Fuga di notizie: chi sta sabotando la pace in Ucraina?

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Fuga di notizie: chi sta sabotando la pace in Ucraina?

 

“I diplomatici seri, come ci si aspetta che facciano, discutono di tali questioni in modo confidenziale fino al raggiungimento di un accordo finale. I documenti sono stati deliberatamente divulgati per alimentare questa frenesia mediatica. Chi orchestra questo clamore non fa mistero del suo desiderio di indebolire gli sforzi di Donald Trump e rielaborare il piano a modo suo”.

Non sono passate 10 ore da quando il ministro degli Esteri della Federazione Russa Sergey Lavrov ha pronunciato queste parole davanti ai giornalisti, che Bloomberg ha pubblicato le presunte trascrizioni dei colloqui telefonici tra i diplomatici russi e americani, riguardanti le trattative sulla bozza del piano di pace di Trump.

I dialoghi trafugati svelano i retroscena dei negoziati di massimo livello tra le due parti, passaggi salienti dei principali avvenimenti che hanno segnato le ultime settimane di trattative. Esattamente ciò che poco prima Lavrov aveva definito “clamore mediatico” per influenzare o sabotare i negoziati.

In particolare, Bloomberg ha reso pubblico il testo della conversazione telefonica del 14 ottobre tra il consigliere personale del presidente russo, Yuri Ushakov, e l’inviato della Casa Bianca, Steve Witkoff. Nel dialogo, la parte americana consiglia a quella russa di presentare un nuovo piano di pace simile a quello americano per Gaza. Suggerisce che sarebbe meglio se fosse Putin a proporre a Trump l'idea del piano. Implicitamente, raccomanda di far leva sulla rinomata vanità del presidente statunitense.

Ushakov: Sì, sì, sì. Sì, devi risolvere solo un problema.

Whitkoff: Quale?

U.: La guerra russo-ucraina.

W.: Lo so! Come la risolviamo?

U.: Amico mio, voglio solo il tuo consiglio. Pensi che sarebbe utile, se i nostri capi parlassero al telefono?

W.: Sì, penso di sì.

U.: Pensi. E quando pensi che sarebbe possibile?

W.: Penso che appena lo proporrete, il mio ragazzo (Trump, ndR) è pronto a farlo.

U.: Ok, ok.

W.: Yuri, Yuri, ecco cosa farei. La mia raccomandazione.

U.: Sì, prego.

W.: Fate una chiamata e semplicemente ripetete che vi congratulate con il presidente per questo risultato, che lo avete supportato, che rispettate il fatto che lui è un uomo di pace, e che siete semplicemente, siete davvero felici di vedere che è successo. Quindi lo direi. Penso che dopo questo ci sarà davvero una buona conversazione.

Il colloquio telefonico tra i due capi di stato è effettivamente avvenuto il 16 ottobre, il giorno precedente la visita allo Studio Ovale del presidente Zelensky. Dopo la telefonata, Trump ha annunciato un vertice con Putin a Budapest, che poi non si è mai tenuto.

La seconda intercettazione resa pubblica è la conversazione del 29 ottobre tra Ushakov e l’inviato di Putin, Kirill Dmitriev, mentre discutono le proposte russe per il piano di pace.

Ushakov: Pronto. Dmitriev: Jurij Viktorovi?. U.: Sì, Kirill Aleksandrovi?, beh, ho mandato tutto. Domani ne parleremo lì. D.: Ottimo, ottimo. Sì, sì, sì. Sono volato in Arabia Saudita, ma mi sembra molto importante, sì, perché è una strada davvero buona per andare avanti. U.: Beh, dobbiamo fare il massimo, pensi? Come la vedi? E poi, cosa dovremmo trasmettere esattamente? D.: No, guardi. Mi sembra che questa bozza possiamo semplicemente presentarla come la nostra posizione e io la trasmetterò in modo informale, dicendo chiaramente che è tutto informale. E poi loro la presenteranno come loro posizione. Anche se penso che non prenderanno esattamente la nostra versione, ma almeno qualcosa il più possibile vicino. U.: Ecco, è proprio questo il punto: potrebbero non prenderla, ma dire che è concordata con noi. È quello che mi preoccupa. D.: No, no, no. Assolutamente, io… proprio insieme a voi, dirò esattamente parola per parola quello che mi direte. U.: Poi loro possono modificarla e basta. Sì, c’è un certo rischio. C’è. Va bene, niente. Vedremo. D.: Sì, mi sembra solo che… così… E poi potete parlare anche con Steve riguardo questo documento. Insomma, lo faremo con cautela. U.: (incomprensibile) D.: Grazie infinite, Jurij Viktorovi?. Grazie davvero. Grazie. Arrivederci.

Queste pubblicazioni sono, con ogni evidenza, la mela della discordia di Teti lanciata sul tavolo delle trattative per la fine della guerra in Ucraina. Un lavoro svolto, ovviamente, dall’intelligence, mirato a rompere la fiducia tra le parti e all’interno delle stesse squadre negoziali.

La prima trascrizione compromette la posizione di neutralità degli Stati Uniti, delegittimandone il ruolo di intermediario credibile nel processo di pace. Le raccomandazioni fornite da Witkoff all’assistente di Putin su come ottenere un colloquio proficuo con il presidente statunitense, mostrano uno sbilanciamento a favore del Cremlino. Legittimerebbe dunque l’opinione dei partner occidentali, secondo cui le due superpotenze starebbero decidendo la capitolazione di Kiev, senza tener conto né degli ucraini né degli europei.

Di conseguenza, l’inviato della Casa Bianca ne esce duramente screditato proprio alla vigilia di una missione a Mosca, a colloquio con Putin, annunciata ieri sera dal presidente Donald Trump sui social.

Dal punto di vista russo, il colloquio appare umiliante per il Cremlino che, anziché dettare il ritmo delle trattative, chiede consigli al più stretto uomo di Trump su come ottenere il risultato desiderato. In Russia, dove la percezione pubblica conta moltissimo, questo è un punto critico, poiché indebolisce l’immagine di autosufficienza di Mosca.

La seconda intercettazione indica che il piano è stato formulato sotto una forte influenza russa, anche se la parte statunitense lo presenterà come il proprio documento. Queste ultime rivelazioni smentiscono quanto affermato sinora dal Cremlino, ovvero di non essere a conoscenza della bozza e di averla ottenuta per canali diplomatici informali.

Tutto ciò mira a intaccare la credibilità di Russia e Stati Uniti come attori negoziali, riducendo la possibilità che il piano diventi la base dei negoziati con l’Ucraina.

Infine, le rivelazioni pubblicate da Bloomberg, non possono che alimentare il profondo senso di sfiducia dei russi nei confronti della controparte occidentale, affermato tante volte sia da Lavrov che dallo stesso Putin.

Non può che essere stata l’intelligence a consegnare alla testata americana materiale così sensibile in un momento cruciale. Ciò pone diverse domande: quale intelligence? Chi ha dato l’ordine di consegnare alla stampa: un settore dell’opposizione o lo stesso Trump? Nel primo caso, fino a che punto Trump ha in mano la situazione interna? Come la Russia può fidarsi di un capo di stato che non riesce ad avere il pieno controllo dei suoi?

In generale, si tratta di un durissimo colpo al processo negoziale e all’opportunità di porre fine ai combattimenti. Un colpo dato alla vigilia di importanti passi diplomatici: il colloquio tra Witkoff e Putin al Cremlino e tra Dan Driscoll (il nuovo emissario di Trump) e la parte ucraina a Kiev.

Lavrov, durante la conferenza stampa di martedì, ha spiegato a cosa serve il caos di informazioni sulle trattative, costruito ad hoc dai media occidentali: “l'obiettivo di queste fughe di notizie, delle continue speculazioni e delle voci è solo uno. In questo caso, è quello di indebolire l'iniziativa di Donald Trump nella misura in cui replica le intese raggiunte ad Anchorage . Gli europei non lo nascondono particolarmente”.

Proprio ieri, il servizio di intelligence estera russa aveva messo in guardia sui tentativi dell’Inghilterra di sabotare i negoziati di pace, per massimizzare i propri interessi e profitti sul “sangue degli ucraini”.

Mosca, naturalmente, smentisce la veridicità delle intercettazioni. E Trump ne sminuisce la portata.

In base ad un video pubblicato da Clash Report, ai giornalisti che chiedevano un commento sulle raccomandazioni di Witkoff ai russi, il capo della Casa Bianca ha risposto:

“È una cosa standard, sai, perché deve vendere questo all'Ucraina. Deve vendere l'Ucraina alla Russia. Questo è quello che fa... questo è quello che fa un negoziatore”.

Per il momento, dunque, sembra che la mossa non abbia avuto effetti consistenti sul processo negoziale. Driscoll ha avvertito i funzionari ucraini a Kiev che le loro forze affrontano una sconfitta imminente e li ha esortati ad accettare un piano di pace sostenuto dagli Stati Uniti che Kiev vedeva come fortemente favorevole alla Russia. Ha ribadito che il vantaggio militare della Russia stava crescendo e che gli Stati Uniti non potevano più fornire armi al ritmo necessario.

Witkoff, invece, si recherà a Mosca la prossima settimana. Il tentativo di sabotare i negoziati sembra fallito.

Clara Statello

Clara Statello

Clara Statello, laureata in Economia Politica, ha lavorato come corrispondente e autrice per Sputnik Italia, occupandosi principalmente di Sicilia, Mezzogiorno, Mediterraneo, lavoro, mafia, antimafia e militarizzazione del territorio. Appassionata di politica internazionale, collabora con L'Antidiplomatico, Pressenza e Marx21, con l'obiettivo di mostrare quella pluralità di voci, visioni e fatti che non trovano spazio nella stampa mainstream e nella "libera informazione".

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