la conseguente evasione contributiva»[2], per il quale non solo l’evasione si è mostrata stabile negli anni, ma addirittura in leggero aumento.
Un ultimo elemento è rappresentato dalla riduzione del lavoro irregolare osservata fra il 2017 e il 2022 – e in ripresa nel 2023 –, che sarebbe dovuta alla riduzione del tasso di disoccupazione. Questo aspetto, che abbiamo interpretato come risultante della regolarizzazione dei rapporti di lavoro precari e meno tutelati tramite norme ad hoc che rendano più conveniente, per le imprese, praticare l’emersione del rapporto di lavoro, è stato soltanto ipotizzato dalla Corte dei Conti: l’attività ispettiva dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro e dell’INPS, difatti, continua a essere segnatamente insufficiente se rapportata alla dimensione del fenomeno dell’evasione fiscale, contributiva e assicurativa degli oneri imprenditoriali connessi al lavoro dipendente.
L’aumento di quasi il 20% del numero di ispettori dell’INL non ha in effetti comportato una riduzione percentuale delle rilevazioni di irregolarità, bensì un loro aumento. Ciò lascia intuire che il fenomeno sia molto più grande di quanto venga normalmente stimato: gli accertamenti in materia di lavoro sono risultati irregolari nel 70% dei casi; quelli in materia previdenziale, nell’84% dei casi; quelli in materia assicurativa addirittura nel 94% dei casi. Il numero di aziende che presentava irregolarità ammontava, invece, al 74%. Si sappia che le percentuali derivate dall’attività ispettiva dell’INPS sono esattamente identiche: ciò confermerebbe la correttezza di tali numeri, da un lato, ma anche l’esistenza di una quantità economica nominale di sommerso molto più grande di quella registrata: il recupero per le casse statali dovuto alle attività ispettive svolte nel 2023 è stato all’incirca 1,22 miliardi per l’INL e di 1,15 per l’INPS[3].
Complessivamente nel 2024 lo Stato ha recuperato ben 33,4 miliardi, dovuti però anche al proliferare dei condoni e al fatto che alcune attività di recupero crediti erano state sospese durante la pandemia e che perciò, di conseguenza, i dati del 2024 potrebbero ancora aver registrato somme relative ad accertamenti di quegli anni.
Tolti questi dati oggettivi passiamo alle valutazioni più generali:
- se la tassa piatta doveva servire alla emersione e al superamento del problema, l'obiettivo è stato clamorosamente mancato: stiamo tuttora parlando di una cifra compresa tra il 9 e il 10% del PIL – per cui anche recuperarne la metà permetterebbe, ad esempio, di ampliare i servizi sociali e gli interventi di manutenzione del territorio;
- il grosso dell’evasione deriva dalle imprese: pagamento dell’Iva, mancati versamenti contributivi e via dicendo… Secondo la Confederazione Generale Italiana dell’Artigianato[4] la pressione fiscale è cresciuta complessivamente del 74% negli ultimi venti anni (+ 0,3% rispetto al 2024 e + 1,1% sul 2022), ma l’aumento del gettito non sarebbe in grado di ricondurre il sommerso alla regolarità. A nostro parere una patrimoniale riporterebbe all’ovile parte delle risorse non versate;
- il lavoro nero è diffuso da sempre in settori come i servizi alle famiglie e l’agricoltura e tale continuerebbe a essere, a prescindere dalla patrimoniale, in assenza di interventi legislativi decisi. Valga su tutti l’esempio del caporalato – la cui presenza non è relegata al Meridione ma distribuita anche nel Centro e nel Nord del paese – oppure quello delle lavoratrici addette alla cura degli anziani, spesso e volentieri non assicurate. Il fenomeno è difficile da quantificare, per quanto esistano dei modelli statistici che forniscano delle approssimazioni[5].
[1] Si tratta di una analisi articolata, consultabile anche online https://www.corteconti.it/Download?id=c448135e-8a3c-4fc4-9803-5f08959498c4.
[2] Ivi, p. 128.
[3] Ministero dell’Economia e delle Finanze, Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva – Anno 2024, pp. 88, 89, 90, 96 e 97.
[4] Ufficio Studi CGIA, Patrimoniali: esistono già e in 20 anni sono cresciute del 74%, https://www.cgiamestre.com/wp-content/uploads/2025/11/Patrimoniale-15.11.2025.pdf.
[5] Cfr. Ministero dell’Economia e delle Finanze, Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva – Anno 2024, Par. III.1.7.

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