Elezioni in Corea: Lee punta sul pragmatismo internazionale

Il candidato democratico promette una politica estera flessibile, tra alleanze storiche e aperture a Cina e Russia

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Elezioni in Corea: Lee punta sul pragmatismo internazionale

Con le elezioni presidenziali anticipate fissate per il 3 giugno, l’attenzione politica in Corea del Sud è concentrata sul candidato favorito, Lee Jae-myung, esponente del Partito Democratico e già sfidante nel 2022. Ex avvocato per i diritti umani e figura centrale della sinistra sudcoreana, Lee si presenta al corpo elettorale come un paladino di una “diplomazia pragmatica” volta a rilanciare il ruolo internazionale del Paese, senza però alienare né gli Stati Uniti né i vicini asiatici. 

Durante il dibattito tra i principali candidati tenutosi domenica scorsa, Lee ha criticato aspramente la politica estera del predecessore Yoon Suk-yeol, definendola un “fallimento”. Ha sostenuto che il nuovo corso diplomatico deve basarsi su una visione flessibile e centrata sugli interessi nazionali, piuttosto che su rigidità ideologiche o schieramenti unilaterali. 

Un equilibrio tra alleanze e realismo 

Sebbene abbia ribadito l'importanza di rafforzare la collaborazione tra Seul, Tokyo e Washington – specialmente in materia di sicurezza – Lee ha evidenziato la necessità di non trascurare altre potenze regionali come Cina e Russia. La sua proposta si muove lungo la linea di una "diplomazia pragmatica", volta a stabilire relazioni costruttive con tutti i paesi limitrofi, nell'interesse strategico del proprio Paese. 

Questo approccio lo ha portato ad affrontare accuse di filo-cinesismo da parte degli altri due candidati, Kim Moon-soo e Lee Jun-seok, ai quali Lee ha risposto semplicemente: "Non sono pro-Cina, sono pragmatico". Per lui, infatti, affidarsi esclusivamente agli Stati Uniti e al Giappone non è sufficiente per garantire la stabilità e la prosperità nazionale. 

Le relazioni diplomatiche cambiano rapidamente – ha dichiarato Lee – e devono essere gestite con flessibilità, in base alla situazione. Il criterio guida deve sempre essere l’interesse nazionale”. Una visione chiara, che sembra riflettere una crescente consapevolezza delle complessità geopolitiche dell’Asia orientale.

Tra le priorità annunciate da Lee c’è anche una riapertura dei rapporti con la Corea del Nord. L’obiettivo è ridurre le tensioni nella penisola coreana e creare un clima più favorevole al dialogo. Pur conscio delle difficoltà, Lee ha espresso la volontà di perseguire una politica estera meno conflittuale rispetto a quella del governo Yoon, che aveva adottato toni più duri nei confronti di Pyongyang. 

Chi è Lee Jae-myung 

Classe 1964, Lee Jae-myung è una figura ben nota nel panorama politico sudcoreano. Con alle spalle una carriera da avvocato impegnato nella difesa dei diritti umani, ha guidato il Partito Democratico alla vittoria nelle elezioni parlamentari dello scorso anno, nonostante la sua sconfitta nel 2022 contro Yoon Suk-yeol. 

Attualmente gode di un solido sostegno tra gli elettori liberali, grazie anche alla sua immagine di leader moderno e pragmatico, distante dallo stile ideologico e spesso divisivo del suo predecessore. Secondo un sondaggio di Gallup Korea, Lee è dato vincente con il 51% delle preferenze, seguito da Kim Moon-soo (29%) e Lee Jun-seok (8%). 

Nel complesso scenario geopolitico attuale, Lee promette una svolta verso un nazionalismo moderato e una politica estera fondata su realismo e pragmatismo, capace di guardare oltre le alleanze tradizionali e di adattarsi alle mutevoli dinamiche internazionali. 

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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