Giappone: 50 deputati del partito democratico lasciano il governo Noda
Scissione del partito Democratico del Giappone (DpJ) al potere dall'agosto del 2009: 49 parlamentari lasciano la compagine di governo. Noda conserva la maggioranza per un pugno di voti
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Il partito Democratico del Giappone (DpJ), al potere da agosto 2009, si spacca sulla politica fiscale voluta dall'impopolare primo ministro Yoshihiko Noda. Con una maggioranza risicata nella potente Camera Bassa, possibile solo grazie a un pugno di voti: 249 sui 480 totali dell'aula, senza contare i 4-5 degli alleati. Ichiro Ozawa, ex leader del DpJ e mente del successo elettorale di 3 anni fa, ha ufficializzato il dissidio non piu' sanabile con il premier sulla legge per rialzare l'Iva. Ozawa guida una fazione ribelle di 49 parlamentari (38 deputati e 12 senatori), che hanno deciso di abbandonare il partito per formarne un altro.
L'uscita dal partito e' stata decisa come protesta alla legge fiscale, approvata la settimana scorsa con l'aiuto dell'opposizione, che fissa un aumrnto delle tasse al consumo dal 5 all'8% a partire dal 2014 e al 10% nel 2015. Il primo ministro Noda ha giustificato la misura con l'esigenza di coprire i crescenti costi sociali dell'invecchiamento della popolazione. Ma per i ribelli di Ozawa si tratta di un tradimento della promessa elettorale di "mettere in primo piano la vita della gente", grazie alla quale il partito vinse le elezioni nel 2009, mettendo fine a oltre mezzo secolo di governo del partito Liberal democratico. La scissione e' un duro colpo per Noda, salito al potere in settembre al posto del compagno di partito Naoto Kan, travolto dallo scontento per la gestione del disastro di Fukushima. Ma Noda non ha saputo risollevare le sorti del Pd: un sondaggio pubblicato il mese scorso dall'agenzia stampa Jiji press segnalava che il suo tasso di approvazione e' del 24%, con un 55% di scontenti. E solo l'8,1% sostiene il suo partito, il livello piu' basso dal 2009.